Arco della Dogana |
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Colli, un borgo da (ri)scoprire
Giovanni Anastasi
CULTORE DI STORIA LOCALE
ll progetto "Colli di Monte Bove, un Borgo da (ri)scoprire", ideato dall'Associazione Culturale Giovani Colli, ha lo scopo di far conoscere la storia e le meraviglie del paese e di non farle dimenticare. Saranno posizionati 9 pannelli turistici nei punti di interesse storico artistico religioso e paesaggistico. Le bacheche in ferro battuto (di cui due fronte-retro) racconteranno la storia quasi millenaria di Colli. L'avvicendamento delle varie potenti famiglie presenti in questi territori che anche a Colli hanno lasciato segni ancora evidenti, come il castello dei conti dei Marsi, il palazzo e la fonte monumentale dei Colonna; le principali chiese di S. Nicola e S. Berardo ricche di opere; le altre chiese di S. Rocco, S. Antonio Abate e S. Maria della Speranza; l'eremo di S. Angelo, immerso nella meravigliosa natura di Colli; l'importanza economica del borgo a partire dal rinascimento con la Dogana e la Catena; l'antica via Valeria, con alcuni resti ancora ben visibili nel nostro territorio; la toponomastica dei luoghi e il nome del paese attraverso le epoche; infine, la vita del nostro Santo Concittadino, San Berardo dei Marsi. Tutto ciò è stato reso possibile dalla fondamentale collaborazione di don Paolo Emilio Capaldi, ricercatore di storia locale. I pannelli non conterranno solo i testi e la relativa bibliografia consultata, ma saranno arricchiti da cartina, foto e QR code; questi ultimi indirizzeranno il visitatore, semplicemente con lo scanner dello smartphone, in vari links presenti in questo blog (che abbiamo ampiamente consultato per la realizzazione dei testi, insieme alle riviste locali "Aequa" e "Lumen") ed anche in video narrativi caricati su Youtube e video con didascalie in inglese. Durante la realizzazione di tale progetto abbiamo avuto la collaborazione di diverse persone che hanno contribuito in maniera fondamentale: le musiche, le narrazioni, le traduzioni in inglese, le foto ed altre collaborazioni. Ci sono state numerose persone che ci hanno fatto un suggerimento, una correzione o raccontato un loro semplice ricordo. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato a questo avvincente viaggio. Non fermiamoci ora...Ci sono tantissime storie ancora da raccontare.
Il video di lancio dell'iniziativa
Promotrice del Progetto
L'ASSOCIAZIONE CULTURALE GIOVANI COLLI
Dopo un periodo di inattività l'Associazione Culturale Giovani Colli ha ripreso ad occuparsi degli scopi per cui è nata: valorizzare e mantenere in vita la cultura, le tradizioni e la storia del nostro paese.
L'Associazione si è sempre contraddistinta per le iniziative intraprese, sempre innovative e di grande risonanza su tutto il territorio comunale: dai “film” amatoriali La Storia più Bella e Un Uomo Di Nome Gesù alla realizzazione del primo percorso enogastronomico Il Gusto In Piazza. Passando per il rifacimento del fontanile in via castello alle manifestazioni minori come i Carri di Carnevale oppure le gare amatoriali di Motocross-Enduro, e tanto altro ancora.
Il nuovo progetto ideato dall'associazione prende il nome di “COLLI DI MONTE BOVE, UN BORGO DA (RI)SCOPRIRE”. Questo piano prevede la realizzazione e la posa di bacheche turistico/informative lungo il paese, nei punti ritenuti più importanti a livello storico e/o culturale.
Come in passato siamo orgogliosi di essere riusciti ad inglobare anche in questo progetto le diverse realtà associative, e non solo, del borgo. Daranno infatti il loro contributo la Pro-Loco, la Confraternita di San Berardo e l'Amministrazione Separata dei Beni Civici di Colli, che ringraziamo sin da ora. Cosa più importante siamo riusciti ad ottenere il Patrocinio del Comune di Carsoli, sempre sensibile alle iniziative di qualsiasi realtà.
Ancora una volta speriamo di riaccendere i riflettori sul nostro meraviglioso paese, con la speranza (e un pizzico di presunzione) di rendere Colli di Monte Bove un borgo turistico a tutti gli effetti.
