COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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La vera storia del "saccheggio" di Colli

L'ingresso del castello dei Conti dei Marsi di Colli
Le note manoscritte che ci ha lasciato Giuseppe Mantica, si rivelano sempre più importanti per comprendere la storia di Colli. Il 9 Marzo 1821, quando le truppe austro-ungheresi attraversarono il nostro paese per raggiungere Napoli per sedare i moti rivoluzionari,secondo il Coppi Colli fu dato alle fiamme e saccheggiato; per Don Paolo Panegrossi fu solo saccheggiato, ora finalmente abbiamo la fonte, di tradizione orale, di Berardo Anastasi (postino a Colli nel secolo scorso), trascritta dal dr. Mantica, che apprese le notizie contenute nel suo racconto dal nonno Giò Domenico Anastasi.
"Il capo dei Carbonari di Colli era Giò Francesco De Carolis. Fu preso prigioniero dai Borboni e la sua casa fu saccheggiata. La famiglia fuggì a Nespolo. Per riscattarla furono pagati molti ducati, La famiglia rimase in miseria e la famiglia Panegrossi  fece loro trebbiare per lasciaglerli un Barcone di grano (10-15 q.). Ciò fu raccontato a Berarduccio dal nonno che, allora aveva 9 anni circa e che poi sposò la figlia del De Carolis". (Nella realtà ne aveva cinque in quanto Giò Domenico nacque nel 1816).
La composizione della famiglia De Carolis
Come si evince da questa pagina qui a fianco, tratta dello stato delle Anime di Colli, redatto dall'8 Agosto al 31 Dicembre 1821, la famiglia di Giò Francesco De Carolis, risiedeva di nuovo a Colli, ma il decesso della madre e della consorte del capo dei Carbonari di Colli, segnalano, probabilmente, che la terribile esperienza ebbe conseguenze tragiche. Va, inoltre, aggiunto che il 20 Giugno del 1821 Angelarosa mise al mondo un altro erede.
La pubblicistica dell'ottocento ha dato una narrazione donchisciottesca dell'avvenimento di quella giornata, utilizzando espressioni sarcastiche ("furono sparate solo qualche palla di cannone" - Coppi), le note manoscritte del dr. Mantica, precisano con meticolosità: "Nell'anno 1931 furono rinvenute nel torrione della roccaccia (3) e nel cimitero di Colli (21) (+ 1 conficcata in una quercia della Valle della Mola) palle di ferro di cannone del peso di Kg. 21. Un affusto di cannone fu usato, con adattamenti, per carro agricolo fino al 1930 circa."
Nel corso delle ricerche intraprese per scrivere questo post, ho provato una profonda emozione nell'apprendere la correlazione di parentela della mia famiglia con quel capo dei Carbonari che aveva anteposto i propri ideali patriottici al conformismo ambientale, subendone una dura repressione. In quello slancio fatto di principi etici profondi ho rivissuto ardori giovanili anarcoidi/barricadieri.

Albero Genealogico parziale della famiglia Anastasi

Lo scopo della costruzione di questo albero genealogico parziale della famiglia Anastasi è quello di dimostrare il rapporto di parentela con la famiglia di Giò Francesco De Carolis e quindi non ha alcuna pretesa di esaustività. L'arborescenza del grafico è limitata al ramo di discendenza maschile della famiglia. Tra parentesi è segnalata la data di nascita dei singoli componenti, che si è tralasciata per i viventi. Quando possibile, si è fatto ricorso all'onomastica vernacolare.
Il contributo apportato da Giovanni Anastasi per ricostruire questa genealogia, è stato fondamentale.

