![]() |
| Arco della Dogana |
Colli, un borgo da (ri)scoprire
Giovanni Anastasi
CULTORE DI STORIA LOCALE
ll progetto "Colli di Monte Bove, un Borgo da (ri)scoprire", ideato dall'Associazione Culturale Giovani Colli, ha lo scopo di far conoscere la storia e le meraviglie del paese e di non farle dimenticare. Saranno posizionati 9 pannelli turistici nei punti di interesse storico artistico religioso e paesaggistico. Le bacheche in ferro battuto (di cui due fronte-retro) racconteranno la storia quasi millenaria di Colli. L'avvicendamento delle varie potenti famiglie presenti in questi territori che anche a Colli hanno lasciato segni ancora evidenti, come il castello dei conti dei Marsi, il palazzo e la fonte monumentale dei Colonna; le principali chiese di S. Nicola e S. Berardo ricche di opere; le altre chiese di S. Rocco, S. Antonio Abate e S. Maria della Speranza; l'eremo di S. Angelo, immerso nella meravigliosa natura di Colli; l'importanza economica del borgo a partire dal rinascimento con la Dogana e la Catena; l'antica via Valeria, con alcuni resti ancora ben visibili nel nostro territorio; la toponomastica dei luoghi e il nome del paese attraverso le epoche; infine, la vita del nostro Santo Concittadino, San Berardo dei Marsi. Tutto ciò è stato reso possibile dalla fondamentale collaborazione di don Paolo Emilio Capaldi, ricercatore di storia locale. I pannelli non conterranno solo i testi e la relativa bibliografia consultata, ma saranno arricchiti da cartina, foto e QR code; questi ultimi indirizzeranno il visitatore, semplicemente con lo scanner dello smartphone, in vari links presenti in questo blog (che abbiamo ampiamente consultato per la realizzazione dei testi, insieme alle riviste locali "Aequa" e "Lumen") ed anche in video narrativi caricati su Youtube e video con didascalie in inglese. Durante la realizzazione di tale progetto abbiamo avuto la collaborazione di diverse persone che hanno contribuito in maniera fondamentale: le musiche, le narrazioni, le traduzioni in inglese, le foto ed altre collaborazioni. Ci sono state numerose persone che ci hanno fatto un suggerimento, una correzione o raccontato un loro semplice ricordo. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato a questo avvincente viaggio. Non fermiamoci ora...Ci sono tantissime storie ancora da raccontare.
Il video di lancio dell'iniziativa
Promotrice del Progetto
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE GIOVANI COLLI
Dopo un periodo di inattività l'Associazione Culturale Giovani Colli ha ripreso ad occuparsi degli scopi per cui è nata: valorizzare e mantenere in vita la cultura, le tradizioni e la storia del nostro paese.
L'Associazione si è sempre contraddistinta per le iniziative intraprese, sempre innovative e di grande risonanza su tutto il territorio comunale: dai “film” amatoriali La Storia più Bella e Un Uomo Di Nome Gesù alla realizzazione del primo percorso enogastronomico Il Gusto In Piazza. Passando per il rifacimento del fontanile in via castello alle manifestazioni minori come i Carri di Carnevale oppure le gare amatoriali di Motocross-Enduro, e tanto altro ancora.
Il nuovo progetto ideato dall'associazione prende il nome di “COLLI DI MONTE BOVE, UN BORGO DA (RI)SCOPRIRE”. Questo piano prevede la realizzazione e la posa di bacheche turistico/informative lungo il paese, nei punti ritenuti più importanti a livello storico e/o culturale.
Come in passato siamo orgogliosi di essere riusciti ad inglobare anche in questo progetto le diverse realtà associative, e non solo, del borgo. Daranno infatti il loro contributo la Pro-Loco, la Confraternita di San Berardo e l'Amministrazione Separata dei Beni Civici di Colli, che ringraziamo sin da ora. Cosa più importante siamo riusciti ad ottenere il Patrocinio del Comune di Carsoli, sempre sensibile alle iniziative di qualsiasi realtà.
Ancora una volta speriamo di riaccendere i riflettori sul nostro meraviglioso paese, con la speranza (e un pizzico di presunzione) di rendere Colli di Monte Bove un borgo turistico a tutti gli effetti.
Il Presidente
Tiziana Borgi
Alcune idee per il restyling di Piazza Palazzo
Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
In piazza Palazzo, 880 m, addossata alla chiesa di
Sant’Antonio abate, è un’antica fontana a muro. In larghezza è di 6,01 m;
complessivamente, l’altezza è di 3,70 m.
![]() |
| Anno 1904 |
![]() |
| Mascherone |
Al di sopra, per tutto il cordolo s’innalza
il muro composto di numerose lastre in pietra di sperone lavorate a squadro,
decorato da quattro lesene verticali e
terminante con una doppia cornice superiore: il primo richiamo in pietra di
sperone fa da marcapiano, su cui poggia la parte soprastante in pietra bianca,
con modanatura a mensola.
Dal muro si stagliano tre cannelle marmoree
di adduzione dell’acqua, a figura di volto leonino, molto consumati ma
tutt’oggi, ne sono esistenti solo due.