Il Presidente
Tiziana Borgi
Alcune idee per il restyling di Piazza Palazzo
Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
In piazza Palazzo, 880 m, addossata alla chiesa di
Sant’Antonio abate, è un’antica fontana a muro. In larghezza è di 6,01 m;
complessivamente, l’altezza è di 3,70 m.
Anno 1904 |
Mascherone |
Al di sopra, per tutto il cordolo s’innalza
il muro composto di numerose lastre in pietra di sperone lavorate a squadro,
decorato da quattro lesene verticali e
terminante con una doppia cornice superiore: il primo richiamo in pietra di
sperone fa da marcapiano, su cui poggia la parte soprastante in pietra bianca,
con modanatura a mensola.
Dal muro si stagliano tre cannelle marmoree
di adduzione dell’acqua, a figura di volto leonino, molto consumati ma
tutt’oggi, ne sono esistenti solo due.
In alto, al centro campeggia lo stemma dei
Colonna con lo scudo di forma ovale, con i bordi accartocciati e, nella parte
inferiore a foglia cadente. All’interno,
è il rilievo di una colonna, simbolo della casata dei Colonna, sormontata da
una corona che sta ad indicare che la famiglia aveva
titolo nobiliare.
Alla destra del fonte, il muro prosegue chiudendo
il fondo, verso un’arcata, richiamando lo stile del muro del fontanile,
anch’esso in sperone; l’arco d’ingresso è in conci di pietra e, probabilmente, questo
passaggio introduceva alla chiesa soprastante.
Per la forma del bordo, con lo scudo accartocciato, che ospita il simbolo della famiglia Colonna, si può ritenere che l'opera idraulica attuale sia seicentesca perchè, la forma di questo ornamento nobiliare fu incominciata ad essere utilizzata in quel periodo.
Il saggio completo, con le proposte architettoniche, seguendo questo Link
LA SFIDA DELLA SOPRAVVIVENZA
Molto presto, nel suo piccolo, Colli diventerà una “smart city”: sarà possibile conoscere tutte le sue peculiarità storiche-artistiche con una serie di pannelli turistici disseminati lungo i siti che ne hanno segnato la sua esistenza quasi millenaria. Si potrà anche accedere a contenuti di realtà virtuale aumentata con il proprio smartphone.
Qualche anno fa fu costruito un mostro
ecologico, in località castello, originariamente pensato come parcheggio, poi riconvertito in Piazza 1°
Maggio. Ora si prospetta un intervento a Piazza Palazzo tendente a recuperare il fontanile e la splendida facciata seicentesca
in conci di pietra. Si stanno sostituendo i punti di illuminazione pubblica con
lampade a Led, dopo una brevissima vita di quelli a tecnologica iridescente di
prima generazione. Questa lodevole attenzione …all’Hardware del paese stride con la totale assenza di
iniziative tendenti a preservarne la stratigrafia sociologica (popolazione
sempre più vecchia, nessun dinamismo economico, anomia della società) e a scongiurarne
il collasso sistemico dei servizi basilari di vita (due soli collegamenti
settimanali con il capoluogo); rete
viaria degradata e fatiscente; assenza di politiche incitative alla residenza
con conseguente cannibalizzazione dei nuclei familiari più giovani. Agire sull'Urbs non ha alcun senso se si dimentica l'importanza della Civitas.
I cambiamenti climatici, l’urbanizzazione,
il riscaldamento della Terra sono sequenze di lunga durata dell’Antropocene e sulle quali l’incidenza dell’azione di un
ente locale è scarsa o irrilevante; tuttavia, le persone stanno tornando al
centro della riflessione politico-economica e ci si sta rendendo conto che
l’uomo ha comportamenti simili a quelli dei batteri su una lastra di Petri: si moltiplicano sino a consumare le
risorse disponibili e poi muoiono quasi tutti (Il primo miliardo di abitanti della
terra risale al 1804; circa cento anni dopo divennero due; il passaggio dai sei
ai sette miliardi è avvenuto in dodici anni).