La tomba di Maria Panegrossi a Celano

La lapide di Maria Panegrossi a Celano

Giovanni Anastasi
CULTORE DI STORIA LOCALE

La ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia Panegrossi di Colli di Monte Bove presente in questo Blog (collegamento) è stata resa possibile grazie alla collaborazione con Marcello, Alberto e Alessandro Mantica, insieme a Aldo e Silvana Panegrossi, eredi della famiglia stessa. Per mancanza di documentazione presenta ancora diverse lacune come, ad esempio, la data di morte di alcuni componenti. Una di queste carenze è stata colmata, grazie al ritrovamento da parte di Francesca Berardini, di una lapide durante una visita alla chiesa della Madonna delle Grazie di Celano. La chiesa, presso la quale il Vescovo Berardo si ammalò gravemente poco prima di morire (era il 9 settembre del 1130), è conosciuta anticamente con il nome di Sancti Joanni ad Caput Aquae. All’ esterno presenta una suggestiva cripta denominata “Cappella delle Anime Sante”. Al suo interno, se si guarda frontalmente nella parete a destra del piccolo altare, è collocata una lapide che riporta due nomi: “Maria Panegrossi in Carusi m. 9 VI 1876 e Dionisio Carusi m. 15 XII 1892”. Ipotizzato, immediatamente, una probabile provenienza da Colli di questa Maria Panegrossi, dopo aver consultato i documenti dell’Archivio di Stato dell’Aquila, possiamo affermare con assoluta certezza che si tratti di una componente della famiglia del nostro paese. Maria Scolastica Panegrossi (nome completo nell’atto di nascita) nacque a Colli il 14 febbraio del 1828, fu una dei dodici figli di Giannicola Panegrossi e Maria Speranza Latini, quindi sorella, tra gli altri, di Don Paolo, Arciprete a Colli nella seconda metà dell’800 e di Luigi Silvestro pro-sindaco del Comune di Colli intorno al 1860. Delle altre tre sorelle (quattro in realtà, perché Luisa morì a soli 2 mesi) era l’unica di cui non avevamo altre notizie biografiche, esclusa la data di nascita. Le figlie di Giannicola e Maria Speranza - Angela, Carolina Teresa e Filomena Loreta - si unirono in matrimonio, rispettivamente, con: Carlo Giacomini di Tagliacozzo, Antonio Carlizza di Villa Romana e Giovanni Pompei di Tremonti, tutti proprietari terrieri e benestanti di paesi vicini al nosreo. Lo stesso fu per Maria Scolastica coniugata con Giuseppe Carusi, figlio di Dionisio e della defunta Maria Troiani, famiglia benestante di Celano, matrimonio celebrato a Colli nel settembre del 1864. Maria morì piuttosto giovane a soli 48 anni e, per ora, ancora non conosciamo eventuali discendenti. Speriamo in futuro di poter aggiungere altri tasselli per avere un quadro  più preciso della ricca famiglia che per molti anni ha avuto un ruolo essenziale nella vita sociale ed economica di Colli di Monte Bove.

Ricostruito l'albero genealogico dei Panegrossi

L'albero Genealogico della famiglia Panegrossi redatto dal Dr. Mantica
Un prezioso manoscritto lasciato dal dr. Mantica (consorte di Valeria Panegrossi), custodito da Marcello Mantica, ci consente di avere un'esatta rappresentazione dell'albero genealogico della prestigiosa famiglia Panegrossi di Colli di Monte Bove.
Questo testo è un'ulteriore smentita alle fantasiose ricostruzioni sull'origine della famiglia, nel Seicento, apparse su un periodico locale e sul portale di informazione locale Terremarsicane. Avevamo già dimostrato, in un precedente post, che non vi era traccia dei Panegrossi a Colli nella seconda metà del Seicento ed avevamo pubblicato il primo documento che attestava la loro esistenza nel nostro territorio, grazie al professore Adolfo Bultrini che ci aveva fatto pervenire l'atto di matrimonio tra Antonio Panegrossi e Angela Romana Carlizza del 1782. Era la stessa fonte che, autonomamente, il dr. Mantica aveva rintracciato nella seconda metà del secolo scorso.
Il manoscritto ci propone anche un'interessante novità: il tratteggio di uno stemma araldico che per l'iconografia fa pensare ad una origine nobile della famiglia Panegrossi. La presenza, nella referenza iconografica, di monti trilobati ricorda lo stemma della famiglia comitale dei Marsi (cinque monti).
Infine seguendo questo collegamento ipertestuale si ottiene, in download xls, una più accurata ricostruzione dell'albero genealogico della famiglia Panegrossi che è il frutto della collaborazione di Marcello, Alberto e Sandro Mantica con il Dr. Aldo e Silvana Panegrossi.