In alto, al centro campeggia lo stemma dei
Colonna con lo scudo di forma ovale, con i bordi accartocciati e, nella parte
inferiore a foglia cadente. All’interno,
è il rilievo di una colonna, simbolo della casata dei Colonna, sormontata da
una corona che sta ad indicare che la famiglia aveva
titolo nobiliare.
Alla destra del fonte, il muro prosegue chiudendo
il fondo, verso un’arcata, richiamando lo stile del muro del fontanile,
anch’esso in sperone; l’arco d’ingresso è in conci di pietra e, probabilmente, questo
passaggio introduceva alla chiesa soprastante.
Per la forma del bordo, con lo scudo accartocciato, che ospita il simbolo della famiglia Colonna, si può ritenere che l'opera idraulica attuale sia seicentesca perchè, la forma di questo ornamento nobiliare fu incominciata ad essere utilizzata in quel periodo.
Il saggio completo, con le proposte architettoniche, seguendo questo Link
LA SFIDA DELLA SOPRAVVIVENZA
Molto presto, nel suo piccolo, Colli diventerà una “smart city”: sarà possibile conoscere tutte le sue peculiarità storiche-artistiche con una serie di pannelli turistici disseminati lungo i siti che ne hanno segnato la sua esistenza quasi millenaria. Si potrà anche accedere a contenuti di realtà virtuale aumentata con il proprio smartphone.
Qualche anno fa fu costruito un mostro
ecologico, in località castello, originariamente pensato come parcheggio, poi riconvertito in Piazza 1°
Maggio. Ora si prospetta un intervento a Piazza Palazzo tendente a recuperare il fontanile e la splendida facciata seicentesca
in conci di pietra. Si stanno sostituendo i punti di illuminazione pubblica con
lampade a Led, dopo una brevissima vita di quelli a tecnologica iridescente di
prima generazione. Questa lodevole attenzione …all’Hardware del paese stride con la totale assenza di
iniziative tendenti a preservarne la stratigrafia sociologica (popolazione
sempre più vecchia, nessun dinamismo economico, anomia della società) e a scongiurarne
il collasso sistemico dei servizi basilari di vita (due soli collegamenti
settimanali con il capoluogo); rete
viaria degradata e fatiscente; assenza di politiche incitative alla residenza
con conseguente cannibalizzazione dei nuclei familiari più giovani. Agire sull'Urbs non ha alcun senso se si dimentica l'importanza della Civitas.
I cambiamenti climatici, l’urbanizzazione,
il riscaldamento della Terra sono sequenze di lunga durata dell’Antropocene e sulle quali l’incidenza dell’azione di un
ente locale è scarsa o irrilevante; tuttavia, le persone stanno tornando al
centro della riflessione politico-economica e ci si sta rendendo conto che
l’uomo ha comportamenti simili a quelli dei batteri su una lastra di Petri: si moltiplicano sino a consumare le
risorse disponibili e poi muoiono quasi tutti (Il primo miliardo di abitanti della
terra risale al 1804; circa cento anni dopo divennero due; il passaggio dai sei
ai sette miliardi è avvenuto in dodici anni).
Colli con le sue risorse naturali (un albero
trattiene dai 10 ai 20 Kg di CO2 ogni anno per 20/40 anni), la sua
cultura e la creatività di coloro che lo hanno nel cuore, riuscirà a rilevare
anche questa sfida, dove per la prima volta, è in gioco la sua sopravvivenza. (M.A.)
Le Gabelle imposte dai Colonna nel XVI secolo
![]() |
| Le gabelle di Oricola |
Il lasso di tempo considerato va dal 1 Giugno 1519 al 12 Maggio 1520. Questa è la trascrizione integrale del documento:
La piazza, in moneta papale 37 D(ucati) equivalenti nel Regno di Napoli a 29 (Ducati), 3 (Carlini), 0 (Cavallo).
La Guardania annuatim 2. 3. 6.
La Calchara in q.sto anno 1519 53. 3. 0.
Lo bosco de sesaro de la retro scritta terra d'Auricula (...) 7. 1. 8. Si richiama l'attenzione del lettore sulle due diverse grafie del toponimo Auricola tra l'intestazione della pagina e la narrazione.
Le quattro giornate sotto tenute li Homini d'Auricula costruendone a la Corte pagai annuatim 0. 1. 2.
Pollastri in lo mese d'Ago 26 (sono il numero degli avicoli) 0. 4. 10.
Galline in lo Carnevale 18 (come sopra) 0. 4. 10. Le galline avevano un costo maggiore di circa un terzo rispetto ai polli.
Per omne porco s'ammazzasse, una spalla frontale.
La terza parte delli polletti masculi quando accade.
I Concedimenti e le Scadenze erano ad appannaggio di Alpjato (?) Hier.o percettore (il signore locale che riscuoteva questi oneri).
Quelli andassero a tagliare a la selva pagano per omne accetta mezzo carlino lo mese.
La calcara che se facesse in lo Monte de Arnone pussandone (?) 13 piedi de larghezza ogni volta paga dieci pyo (?) di calce a la Corte.