Colli con le sue risorse naturali (un albero
trattiene dai 10 ai 20 Kg di CO2 ogni anno per 20/40 anni), la sua
cultura e la creatività di coloro che lo hanno nel cuore, riuscirà a rilevare
anche questa sfida, dove per la prima volta, è in gioco la sua sopravvivenza. (M.A.)
Sciarra Colonna signore di Colli (1520)
Archivio Colonna Santa Scolastica - Subiaco |
Nel
1520, allorché Ascanio Colonna
succedeva al proprio padre Fabrizio
Colonna, il “Procurator procuratorio
Cosimus de Maio” redigeva un quadro di bordo dell’economia del Ducato di
Tagliacozzo e della Contea di Alba, estremamente moderno e dettagliato, nel
quale sono elencate tutte le spese e i proventi afferenti alle due entità
territoriali.
Galleria Sciarra a Roma |
Ringrazio
l’Archivio Colonna di Santa Scolastica di Subiaco, la famiglia romana per aver dato l'assenso alla
pubblicazione di questa fonte e Paolo Emilio Capaldi per la precisazione sul grado di parentela tra i due esponenti di casa Colonna.
Il feudo di Ioannis de Colibus (1252)
Carsoli - S. Maria in Cellis (1940) |
Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
Investigando tra le fonti e le testimonianze per redigere uno studio sui “Monti Carseolani”, ritrovai un contributo molto interessante circa le bolle emanate da, e a favore della chiesa di Santa Maria de Cellis (Carsoli) che, già nel XIII secolo,
attestano la presenza di un possidente dell’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, tal “Giovanni di Colli”, intestatario di un feudo.
La nascita di questo nuovo monastero si contrappose alla sede di un altro cenobio circonvicino, S. Angelo in Cellis, riscontrabile nell’attuale fondazione del castello di Sant’Angelo
in Cellis, sorto sul poggio primitivo dell’odierna Carsoli.
Nell’anno 1000, il conte Rainaldo dei Marsi, figlio del fu Berardo III, donò il castello di Sant’Angelo al monastero di Santa Maria in Cellis, già di proprietà
dell’abbazia di Montecassino. e nell’anno 1060, il conte Siginolfo, figlio di Berardo IV, creato vescovo dei Marsi dall’antipapa Clemente III,
predecessore di Berardo a Santa Sabina, appartenente alla dinastia dei Conti dei Marsi e padre di Giovanni da Petrella che liberò Berardo dalla prigionia di S. Pietro Romano (Palestrina), abitò il castello di
Celle, trasformandolo nella propria dimora.
Nel tempo, il monastero di S. Maria de Cellis si unirà a Montecassino, nel 1060, nel primo anno di elezione dell’abbate Desiderio, membro della famiglia comitale dei Marsi.
.ti le pergamene riguardanti S. Maria in Cellis, in tutto ventinove, distribuite in quattro fascicoli e, un quinto, contenente documenti cartacei.
Ora, nel fascicolo III, al n. 14, si trova la copia di una pergamena emendata in data 4 febbraio 1252, nel testo dell’Iguanez apposta col numero cinque delle ventinove relazionate. Il testo ivi riassunto recita:
« Copia di un istrumento in cui D.[om.] Enrico, preposito, e fr. Rainardo di Montenero, fr. Giovanni di Auricula, fr. Geraldo, fr. Biagio delle Celle,
fr. Nicola di Poggio, fr. Bartolomeo di Alto S. Maria e fr. Tommaso di Pireto concedono in enfiteusi a Matteo “de Petrilonis”, fino alla terza generazione, un feudo sotto il nome di “Iohannis de Colibus”
consistente in diverse case e terre “in Castro Cellarum et pertinentiis suis” ».
Dal sommario si evince che i monaci di S. Maria de Cellis dettero in enfiteusi a Matteo de Petrilonis un feudo che, prima di questa data, aveva il nome di Giovanni di Colli, esteso
fin nei pressi del castello di Celle (Carsoli – AQ)
Lo studio completo scaricabile da questo collegamento ipertestuale
Colli catena: le origini del toponimo
Il saggio completo |
Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
Dopo il XII secolo, l’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, è stata sempre denominata con l’appellativo di “Colli”, più raramente “Colle”, come appare in vari documenti, diplomi e carte corografiche. Popolarmente, per un certo periodo, il villaggio sarà accostato ad un elemento
singolare: una catena, denominandosi così, “Colli Catena”. Infatti, poco dopo la metà dell’Ottocento, nella cornice del brigantaggio postunitario, s’incontrerà in letteratura questo nuovo appellativo che influenzerà le dizioni della
storia locale, tra l’Ottocento e il Novecento.