Un demagogo al tempo di don Paolo Panegrossi

La missiva di don Paolo al Vescovo dei Marsi
Pubblichiamo un documento (1873), proveniente dall'Archivio Vescovile di Avezzano, nel quale don Paolo Panegrossi, dopo aver descritto lo svolgimento di alcune processioni del tempo, si sofferma, con l'occhio scaltro dell'osservatore sociologico, sulle attività di un personaggio di Colli, designato genericamente con il solo cognome Gervasi, che raccoglie le offerte per istituire una processione in onore di S. Antonio, ma poi non si riesce a comprendere come la raccolta della questua è utilizzata.
Per molti versi sembra una cronaca scritta oggi, con spirito spregiudicato ma non antisistema, che ha il dono della sintesi e della sostanza e ci dimostra come la demagogia ed il populismo conducono sempre all'impotenza di una millantata onnipotenza.
Una trascrizione del documento, che si è avvalsa della preziosa collaborazione di Giovanni Anastasi, è consultabile seguendo il link che si attiva cliccando sulla didascalia della foto qui accanto.

La chiesa di S. Rocco edificata nel 1656

Il documento con la data di costruzione della chiesa  
Nella visita pastorale che il Vescovo dei Marsi Francesco Vincenzo Lajezza effettuò nel nostro paese nel giugno del 1777 attestò, nel descrivere la chiesa di S. Rocco, che fu edificata nel 1656 (anno della feroce pandemia di Peste che colpì il Regno di Napoli). Sembra anche d'interpretare, decriptando la scrittura, che il mese di costruzione fu giugno ed il giorno 15.
Questa è la prova documentale di un'ipotesi che avevamo formulata in un post precedente che la chiesa fosse sorta come ringraziamento per un pericolo scampato o almeno, per effetti tanatologici causati dal morbo, in parte leniti.
Interessante è anche la descrizione che della chiesa ne fa da Don Paolo Panegrossi in una memoria del 1879, dove si apprende che nella chiesa di S. Rocco: "...era caduta una Cona con immagine dell'Annunziazione della B.V.M. i cui muri erano di sostegno a quella piccola Chiesa Rurale."
Probabilmente con questo termine arcaico, ora desueto, di Cona don Paolo intendeva indicare un'immagine sacra che generalmente, soprattutto nell'Italia meridionale, era posta al disopra di un altare che, probabilmente, era l'attuale edicola unita alla chiesa medesima.

Correlazione tra le famiglie Panegrossi e Segna

Il documento, presente all'Archivio Vescovile di Avezzano, che attesta la correlazione tra le famiglie Panegrossi e Segna
Il 9 Ottobre 2012, il Dr. Gabriele Baldelli, archeologo ed ex Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Umbria, mi inviò una email, chiedendomi se ero a conoscenza di eventuali correlazioni parentali tra le famiglie Panegrossi di Colli di Monte Bove e Segna di Poggio Cinolfo (Giuseppe Segna fu vescovo dei Marsi dal 3 Maggio 1824 all'8 Marzo 1840). Queste notizie gli erano necessarie per completare una sua ricerca storico/antiquaria sulle due prestigiose famiglie.
Risposi che il mio interesse per lo studio della famiglia Panegrossi era dovuto al fatto che aveva determinato il destino storico del mio paese per almeno centocinquanta anni e che, talune ricostruzioni oliste che avevano caratterizzato quel periodo, mi erano da stimolo per continuare la ricerca, ma che, purtroppo, in quel momento, non ero in possesso di informazioni che comprovassero il legame di parentela tra le due famiglie.
Una recente visita all'Archivio Vescovile di Avezzano mi ha consentito di fare questa scoperta e attestare la correlazione di parentela tra le due famiglie che il Dr. Baldelli ricercava. Tuttavia, come spesso, accade nella ricerca, il caso è stato una necessità e soltanto lo scrupolo dell'anonimo amanuense che redasse il libro delle Famiglie di Colli dal 1839 al 1879 ci ha consentito di raggiungere questo risultato: infatti, come mostra il documento che pubblichiamo in alto, Giacomo Panegrossi, figlio di Giò Nicola Panegrossi e Maria Speranza Latini, nato il 4 Marzo 1834, sposò in prime nozze Vittoria Tomei ed in seconde, Margherita Trojani, figlia di Angelo Trojani, di Petrella Liri e di Marianna Segna di Poggio Cinolfo.