Alla luce di questo interessante documento si comprende meglio, circa cento anni dopo, il contesto storico nel quale maturò l'idea della realizzazione dell'affresco della Croce, nella chiesa di San Berardo per implorare, al protettore di Colli, il prodigio di lenire il peso di quelle tasse.
Sciarra Colonna signore di Colli (1520)
![]() |
| Archivio Colonna Santa Scolastica - Subiaco |
Nel
1520, allorché Ascanio Colonna
succedeva al proprio padre Fabrizio
Colonna, il “Procurator procuratorio
Cosimus de Maio” redigeva un quadro di bordo dell’economia del Ducato di
Tagliacozzo e della Contea di Alba, estremamente moderno e dettagliato, nel
quale sono elencate tutte le spese e i proventi afferenti alle due entità
territoriali.
![]() |
| Galleria Sciarra a Roma |
Ringrazio
l’Archivio Colonna di Santa Scolastica di Subiaco, la famiglia romana per aver dato l'assenso alla
pubblicazione di questa fonte e Paolo Emilio Capaldi per la precisazione sul grado di parentela tra i due esponenti di casa Colonna.
Il feudo di Ioannis de Colibus (1252)
![]() |
| Carsoli - S. Maria in Cellis (1940) |

Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
Investigando tra le fonti e le testimonianze per redigere uno studio sui “Monti Carseolani”, ritrovai un contributo molto interessante circa le bolle emanate da, e a favore della chiesa di Santa Maria de Cellis (Carsoli) che, già nel XIII secolo,
attestano la presenza di un possidente dell’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, tal “Giovanni di Colli”, intestatario di un feudo.
La nascita di questo nuovo monastero si contrappose alla sede di un altro cenobio circonvicino, S. Angelo in Cellis, riscontrabile nell’attuale fondazione del castello di Sant’Angelo
in Cellis, sorto sul poggio primitivo dell’odierna Carsoli.
Nell’anno 1000, il conte Rainaldo dei Marsi, figlio del fu Berardo III, donò il castello di Sant’Angelo al monastero di Santa Maria in Cellis, già di proprietà
dell’abbazia di Montecassino. e nell’anno 1060, il conte Siginolfo, figlio di Berardo IV, creato vescovo dei Marsi dall’antipapa Clemente III,
predecessore di Berardo a Santa Sabina, appartenente alla dinastia dei Conti dei Marsi e padre di Giovanni da Petrella che liberò Berardo dalla prigionia di S. Pietro Romano (Palestrina), abitò il castello di
Celle, trasformandolo nella propria dimora.
Nel tempo, il monastero di S. Maria de Cellis si unirà a Montecassino, nel 1060, nel primo anno di elezione dell’abbate Desiderio, membro della famiglia comitale dei Marsi.
.ti le pergamene riguardanti S. Maria in Cellis, in tutto ventinove, distribuite in quattro fascicoli e, un quinto, contenente documenti cartacei.
Ora, nel fascicolo III, al n. 14, si trova la copia di una pergamena emendata in data 4 febbraio 1252, nel testo dell’Iguanez apposta col numero cinque delle ventinove relazionate. Il testo ivi riassunto recita:
« Copia di un istrumento in cui D.[om.] Enrico, preposito, e fr. Rainardo di Montenero, fr. Giovanni di Auricula, fr. Geraldo, fr. Biagio delle Celle,
fr. Nicola di Poggio, fr. Bartolomeo di Alto S. Maria e fr. Tommaso di Pireto concedono in enfiteusi a Matteo “de Petrilonis”, fino alla terza generazione, un feudo sotto il nome di “Iohannis de Colibus”
consistente in diverse case e terre “in Castro Cellarum et pertinentiis suis” ».
Dal sommario si evince che i monaci di S. Maria de Cellis dettero in enfiteusi a Matteo de Petrilonis un feudo che, prima di questa data, aveva il nome di Giovanni di Colli, esteso
fin nei pressi del castello di Celle (Carsoli – AQ)
Lo studio completo scaricabile da questo collegamento ipertestuale
Colli catena: le origini del toponimo
![]() |
| Il saggio completo |
Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
Dopo il XII secolo, l’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, è stata sempre denominata con l’appellativo di “Colli”, più raramente “Colle”, come appare in vari documenti, diplomi e carte corografiche. Popolarmente, per un certo periodo, il villaggio sarà accostato ad un elemento
singolare: una catena, denominandosi così, “Colli Catena”. Infatti, poco dopo la metà dell’Ottocento, nella cornice del brigantaggio postunitario, s’incontrerà in letteratura questo nuovo appellativo che influenzerà le dizioni della
storia locale, tra l’Ottocento e il Novecento.
Il toponimo della cittadina è presente, sia nelle opere geografiche, che ngli elenchi delle città, illustrate tra il Seicento e la fine dell’Ottocento.
Per evitare confusioni ed omonimie, con Regio Decreto n. 4466, del 13 marzo 1887, la cittadina prenderà il nome di « Colli di Monte Bove » per distinguerla dagli altri abitati sparsi per l’Italia, che avevano la medesima radice.