Il toponimo della cittadina è presente, sia nelle opere geografiche, che ngli elenchi delle città, illustrate tra il Seicento e la fine dell’Ottocento.
Per evitare confusioni ed omonimie, con Regio Decreto n. 4466, del 13 marzo 1887, la cittadina prenderà il nome di « Colli di Monte Bove » per distinguerla dagli altri abitati sparsi per l’Italia, che avevano la medesima radice.
La prima testimonianza che ho potuto ritrovare, riguardo l’appellativo di “Colli Catena”, è fornita da Marc Monnier. Giornalista francese a Napoli, fu il primo a pubblicare il diario del generale Josè
Josè Borjés - Tagliacozzo |
Borjés ritrovato nella tasca della sua giacca. Borjés era stato inviato da Borbone II nel Regno delle Due Sicilie per riconquistare il territorio sfruttando il fenomeno del brigantaggio, catturato dalle truppe piemontesi fu fucilato a Tagliacozzo..
L’erudito De Vecchi Pieralice sosteneva che al centro di Colli: ”...non si passava se quella catena non si toglieva se non si ungeva la serratura con la unzione prescritta dalla riportata Tarifa. che senza
dubbio doveva essere affissa colà a vista di tutti i passeggeri...” Il paese acquisisce, così, nel linguaggio vernacolare questa onomastica. Osservando l'architettonica del paese si può ipotizzare una sorta di nomadismo della catena nel corso delle varie epoche e non è da
escludere che possa avere avuto nel corso dei secoli più localizzazioni che insistevano lungo il tracciato urbano attuale della Valeria.
Arco della Dogana |
Achille Laurenti nel 1920 attinse a queste fonti per confortare, prima al Senato e poi alla Camera, l’aspirazione di Colli ad avere una propria
autonomia amministrativa. La legge istitutiva del comune di Colli fu approvata alla Camera ma non potè essere licenziata dal Senato per sopraggiunto scioglimento anticipato del Parlamento. Il regime che ne seguì
ebbe una visione centralistica del Regno e così i sogni di Colli di diventare comune autonomo svanirono.
Si può concludere che, l’appellativo Colli Catena sia stato assegnato alla cittadina per il passaggio obbligato per quel luogo doganale, gravato da balzelli fiscali e, fosse noto solo nel gergo locale, nel circondario
del carsolano e nella marsica occidentale.
Il toponimo perdurerà, sia pure popolarmente, ancora fino ai nostri giorni, grazie anche alla bella targa marmorea conservata all’ingresso occidentale della porta del paese,
detta “Porta Catena” che, elenca tutte le tassazioni per il passaggio di merci e capi di bestiame.
Certamente, questo villaggio sospeso tra le rocce ha avuto la fortuna di sorgere ove transitava l’antica consolare Valeria; infatti, Colli fu una delle più ricche frazioni del carsolano. Oggi, coloro che ci vivono, rammentano che una “Catena” poté tanto, per far sì che Colli divenisse una città forte economicamente, salda e sicura tra le cime appenniniche.
Il saggio integrale, con tutti i riferimenti bibliografici, è scaricabile cliccando sulla didascalia della prima foto a sinistra oppure seguendo questo link
Due fonti su Berardo all'Archivio Vescovile
La prima edizione stampata della Vita |
La traduzione italiana dello Studio |
L'edizione francese dello Studio |
Al termine della chiusura estiva dell'Archivio Vescovile di Avezzano, sarà possibile consultare due nuove fonti sulla Vita di Berardo. Si tratta della prima edizione stampata in latino della Vita redatta da Giovanni di Segni, nell'Italia Sacra di Federico Ughelli, sezione dedicata ai Vescovi Marsicani e curata da Nicola Coleti. Il volume è corredato da una copertina raffigurante il portale di Santa Sabina di Civitas Marsorum, l'odierna San Benedetto dei Marsi.