Un'ipotesi di Albero Genealogico della famiglia Panegrossi

di Giovanni Anastasi
Cultore di Storia Locale


Gli affreschi del prodigio di Berardo (1625)

Fig. 1 - Imperatore con corona
 La campagna per riportare alla luce gli affreschi della chiesa di San Berardo sta dando eccezionali risultati.
Le figure (1-5) sono la testimonianza dei primi motivi di cui si compone la rappresentazione pittorica del miracolo di Berardo nella conversione del Bravo dei Colonna Fancesco Di Ambrosio (che in seguito al prodigio mutò il suo cognome in Barnabei) e si possono ammirare un personaggio con una corona (sicuramente un esponente del potere temporale, probabilmente facente parte della famiglia Colonna, Fig. 1), contrapposto ad un vescovo (certamente Berardo, Fig. 2). Nella narrazione sinora rivelata non appare ancora l'uomo che si pente ma, altri dettagli, non descritti da don Paolo Panegrossi nelle sue Memorie, stanno emergendo, come questa gradevole figura femminile (a metà strada tra un'eterea creatura divina e una donna del tempo, Fig. 3) che rendono ancora più interessante la composizione.
Fig. 2 - Berardo, Vescovo dei Marsi
Gran parte della scritta di committenza è già visibile: Il testo è esattamente come riportato da don Paolo nelle Memorie, eccetto qualche piccola variante. Ora si legge: "FARE P. SVA. DIVOTIONE. A.D. 1625" (Fig. 4). Penegrossi invece scriveva: "FABRIZIO DI AMBROSIO F.F. PER VOTO A.D. 1626". Considerando che l'epigrafe non è ancora completamente svelata; che don Paolo, quando scrisse la sua opera (1867), gli affreschi erano già stati ricoperti e quindi non ebbe a disposizione una fonte diretta ma solo orale, il piccolo errore sulla data (un anno) appare sostanzialmente irrilevante. Il commitente, per ora, è identificato come "AMBROSIVS" (Fig. 5).
Fig.3 - Figura di donna
Fig. 4 - Scritta di committenza
Un'ultima annotazione: il volto di Berardo risulta straordinariamente somigliante a quello raffigurato nello stendardo, rinvenuto anni fa da Antonio Barnabei in una ricognizione effettuata nella sagrestia della chiesa san Nicola di Bari e di cui sinora non si era riusciti né a formulare un range di collocazione temporale, né un'attribuzione artistica. Lanciamo come ipotesi di scuola: la famiglia Di Ambrosio, sicuramente facoltosa in quanto rappresentante dei Colonna a Colli, potrebbe aver commissionato entrambi i lavori al medesimo autore, viste le affinità delle due opere?
Fig. 5 - Scritta di committenza, particolare
Altre scoperte interessanti si stanno facendo con il progredire dei lavori di campionatura delle due esperte operatrici sulle pareti dell'edificio sacro. Nella nicchia dove c'era la pala di santa Lucia, è apparsa questa scritta: " Pittore Corradini Francesco e aiutanti Luigino Gervasi Salvadei Andrea li pittarono l'anno 1933 19-5". E' verosimile che al disotto vi siano altri affreschi (Fig. 6).
Fig. 6 - Nicchia s. Lucia
Fig. 7 - Stele funeraria
Infine pubblichiamo questa stele funeraria (Fig. 7) presente nella chiesa di san Berardo. L'asprezza del testo, l'ortodossia ed il velo di livore che segnala il quinto capoverso, fanno pensare alle ultime volontà di uno dei tanti collesi le cui spoglie riposano sotto il pavimento della chiesa di san Berardo (ha svolto la funzione di cimitero succedaneo almeno sino al 1905). Il raro privilegio di una frase dedicatoria, non può che attribuirsi al collese più illustre che è lì sepolto, vale a dire don Paolo Panegrossi, (la morte, nel 1897 e, il luogo di sepoltura nella chiesa di san Berardo, sono attestati da un documento dell'Archivio Vescovile di Avezzano), malgrado la sua famiglia possedesse la propria sede funeraria nella cappella palatina della Madonna della Speranza (in uno spazio ricavato al di sotto della navata si trovano, in uno stato perfettamente conservato, i resti di due uomini, una donna e una bambina, verosimilmente esponenti della famiglia Panegrossi. All'interno di questo antro la temperatura è di 4 gradi, costanti in tutte le stagioni dell'anno).
 Poiché don Paolo era un rigoroso gesuita è possibile che abbia voluto marcare il dissenso con i costumi ...leggeri degli altri esponenti dell'illustre famiglia di Colli che, negli ultimi anni dell'Ottocento stavano dilapitando le enormi ricchezze accumulate nel corso dei due secoli precedenti, con donnine facili provenienti da Roma e che intrattenevano ad Arsoli, commissionando appunto, prima di morire, questa stele così singolare.