La prima testimonianza che ho potuto ritrovare, riguardo l’appellativo di “Colli Catena”, è fornita da Marc Monnier. Giornalista francese a Napoli, fu il primo a pubblicare il diario del generale Josè
![]() |
| Josè Borjés - Tagliacozzo |
Borjés ritrovato nella tasca della sua giacca. Borjés era stato inviato da Borbone II nel Regno delle Due Sicilie per riconquistare il territorio sfruttando il fenomeno del brigantaggio, catturato dalle truppe piemontesi fu fucilato a Tagliacozzo..
L’erudito De Vecchi Pieralice sosteneva che al centro di Colli: ”...non si passava se quella catena non si toglieva se non si ungeva la serratura con la unzione prescritta dalla riportata Tarifa. che senza
dubbio doveva essere affissa colà a vista di tutti i passeggeri...” Il paese acquisisce, così, nel linguaggio vernacolare questa onomastica. Osservando l'architettonica del paese si può ipotizzare una sorta di nomadismo della catena nel corso delle varie epoche e non è da
escludere che possa avere avuto nel corso dei secoli più localizzazioni che insistevano lungo il tracciato urbano attuale della Valeria.
![]() | |
| Arco della Dogana |
Achille Laurenti nel 1920 attinse a queste fonti per confortare, prima al Senato e poi alla Camera, l’aspirazione di Colli ad avere una propria
autonomia amministrativa. La legge istitutiva del comune di Colli fu approvata alla Camera ma non potè essere licenziata dal Senato per sopraggiunto scioglimento anticipato del Parlamento. Il regime che ne seguì
ebbe una visione centralistica del Regno e così i sogni di Colli di diventare comune autonomo svanirono.
Si può concludere che, l’appellativo Colli Catena sia stato assegnato alla cittadina per il passaggio obbligato per quel luogo doganale, gravato da balzelli fiscali e, fosse noto solo nel gergo locale, nel circondario
del carsolano e nella marsica occidentale.
Il toponimo perdurerà, sia pure popolarmente, ancora fino ai nostri giorni, grazie anche alla bella targa marmorea conservata all’ingresso occidentale della porta del paese,
detta “Porta Catena” che, elenca tutte le tassazioni per il passaggio di merci e capi di bestiame.
Certamente, questo villaggio sospeso tra le rocce ha avuto la fortuna di sorgere ove transitava l’antica consolare Valeria; infatti, Colli fu una delle più ricche frazioni del carsolano. Oggi, coloro che ci vivono, rammentano che una “Catena” poté tanto, per far sì che Colli divenisse una città forte economicamente, salda e sicura tra le cime appenniniche.
Il saggio integrale, con tutti i riferimenti bibliografici, è scaricabile cliccando sulla didascalia della prima foto a sinistra oppure seguendo questo link
A Poitiers si celebra l'arte di governo di Berardo
![]() |
| Gli atti del colloquio di Poitiers |
In questo brillante saggio, l'eminente medievista anima il dossier di Berardo rintracciando attraverso varie fonti ma, seguendo principalmente la lezione dell'agiografia di Giovanni di Segni, il suo Cursus per poi soffermarsi sugli studi intrapresi presso il Capitolo di Santa Sabina ed al monastero benedettino di Montecassino. Segue un'attenta analisi delle strategie di potere polimorfe promosse dalla famiglia comitale dei Marsi, in un'epoca in cui era in atto uno scontro titanico tra il Papa e l'Imperatore per la supremazia temporale.
![]() |
| Il saggio di Dalarun in Italiano |
Assolutamente innovativa è l'indagine sulla caotica gestione della pratica di canonizzazione del defunto vescovo; sui tentativi di far fallire la Riforma e di svilire la produzione dei prodigi. Jacques Dalarun ci restituisce le aporie della Storia ridestandoci da quella soporifera illegibilità in cui ci avevano immerso le varie Vite lenificanti prodotte dalla storiografia locale su Berardo sin dal XVII secolo, ad opera soprattutto di chierici.
L'essenza di questa comunicazione, ampliata e ulteriormente approfondita, fu la traccia che il professore Jacques Dalarun seguì nella lectio magistralis che tenne a Carsoli il 30 Aprile 2010 su Berardo.
Il testo è stato, altresì, valorizzato nel volume Bérard des Marses (1080-1130): un éveque exemplaire, pubblicato nel 2013 dall'Università Sorbona di Parigi e nello studio dedicato alla ricostruzione filologica della leggenda, curato sempre dallo storico francese, per la Société des Bollandistes di Bruxelles.
Due fonti su Berardo all'Archivio Vescovile
![]() |
| La prima edizione stampata della Vita |
![]() |
| La traduzione italiana dello Studio |
![]() |
| L'edizione francese dello Studio |
Al termine della chiusura estiva dell'Archivio Vescovile di Avezzano, sarà possibile consultare due nuove fonti sulla Vita di Berardo. Si tratta della prima edizione stampata in latino della Vita redatta da Giovanni di Segni, nell'Italia Sacra di Federico Ughelli, sezione dedicata ai Vescovi Marsicani e curata da Nicola Coleti. Il volume è corredato da una copertina raffigurante il portale di Santa Sabina di Civitas Marsorum, l'odierna San Benedetto dei Marsi.