L'altra fonte reperibile è il testo francese ed italiano dello studio che Pierre Toubert effettuò sulla Vita di Berardo nel primo Tomo della monumentale opera Les structures du Latium medieval..., e che ha vigorosamente proiettato la figura del vescovo dei Marsi nel vasto dibattito storiografico internazionale. Le due copertine dei volumi raffigurano dei dipinti che si trovano nel nostro paese e la scelta delle referenze iconografiche è stata fatta nell'intento di stimolare la curiosità dei ricercatori futuri a visitare Colli.Brigante sequestra due giovani di Colli (1876)
La prima pagina del rapporto |
La storia, che non ha un epilogo in quanto devo ancora decriptare alcune parti del dossier, inizia, verosimilmente i primi giorni di Settembre del 1876, in località Pozzo Catino: il toponimo è di difficile interpretazione nel testo a causa di una grafia irregolare ed approssimativa dell'esetnsore, potrebbe anche trattarsi di Pozzo Latino, dove due giovani pastori di Colli, Giuseppe Caroli di Gaetano e Giovanfilippo Anastasi di Mario, - identità confermate verificando due fonti diverse- vengono sorpresi nelle loro capanne da un brigante che minacciandoli con un fucile li prende in ostaggio e li conduce nella montagna. Entra in scena un altro personaggio, non si comprende bene come per la difficoltà ad interpretare la scrittura, Pietro Lauri, latore di un messaggio scritto che, asserisce di averlo avuto da un pastore "a lui ignoto", da consegnare a Gaetano Caroli e nel quale il figlio informa il proprio genitore di "...essere ritenuto dai Briganti e che esigevano per essere lasciato libero 500 Scudi. Soggiungendo che se il denaro non fosse stato trovato all'indomani i Briganti gli avrebbero tagliata un'orecchia [conserviamo la forma storica del documento, con l'evidente errore di ortografia] e il posdomani la testa." Nel messaggio veniva specificato che il denaro doveva essere portato a Camposecco di Camerata, dove riferiva il rapporto dei Carabinieri di Carsoli, "...pare abbiano i Briganti condotti i due giovani." I militi riferivano anche che Gaetano Caraoli era in attesa di ulteriori sviluppi della vicenda.
La scomparsa della più antica chiesa di Colli
1786 . Le proprietà della chiesa S. Giovanni |
Nella Bolla di papa Clemente III del 1188 al vescovo dei Marsi Eliano, compare la chiesa di S. Giovanni a Colli. In poco più di settanta anni le chiese della Diocesi hanno avuto un incremento di oltre 500%: cifra astronomica, pur considerando che i vescovi gregoriani ebbero una frenetica attività edificatoria e sottolineando che la sede dei Marsi restò vacante per ventiquattro anni dopo la morte di Berardo. E' più verosimile pensare che, alla fine del XII° secolo, la Diocesi era stata riunificata e così si spiegherebbe perfettamente il numero elevato delle chiese presenti nella seconda Bolla. Non è da escludere, tuttavia, che la costruzione della chiesa di S. Giovanni, collocata all'interno del Castello dei Conti dei Marsi, possa essere stata promossa dallo stesso Berardo, nel corso del suo pastorato (1110 - 1130).
Visita Pastorale del 1690 |
Il Blog di Colli nella WayBackMachine
Cattura/Immagine del Blog di Colli |
Internet arrchive è stato fondato nel 1996 da Brewster Kahle e la WayBackMachine è il servizio che consente di accedere a versioni archiviate di pagine Web del passato. Preservando questi artefatti è stata creata una Biblioteca digitale che è messa a disposizione, gratuitamente, di ricercatori, storici e studiosi. Questa sorta di eredità culturale, permetterà alla futura civiltà di avere una Memoria e di trarre insegnamenti dai successi e dai fallimenti di quella che l'ha preceduta: sarà uno strumento di analisi unico per gli storici del futuro poiché la società contemporanea produce sempre più artefatti in forma digitale.
Per visionare una della pagine del Blog di Colli, presenti nella WayBackMachine di Internet Archive seguire questo link. Per redigere il post, le informazioni sono state attinte da Wikipedia, alla voce Internet Archive.