Riscontri alle Memorie Storiche di don Paolo

Il Colera di Parigi
Colera Morbus attacca il Ministro - satira del XIX sec.













Abbiamo già avuto modo di sottolineare il rigore scientifico e l'attendibilità storica delle Memorie Storiche... di Don Paolo Panegrossi, ora ne abbiamo un'ulteriore riprova confrontando le notizie fornite sul Colera a Colli nel 1855 con le verifiche che si possono effettuare, disponendo online degli Archivi di Stato dell'Aquila sullo stato civile del periodo della Restaurazione (ringrazio Giuseppe Berardini e Giovanni Anastasi per avermi segnalato il link).
A pag. 14, nota 4, delle Memorie don Paolo afferma: "...Nel giorno 28 Agosto 1855 si manifestò in Colli il cholera... i morti non furon che 18 sopra una popolazione di men che 600... Giunse il giorno della festa della seconda domenica di ottobre. e la stessa mattina fu presa dal cholera una giovane, che ne moriva dopo pochi giorni... Da quell'ora in poi non vi furono più casi di cholera, ed i convalescenti si riebbero; e fu attribuito all'interecessione di Maria SSma". Il giorno è esatto quasi all'unità (il 26 agosto morì Rosolina Borgi di anni 40, anche se già in luglio si ebbero delle morti sospette) ed i morti sino al 14 ottobre, seconda domenica del mese, furono 16. Se si aggiungono i decessi successivi a questa data (in età comprese tra 30 e 58 anni, quindi verosimilmemente ancora attribuibili alla diffusione del morbo), si arriva al numero di 20 e, escludendo le morti del 3 settembre di Filippa de Carolis di anni 77 e del 1 ottobre di Luigi de Sante di anni 88, che potrebbero anche essere dovute all'età avanzata, si arriva proprio alla cifra riportata da don Paolo Panegrossi.
E' esatto alla lettera ciò che accadde il 14 ottobre, festa della Madonna dei Bisognosi, infatti, si ammalò Francesca Caroli di anni 30 che morì qualche giorno dopo, il 21 ottobre, come scritto nella nota 4 delle Memorie. Qualche perplessità, invece, desta quanto affermato in seguito "...da quell'ora in poi non vi furono più casi di cholera..." : qui ci sembra il religioso prendere il sopravvento sullo storico in quanto il 15 ottobre morì Sante Berardini di anni 50, il 21 appunto Francesca Caroli, il 19 novembre Flavia Jacoboni di anni 56, il 27 dello stesso mese Antonia Leonardi di anni 56; il 6 di dicembre perì Vittoria Leonardi di anni 58.
Fonti iconografiche: gallica.bnf.fr/Bibliothéque nationale de France

I Panegrossi non ancora attivi a Colli nel 1669

Il Frontespizio della nuova Numerazione dei Fuochi
Il Duca Filippo Colonna proprietario delle Terre di Colli





















La nuova numerazione dei fuochi del Regno di Napoli del 1669 ci consente di conoscere il signore delle terre di Colli (il Duca Filippo Colonna di Tagliacozzo) e, indirettamente, di smentire la pubblicistica locale che collocava nel 1640 l'anno dell'arrivo della famiglia Panegrossi nel nostro paese.
Il nuovo registro è molto accurato nel recensire i proprietari dei beni immobili: infatti quando in una località questi beni sono posseduti da più famiglie sono puntualmente registrate e ad ognuna di esse è imputata la quota del tributo in ragione dell'entità dei possedimenti (ad esempio ciò accade per Capistrello e Leofreni).
Pertanto, pur non potendosi negare recisamente l'ipotesi della presenza a Colli di qualche componente la famiglia Panegrossi già in quell'epoca, si può assolutamente escludere che possedesse terre in quantità significative come, invece, avverrà nel secolo successivo, attestato dai molteplici atti di compravendita custoditi da Alberto Mantica, discendente matrilineare della famiglia Panegrossi.