L'altra fonte reperibile è il testo francese ed italiano dello studio che Pierre Toubert effettuò sulla Vita di Berardo nel primo Tomo della monumentale opera Les structures du Latium medieval..., e che ha vigorosamente proiettato la figura del vescovo dei Marsi nel vasto dibattito storiografico internazionale. Le due copertine dei volumi raffigurano dei dipinti che si trovano nel nostro paese e la scelta delle referenze iconografiche è stata fatta nell'intento di stimolare la curiosità dei ricercatori futuri a visitare Colli.La 4.a edizione del Cammino del Volto Santo

Chiunque volesse partecipare all'iniziativa può visitare il sito http://www.camminodelvoltosanto.com/prenota dove troverà tutte le informazioni necessarie per prenotare. E' possibile aderire a tutta la marcia o ad una sola tappa.
Brigante sequestra due giovani di Colli (1876)
![]() |
| La prima pagina del rapporto |
La storia, che non ha un epilogo in quanto devo ancora decriptare alcune parti del dossier, inizia, verosimilmente i primi giorni di Settembre del 1876, in località Pozzo Catino: il toponimo è di difficile interpretazione nel testo a causa di una grafia irregolare ed approssimativa dell'esetnsore, potrebbe anche trattarsi di Pozzo Latino, dove due giovani pastori di Colli, Giuseppe Caroli di Gaetano e Giovanfilippo Anastasi di Mario, - identità confermate verificando due fonti diverse- vengono sorpresi nelle loro capanne da un brigante che minacciandoli con un fucile li prende in ostaggio e li conduce nella montagna. Entra in scena un altro personaggio, non si comprende bene come per la difficoltà ad interpretare la scrittura, Pietro Lauri, latore di un messaggio scritto che, asserisce di averlo avuto da un pastore "a lui ignoto", da consegnare a Gaetano Caroli e nel quale il figlio informa il proprio genitore di "...essere ritenuto dai Briganti e che esigevano per essere lasciato libero 500 Scudi. Soggiungendo che se il denaro non fosse stato trovato all'indomani i Briganti gli avrebbero tagliata un'orecchia [conserviamo la forma storica del documento, con l'evidente errore di ortografia] e il posdomani la testa." Nel messaggio veniva specificato che il denaro doveva essere portato a Camposecco di Camerata, dove riferiva il rapporto dei Carabinieri di Carsoli, "...pare abbiano i Briganti condotti i due giovani." I militi riferivano anche che Gaetano Caraoli era in attesa di ulteriori sviluppi della vicenda.
La chiesa di S. Nicola detiene abbazia di Luppa
Pubblicato da
Maurizio
, 31/07/17 at 23:02, in
![]() |
| La scheda di Tomassetti della Bolla |
In passato sull'argomento era intervenuto, autorevolmete, varie volte Il Foglio di Lumen, limtando, tuttavia, la propria ricerca alla presenza di una chiesa S.Maria di Luppa. Con questo documento che pubblichiamo si attesta che in realtà i ruderi ancora esistenti sono le vestigia di un'abbazia noncupata che aveva al suo interno un altare dedicato alla Vergine.
Il documento vaticano delinea la storia dell'edificio di culto, risalendo all'attribuzione temporanea a Fabrizio Colonna, Contestabile del regno di Napoli nel "...Pridiae Kalendas Octobris anno quintodecimo..." e viene evocata anche la finalità "...pro militibus." E' lo stesso esponenete della prestigiosa famiglia a richiedere, in seguito, l'attribuzione delle rendite di questa terra alla chiesa Parrocchiale di Colli "...ecclesiae suoi Patronus." In una data non precisata ed essendo la sede "...vacante per obitum.." la Diocesi dei Marsi ne attribuisce lo ius patronatus ad un certo Laicone descritto nel documento come "...nobilum et altissimus iudicet..." In un'epoca sempre non precistata subentra "per obitum... Thomas Bernardini... ultimi Possessoni", per quindi finalmente essere retrocessa dalla Diocesi "...at Parochialis Ecclesia sancti Nicolai Barensis noncupati terra Collius."
![]() |
| L'incipit della Bolla |
La rendita annua di IV Ducati viene attribuita a "...Caietanus De Carolis Presbitero." In altra parte del documento il fruitore dei canoni viene individuato con il patronimico "Caietano de Caroli". L'elenco dei sacerdoti del nostro paese presente nell'Archivio vescovile di Avezzano individua, per quel periodo, la titolarità della chiesa di S. Nicola, nella figura di "Gaetano Caroli". Ora è noto che a Colli sono state residenti sia la famiglia De Carolis, oggi estinta, che Caroli, ancora presente; pertanto questa duplicità del documento pubblicato ingenera qualche confusione; ma, gli elementi raccolti fanno propendere per l'ipotesi che l'Arciprete in carica pro tempore alla chiesa parrocchiale di S. Nicola di Bari, fosse effettivamente Gaetano Caroli.