Le due Parrocchie di Colli
Documento che infirma la datazione dell'Archivio vescovile |
L'immagine qui accanto è l'atto con il quale il giudice della Camera vescovile di Pescina risolve la lite tra la medesima Curia ed un cittadino di Colli, Giuseppe di Oderisio, sulla proprietà contestata di un terreno agricolo. All'udienza del 30 Aprile del 1698, il convenuto è assente in quanto è impegnato: "...nella Campagna di Roma a guarzone al carreggio del carbone..." ed è rappresentato da sua moglie Laura e dal cognato Tomaso di Leonardo; nello Stato delle Anime che pubblichiamo il nucleo familiare di Giuseppe di Oderisio è formato da lui e dalle figlie Giovanna e Berardina. Laura non c'è perché, verosimilmente, già deceduta; pertanto il terminus ante quem di quel documento può essere solo coevo o successivo all'anno 1698.
Ricollocata la fonte in un contesto più appropriato, possiamo analizzare il suo straordinario valore storico per il nostro paese. Questo Stato delle Anime, tra i tanti che abbiamo reperito nell'Archivio Vescovile, colmi di cancellature e di integrazioni non datate che ne sviliscono l'interesse storico, suddivide i nuclei familiari nelle due parrocchie allora esistenti: quella di Gio Battista, che probabilmente insisteva nell'area che va dall'attuale Albergo di Sestilio Berardini al rione La Villetta, addossato al castello dei Conti dei Marsi; l'altra di San Nicolao a cui facevano riferimento i nuovi rioni collocati lungo la via Valeria e l'area intorno alla stessa chiesa di S. Nicola. Ogni componente dei nuclei familiari è individuato con il rapporto di parentela con il capofamiglia, a fianco, è riportata l'età.
Una pagina dello Stato delle Anime |
PARROCCHIA DI GIO' BATTISTA: Giovanni Di Nicola (4); Domenico Di Fausto (7); Isidoro Di Fausto (3); Maria del Quondam... (4); Giacinto Di Tomaso (3); Domenico Di Aniceto (8); Filippo Di Carlo (7); Sisto del Quondam Giò Francesco (10); Stefano del Quondam Giò Francesco (5); Marcello Di Domenico (3); Tomaso Di Domenico (5); Tomaso Di Leonardo (4); Angelo Antonio Di Michelangelo (6); Giuseppe Di Odorisio (3); Domenico Di Carlo + Odorisio Di Carlo (8); Giò Battista Zazza + Mattia del Quondam Stefano (8); Felice Antonio Caroli + Angela Di Sisto (5); Ascanio Floris + Alessio Simeoni (3); Adriano Floris (1); Pasquale Di Carlo (7); Giò Domenico Falgioneo + Berardo Falgioneo (10); Carla Di Gregorio (4); Giustino Di Giò Battista + Francescantonio (6); Giò Pietro Pennazza (2); Angelo Di Dio (7); Antonio Mancinij (5); Madalena Di Berardo (2); Carlo Latini (3); Verginia Feliciani (1); Giuseppe Berardini (7); Luisa Di Canale (5); Felice Antonio Simeoni (6); Domenico Antonio Simeoni (3); Giò Carlo Simeoni (5); Geronimo Simeoni (2); Calisto D'Anastasio (5); Giovanna Di Ascentio (9); Berardo Simeoni (2).
