COLLI

La scomparsa della più antica chiesa di Colli

1786 . Le proprietà della chiesa S. Giovanni
Nella Bolla del 25 Febbraio 1114 indirizzata a Berardo, il papa Pasquale II, ridisegnava i confini della Diocesi dei Marsi elencando tutti i luoghi di culto sotto la sua giurisdizione. Per il nostro territorio, erano presenti le chiese di S. Maria in Cellis a Carsoli e di S. Massimo a Roccaccerro; a Colli non ne è menzionata nessuana: la ragione può essere, quella più ovvia, ossia l'assenza di qualsiasi edificio sacro, oppure come sospetta l'eminente storico francese della santità medievale, Jacques Dalarun, perchè la Diocesi dei Marsi era frammentata in più sotto Diocesi che facevano capo a Trasacco e Celano, oltre che a S. Sabina.
Nella Bolla di papa Clemente III del 1188 al vescovo dei Marsi Eliano, compare la chiesa di S. Giovanni a Colli. In poco più di settanta anni le chiese della Diocesi hanno avuto un incremento di oltre 500%: cifra astronomica, pur considerando che i vescovi gregoriani ebbero una frenetica attività edificatoria e sottolineando che la sede dei Marsi restò vacante per ventiquattro anni dopo la morte di Berardo. E' più verosimile pensare che, alla fine del XII° secolo, la Diocesi era stata riunificata e così si spiegherebbe perfettamente il numero elevato delle chiese presenti nella seconda Bolla. Non è da escludere, tuttavia, che la costruzione della chiesa di S. Giovanni, collocata all'interno del Castello dei Conti dei Marsi, possa essere stata promossa dallo stesso Berardo, nel corso del suo pastorato (1110 - 1130).
Visita Pastorale del 1690
Nel 1303 la chiesa è presente nel Libro delle Decime della Diocesi dei Marsi. Nella visita pastorale effettuata nel 1690 dal Vescovo Francesco Berardino Corradini, cambia nome: "Ecclesia S. Marie, seu S. Joanny in arce - Chiesa S. Maria, già S. Giovanni all'interno della rocca."  Nel 1 Dicembre del 1800 la parrocchia venne soppressa dall'autorità ecclesiastica alla morte dell'economo curato Francesco Gervasi. Il 18 Agosto 1814 il Re delle due Sicilie emanò il decreto che cancellava la vacante Cura della chiesa S. Giovanni Battista; i rappresentanti del comune di Colli (Antonio Panegrossi, Eletto; Benedetto Caroli, Decurione, Francesco P..., Decurione) promossero una petizione, rivolta al vescovo, nella quale con argomentazioni, oggettivamente risibili, peroravano la causa della presenza di due sacerdoti a Colli. Nell'atto di indirizzo si sottolineava la mancanza di manutenzione della chiesa per circa due secoli, pur avendo rendite cospicue (nel 1786 ascendevano a Lire Tornesi 310), evidentemente complentamete assorbite dalle spese per il sostentamento del clero e che la Sottocura era autonoma dalla chiesa Parrocchiale di S. Nicola, la quale era "...di posteriore erezione, ma di dati ignoti."

Utili consigli restati inascoltati

I "desiderata" del vescovo De Giacomo
Nell'imminenza di una seconda campagna di campionatura degli affreschi presenti nella chiesa di S. Berardo, che sembra si stia concretizzando attraverso una partnership pubblico/privato, ci è apparso interessante pubblicare queste note, vergate da don Paolo Panegrossi, che esplicitano le osservazioni sulla chiesa dedicata al nostro Patrono, del vescovo De Giacomo, in occasione della visita pastorale del 14 e 15 Maggio 1872 a Colli.
La prima informazione preziosa di questo documento è che i temi sviluppati nella narrazione pittorica della chiesa sono numerosi, perché si prescrive di "...rinnovarsi le iscrizioni quasi cancellate che sono intorno a varie figure." Questa eventualità sembra assumere ancora maggiore certezza nel paragrafo successivo quando si consiglia l'allargamento delle due finestre che insistono sulla parete sud per dare maggiore luce alla chiesa ma, si prescrive "...facendo gli sfondi al di fuori"; suggerimento formulato nella chiara intenzione di non arrecare danni eccessivi agli affreschi interni. Tutt'altre esigenze sembrano, invece, privilegiare i curatori postmoderni dell'edificio sacro che lo gravano di pesanti interventi (forature delle pareti) per esporre paramenti sacri, organigrammi della Confraternita, che potrebbero avere una collocazione più consona nella sagrestia posta dietro l'altare principale, riducendo così il rischio di danno antropico agli affreschi sottostanti.
Le mutilazioni della Conversione
Il Monsignore restò inascoltato anche sul divieto di costruire un "...finestrone tondo sulla porta", che di recente è stato provvisto di vetri multicolori, ad effetti cromatici sgradevoli e, completamente avulsi dalle linee architettoniche di costruzione dell'edificio sacro, risalente almeno al XIV secolo: si conferma l'ossimoro: "il miglior modo di distruggere è costruire."
La parete sud della chiesa di S. Berardo

 

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