Ringrazio la Sovrintendenza dei beni Archivistici del Lazio, Archivio Colonna, Monastero di S. Scolastica, Subiaco, per l'autorizzazione concessa a riprodurre il documento; nonché gli Eredi Colonna.
Escursione estiva: ascesa monte Midia (1737 m.)
Pubblicato da
Maurizio
, 26/07/17 at 19:32, in
Etichette:
Vacanze
![]() |
| La sommità del Monte Midia in un disegno originale |
Si consiglia di utilizzare la macchina per arrivare al camping di Marsia e parcheggiare un pò prima della barra metallica che delimita la strada per raggiungere il Pian del Pozzo. I più ardimentosi potranno fare questo percorso a piedi da Colli calcando le orme dei pellegrini che nel mese di Luglio si recano al santuario della SS. Trinità di Vallepietra. Appena cento metri dopo si lascia la strada per inoltrarsi nel sentiero che penetra nel bosco, sulla destra. Seguire accuratamente il tracciato tenemdosi sempre verso l'alto, tralasciando il sentiero marcato dal più forte tropismo. All'interno del bosco si potrà apprezzare una brezza mattutina rigenerante e, se si è fortunati, degustare qualche fragolina appena sbocciata. Dopo circa settecento metri si scollina su un costone brullo da dove si vede già la vetta del monte Midia. I passeggiatori più attenti noteranno un sentiero delimitato, saltuariamente, da bande verticali rosse: è la master line che vi consentirà di arrivare alla cima utilizzando il percorso più breve.
![]() |
| La Valle della Dogana |
Il vero spettacolo vi aspetta alla sommità del monte: ad ovest si notano con distinzione Oricola, Riofreddo, Licenza, Tivoli, quando non c'è foschia, anche la periferia Est di Roma. Ruotando lo sguardo verso Nord-Ovest sono perfettamente visibili i monti reatini, il Velino, i campi coltivati del Fucino ed uno skyline mozzafiato sin verso Cocullo. Il tempo necessario per l'ascesa è di circa 1 h.
E' consigliabile un primo ristoro non troppo frugale; riprendere il cammino seguendo il medesimo percorso dell'ascesa e giunti in prossimità del sentiero che s'immette nel bosco, continuare in avanti sino a raggiungere un sentiero molto ampio, solcato dal passaggio di fuoristrada. Giungere sino in fondo alla valle dove il sentiero si trasforma in un alveo di fiume tributario di fenomeni meteorici stagionali; costeggiarlo sulla destra o sulla sinistra (è indifferente) e dopo circa 500 m. si raggiunge Pian del Pozzo (foto in basso).
![]() |
| Pian del Pozzo con sullo sfondo il monte Midia |
Qui si potrà di nuovo bivaccare in un rifugio attrezzato con camini per barbecue e tavoli in legno. Dopo una sosta a piacere si percorre la strada principale che ricondurrà, dopo circa 1 h. di cammino, nel luogo di sosta della macchina, in prossimità del camping.
Conferme sulla Virilassi della Vita di Berardo
![]() |
| L'Anfiteatro di Virilassi |
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico
Nella Vita del Beato Berardo scritta da Giovanni di Segni, ricostruita di recente ed editata in francese e in latino dal prof. Jacques Dalarun, sono presenti più di cinquanta toponimi di località di epoca romana, per lo più collocati nella Marsica e nell’Abruzzo centrale, dove Berardo
operò prodigi e dispiegò il suo pastorato, inaugurando una nuova arte di governo della Chiesa, incarnando un modello vescovile tipicamente Gregoriano.
Alcune di queste città romane vennero individuate attraverso un’appassionante avventura culturale che vide coinvolti alcuni cultori di storia locale, collaboratori della
rivista di studi e ricerche Aequa; per altre si suggerirono delle ipotesi di lavoro: tra queste vi era Virilassi, prospettando che potesse trattarsi di un insediamento antropico prossimo a Civitas Marsorum, l’odierna San Benedetto dei Marsi, caratterizzato dalla presenza di un anfiteatro. Il reperimento di alcune fonti documentali confortano l’ipotesi formulata
e l’enigma della Virilassi romana può, quindi, considerarsi risolto.
Nella propria tesi di laurea Fernique E., De Regione Marsorum. Thesim proponebat Facultati Litterarum Parisiensi, Lutetiae Parisiorum, Apud E. Thorin Bibliopolam et Editorem, mdccclxxx, pp. 74-80, scrive: “Fuori delle mura, verso settentrione, vi sono ruderi di un anfiteatro; esso era lungo circa sessantacinque passi (m. 95), largo
cinquantuno (m. 75); si può ancora vedere una porta, ma l’arena, a poco a poco, è stata ricoperta di terra né ormai si vedono vestigia di sedili”.