Antico documento sulla famiglia Panegrossi

Le donne della famiglia Panegrossi (1900)
Il documento di matrimonio originale
L'atto di matrimonio del 1782 tra Antonio Panegrossi e Angela Romana (questa sembra l'interpretazione più probabile del nome della sposa) Carlizza, custodito nell'Archivio della chiesa San Nicola di Villa Romana è il documento più antico sinora pubblicato dell'illustre famiglia di Colli (Alberto Mantica, come noto, discendente del ramo femminile dei Panegrossi, ritiene di detenere documenti di trasferimenti di proprietà risalenti ad epoche più remote).
E' la prima testimonianza, storicamente attendibile, del radicamento della famiglia nel nostro paese in quanto nel documento pubblicato qui a lato è precisato che Antonio Panegrossi era di Colli e che il testimone era una Mastro Francisco di Colium.
Recenti saggi pubblicati sulla famiglia Panegrossi appaiono lacunosi e contenenti imprecisioni sorprendenti come ad esempio la notizia dell'esistenza in vita nel 2006 del professore Giuseppe Panegrossi ( Il Foglio di Lumen, Miscellanea, 16, Pietrasecca 2006, pag. 19), neurologo di fama internazionale, che il Dottor Aldo Pangerossi, ottantunenne nipote e che fu suo assistente nello studio privato di Viale Regina Margherita sino agli ultimi giorni di vita, da me personalmente consultato, mi ha confermato che si è spento a Roma nel 1954. Questa scadente storiografia sulla famiglia Panegrossi ci è da stimolo per ricercare documenti affidabili sulla stessa e che, in un prossimo futuro, pubblicheremo.
Ringrazio il professore Adolfo Bultrini che mi ha fatto pervenire il documento di matrimonio pubblicato e Alberto Mantica per la concessione dell'immagine di famiglia proveniente dal suo Archivio fotografico privato.

S. Berardo Cardinale nelle versioni new media

  
 Per consentire a tutti coloro che non potranno ricevere la copia cartacea delle Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale di Paolo Panegrossi e per i residenti all'estero, rendiamo accessibili, cliccando sull'immagine corrsipondente, le versioni compatibili con i New Media.
L'edizione Online in PDF è, in alcune parti, diversa da quella su sopporto tradizionale, essendo state sfruttate le opportunità che consente la rete (collegamenti ipertestuali, foto, vincoli di budget inesistenti, ecc.). Per non cannibalizzare l'edizione cartacea, quella online è scaricabile ma non stampabile o emendabile in quanto crittografata.
La versione Epub è identica a quella che verrà stampata ed è stata pensata per i lettori di ebooks e-ink, (Kindle, Sony Reader, ecc.) Tablet e Smartphone.
L'edizione cartacea delle Memorie... sarà distribuita a Natale oppure i primi giorni del prossimo anno a Colli di Monte Bove nel corso di una manifestazione di presentazione del testo (l'esatta data dipenderà dai tempi di consegna della tipografia). 

LA PRESENTAZIONE A COLLI DELLE MEMORIE STORICHE...

Pubblico presente all'illustrazione delle Memorie storiche (foto di A. Barnabei)
Sabato 21 Gennaio 2012, alle ore 18:00, nella chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove, è stato presentato il volume di Don Paolo Panegrossi Memorie Storiche intorno a S. Berardo Cardinale. Sono intervenuti il Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti, Marcello Mantica e Maurizio Anastasi, estensore di queste note.
I testi dei due interventi, in formato PDF, possono essere scaricati da questi links:

Il Berardo di Don Paolo Panegrossi (1867)


Pubblichiamo il "San Berardo Cardinale" scritto da Don Paolo Panegrossi nel 1867, parroco di Colli di Monte Bove. Alcuni cittadini di Colli ancora ricordano questo piccolo libricino di colore rosso/ocra. Il Dr. Lauri Giacomo ci ha più volte raccontato che, il testo, oltre a contenere una ricostruzione della vita del nostro Berardo basata sulla leggenda di Giovanni di Segni, dovrebbe anche riferire di alcuni aneddoti della società civile del nostro paese del tempo (probabilmente a Pag. 133 nel capitolo Annotazioni. Tra breve si potrà scaricare tutto il volumetto, per ora l'opzione è limitata alla sola Prefazione a questo Link).
L'originale dell'opera si trova presso la Biblioteca del periodico "Civiltà Cattolica" dei Gesuiti a Roma e tutto il materiale riprodotto nel post lo dobbiamo ad Alberto MANTICA, come noto, attuale discendente del ramo femminile della famiglia Panegrossi.
 

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