Nel secolo scorso, il direttore dell’Ufficio Tecnico del comune di Avezzano Loreto Orlandi, ispirandosi ampiamente alla Relazione del 15 maggio 1891 all’onorevole Commissione conservatrice di monumenti, di antichità
e belle arti, della provincia dell’Aquila, sugli avanzi dell’antica Marruvio ne’ Marsi di Francesco Lolli (in Jetti G., La Marsica in due secoli, tra intellettuali, sovversivi e latifondisti, con una silloge di documenti inediti e rari, Avezzano, Ed. Kirke, 2012, pp. 69-96), pubblicò un prezioso volume (Orlandi L., I Marsi e l’origine di Avezzano, Napoli, Loffredo Editore, 1967, pp. 5-6. Le notizie sono state ricavate nella “nota biografica” di Palanza U. M.) con una descrizione dell’Anfiteatro ancora più accurata: “Il solo resto visibile di fabbrica è un quarto del
perimetro ellittico, compreso fra l’estremità sud dell’asse maggiore e l’estremità est
del minore, presso cui si nota una cella con parete frontale di m. 1,80 e lati di m. 2,00 con rivestimento a grossolano reticolo.
![]() |
| Ipotesi della forma architettonica del'Anfiteatro |
All’estremità sud dell’asse maggiore emerge dalla fossa una volta a botte a forma di androne con corda di m. 3,50 e freccia di m. 0,90 nella parte emergente
sul rinterrato fossato.
Esternamente all’arco di fabbrica ellittico, a partire dall’estremità est dell’asse minore, si veggono a fior di terra cinque pilastri convergenti al
centro dell’elissi, equidistanti fra loro di m. 4,00 e ciascuno largo m. 0,70 e lungo m. 2,50, La loro giacitura fa congetturare che appartenevano al porticato esteriore ed agli androni che se ne dipartivano, dando ingresso
al vomitorio ed all’arena.
La presenza dei cinque pilastri esterni permette di ricostruire nelle sue proporzioni l’intero anfiteatro.
Aggiunti circa tre metri della lunghezza dei pilastri alle quattro estremità degli assi sopra misurati, si ha l’asse maggiore di m. 98,00 e quello minore di m.
82,00 e dando questi diametri una elisse perfetta, è da ritenere che tale calcolo sia esatto.
Facendo la proporzione tra queste misure e quelle dell’anfiteatro Flavio, che ha l’asse maggiore di m. 187,00 ed il minore di m. 155 e nell’arena rispettivamente
di m. 85 e 53, nonché l’altezza totale di m. 49, risulta che gli assi dell’arena dell’anfiteatro di Marruvio sarebbero stati rispettivamente di m. 52 e m. 36, cosicché questo era grande oltre
la metà del Colosseo.
È così sempre con tale confronto l’altezza totale dell’edificio deve calcolarsi a circa m. 25,00, che permette tre ordini di arcate sovrapposte e la
capienza ragguagliata fra i trenta ed i trentacinquemila spettatori, che se può sembrare eccessiva in una città compresa nel perimetro di tre chilometri, non parrà più tale se si tien conto che
agli spettacoli dovevano accorrere abitanti di tutta la Marsica e dei paesi finitimi.
Considerando infine che una ellisse con i diametri di metri 98 e 82 dà luogo a sessanta archi di m. 4,00 di luce impostati su pilastri spessi m. 0,70, dei quali archi quattro
in corrispondenza delle testate degli assi rimanendone da questi intersecati giusto nel mezzo, possiamo ricostruirci l’aspetto dell’anfiteatro di Marruvio con tre ordini di arcate e con sessanta archi per ognuno”.
![]() |
| Marruvium o Civitas Marsorum odierna San Benedetto dei Marsi |
Per approfondire la ricerca a questo collegamento ipertestuale potrete trovare il saggio completo di Paolo Emilio Capaldi. Qui,invece, la relazione integrale di Francesco Lolli.
La vera storia del "saccheggio" di Colli
| L'ingresso del castello dei Conti dei Marsi di Colli |
| La composizione della famiglia De Carolis |
La pubblicistica dell'ottocento ha dato una narrazione donchisciottesca dell'avvenimento di quella giornata, utilizzando espressioni sarcastiche ("furono sparate solo qualche palla di cannone" - Coppi), le note manoscritte del dr. Mantica, precisano con meticolosità: "Nell'anno 1931 furono rinvenute nel torrione della roccaccia (3) e nel cimitero di Colli (21) (+ 1 conficcata in una quercia della Valle della Mola) palle di ferro di cannone del peso di Kg. 21. Un affusto di cannone fu usato, con adattamenti, per carro agricolo fino al 1930 circa."
Nel corso delle ricerche intraprese per scrivere questo post, ho provato una profonda emozione nell'apprendere la correlazione di parentela della mia famiglia con quel capo dei Carbonari che aveva anteposto i propri ideali patriottici al conformismo ambientale, subendone una dura repressione. In quello slancio fatto di principi etici profondi ho rivissuto ardori giovanili anarcoidi/barricadieri.
Albero Genealogico parziale della famiglia Anastasi
Lo scopo della costruzione di questo albero genealogico parziale della famiglia Anastasi è quello di dimostrare il rapporto di parentela con la famiglia di Giò Francesco De Carolis e quindi non ha alcuna pretesa di esaustività. L'arborescenza del grafico è limitata al ramo di discendenza maschile della famiglia. Tra parentesi è segnalata la data di nascita dei singoli componenti, che si è tralasciata per i viventi. Quando possibile, si è fatto ricorso all'onomastica vernacolare.
Il contributo apportato da Giovanni Anastasi per ricostruire questa genealogia, è stato fondamentale.
La scomparsa della più antica chiesa di Colli
| 1786 . Le proprietà della chiesa S. Giovanni |
Nella Bolla di papa Clemente III del 1188 al vescovo dei Marsi Eliano, compare la chiesa di S. Giovanni a Colli. In poco più di settanta anni le chiese della Diocesi hanno avuto un incremento di oltre 500%: cifra astronomica, pur considerando che i vescovi gregoriani ebbero una frenetica attività edificatoria e sottolineando che la sede dei Marsi restò vacante per ventiquattro anni dopo la morte di Berardo. E' più verosimile pensare che, alla fine del XII° secolo, la Diocesi era stata riunificata e così si spiegherebbe perfettamente il numero elevato delle chiese presenti nella seconda Bolla. Non è da escludere, tuttavia, che la costruzione della chiesa di S. Giovanni, collocata all'interno del Castello dei Conti dei Marsi, possa essere stata promossa dallo stesso Berardo, nel corso del suo pastorato (1110 - 1130).
![]() |
| Visita Pastorale del 1690 |
Utili consigli restati inascoltati
![]() |
| I "desiderata" del vescovo De Giacomo |
La prima informazione preziosa di questo documento è che i temi sviluppati nella narrazione pittorica della chiesa sono numerosi, perché si prescrive di "...rinnovarsi le iscrizioni quasi cancellate che sono intorno a varie figure." Questa eventualità sembra assumere ancora maggiore certezza nel paragrafo successivo quando si consiglia l'allargamento delle due finestre che insistono sulla parete sud per dare maggiore luce alla chiesa ma, si prescrive "...facendo gli sfondi al di fuori"; suggerimento formulato nella chiara intenzione di non arrecare danni eccessivi agli affreschi interni. Tutt'altre esigenze sembrano, invece, privilegiare i curatori postmoderni dell'edificio sacro che lo gravano di pesanti interventi (forature delle pareti) per esporre paramenti sacri, organigrammi della Confraternita, che potrebbero avere una collocazione più consona nella sagrestia posta dietro l'altare principale, riducendo così il rischio di danno antropico agli affreschi sottostanti.
| Le mutilazioni della Conversione |
| La parete sud della chiesa di S. Berardo |
Singolare Agorà a Colli nel Seicento
![]() |
| La pagina iniziale dell'Antica Scrittura |
La riunione ha luogo "nella solita stanza della Comunità" alla presenza del Camerlengo (in epoca medievale era il tesoriere del Re) Giò Francesco Simeoni e dei Massari, verte sull'integrazione di beni da concedere in aggiunta a quelli già trasferiti all'Università di Colli con un precedente contratto (il termine Università non va inteso nell'accezione moderna ma nel significato storico del tempo, come sinonimo di Comune), per ottenere il privilegio religioso. Oltre ai sei ducati di Regno e ducati "tre per 3° per ciascun anno durante sua vita", concessi nel negozio precedente, venivano aggiunti ducati centoventi in "beni stabili" (i beni immobiliari attuali) alla morte dell'attore, Nella nuova convenzione vengono devoluti all'Università di Colli anche alcuni terreni, dall'ubicazione dei quali si può presumere, che il di Camillo non fosse un cittadino di Colli ma di Carsoli o di Roccaccerro: uno di essi confina con "l'ospedale", verosimilmente, si tratta dell'ospedale per i poveri che esisteva a Carsoli nell'area che oggi insiste intorno al ponte in pietra sulla Valeria in direzione di Colli ed a fianco del quale nel Settecento una cittadina del nostro paese farà edificare la chiesa di S. Antonio Abate; un altro è situato "nel Prato alle Prata della Roccha di Cerro con l'alberi." L'atto conclusivo è firmato ed approvato, edittalmente, da tutti i cittadini presenti.
![]() |
| Regolamento del 1857 |
Il Blog di Colli nella WayBackMachine
![]() |
| Cattura/Immagine del Blog di Colli |
Internet arrchive è stato fondato nel 1996 da Brewster Kahle e la WayBackMachine è il servizio che consente di accedere a versioni archiviate di pagine Web del passato. Preservando questi artefatti è stata creata una Biblioteca digitale che è messa a disposizione, gratuitamente, di ricercatori, storici e studiosi. Questa sorta di eredità culturale, permetterà alla futura civiltà di avere una Memoria e di trarre insegnamenti dai successi e dai fallimenti di quella che l'ha preceduta: sarà uno strumento di analisi unico per gli storici del futuro poiché la società contemporanea produce sempre più artefatti in forma digitale.
Per visionare una della pagine del Blog di Colli, presenti nella WayBackMachine di Internet Archive seguire questo link. Per redigere il post, le informazioni sono state attinte da Wikipedia, alla voce Internet Archive.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)


