PARROCCHIA S. NICOLAO: Giò Maria Berardini (4); Giò...Quondam Giò Francesco (2); Domenico Angelo Di Carlo (5); Carlo Antonio Caroli (9); Berardino Pignata (7); Giò Berardini (8); Prospero Prosperi (5); Angelo Di Nicola (6); Giò D'Aurelio (7); Cesare Di Gregorio (7); Antonio Lauri (3); Giò Carlo Simeoni (6); Antonio Latini (4); Antonio D'Aurelio (7); Cresiata Di Dio (7); Giò Simeoni + Antonio D'Ercole (7); Sante Di Domenico (5); Vittoria del Quondam Giò (3); Angelo Di Barnabeo (6); Giuseppe Ferri (10); Matteo Lauri (10); Andrea Lauri (5); Domenico Di Giò Angelo della Scarpa -l'odierna Licenza- oste dell'Osteria S.l.C. (8); Barnaba Lauri (5); Berardino Lauri (3); Silvestro D'Oratio (4); Giò Di Fabritio (3); Antonio Di Dario (2); Pietro Lauri (4); Bartolomeo Lauri (5); Giorgio Caroli (7); Domenico Di Antonio (4); Lorenzo D'Angelo (5); Nicola del Quondam Francesco (2); Antonio Di Marcello (5); Francesco D'Aurelio (6); Celestino Di Domenico (4); Alessio D'Amicis (4); Ignazio Di Dario (6); Francesco Caciotti di Oricola, Oste dell'Osteria di Colli (2); Filippo Parente (3); Berardino Parente (4); Giuseppe Parente (7); Francesco Parente (8); Massimiliano Di Domenico (2); Fabritio Di Pietro (6); Sante D'Aurelio (8); Domenico Di Giuseppe (7); Giocomo Antonio di Antonio (3); Antonio Buldrini (6) Giò Battista .... (6); Matteo D'Aloisio (6); Filippo ... (7).
Gli abitanti complessivi erano 470 (188+282); 321 avevano meno di quaranta anni. Alcuni nuclei erano individuati solo con il nome del capostipite (Quondam) o erano formate da più famiglie che coabitavano; per le ultime due non siamo riusciti a decifrare la grafia del loro patronimico. L'onomastica di questo Stato delle Anime si ritrova diffusamente, nell'elenco dei parroci che avevano officiato a Colli (Floris, Pignata, Simeoni, già Simeonibus, Prosperi, Lauri). La famiglia Di Carlo, oggi estinta, commitente dell'affresco di S. Ambrogio nella chiesa di S, Berardo, era quella che contava il maggior numero di componenti. Non era ancora radicata nel nostro territorio la famiglia Panegrossi. Trova conferma l'ipotesi, presente nelle Note manoscritte che ci ha lasciato Giuseppe Mantica, che tra le prime famiglie ad abbandonare il rione Castello, per popolare l'asse lungo la Valeria, furono quelle dei Parente (tutte classificate entro i confini della Parrocchia di S. Nicolao) e quelle dei Simeoni (in maggioranza ancora residenti entro la giurisdizione della Parrocchia di Giò Battista, ma, una parte consistente di essa, già inglobata in quella di S. Nicolao). I conduttori delle due osterie censite, non erano autoctoni.
Piazza Palazzo riscoperta
L'ipogeo ritornato in superficie a Piazza Palazzo |
Il dr. Giacomo Lauri, cultore di storia locale, aveva da tempo formulato l'ipotesi, basata sull'analisi della polisemia degli elementi architettonici della Piazza, che quell'arco fosse l'ingresso di una scalinata di accesso alla cappella palatina dei Colonna, posta nell'area dove è stata edificata, in seguito, la chiesa di S. Antonio. Questa scoperta non suffraga ancora la tesi ma, da un'attenta ricognizione del luogo, si possono intravedere manufatti che sono certamente opera di un intervento normativo antropico.
Che tutto il rione di Piazza Palazzo sia di origine antichissima (verosimilmente il secondo nucleo di popolamento di Colli dopo quello del rione castello) ce lo conferma questo passo del manoscritto Fatti Storici che abbiamo ricevuto da Marcello Mantica.
La parte del manoscritto riguardante il medico Simeoni |
Anche in questo caso mi sono avvalso dell'interpretazione del manoscritto Fatti Storici inviatami da Giovanni Anastasi, che ringrazio.
Sui confini orientali di Colli
Pubblicato da
Maurizio
, 27/07/16 at 21:37, in
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Colli
L'accettazione dei confini orientali di Colli |
Questo documento inedito, datato 1746, che pubblichiamo (Archivio Vescovile di Avezzano), spiega in parte le ragioni di tanta acrimonia. E' la decisione con la quale "Pena di scomunica" (lite tra Collium e Arce Cerri sui confini, promossa dai Massari del nostro paese), il vescovo dei Marsi del tempo Domenico Antonio Brizi (1741-1760) impone che i confini orientali di Colli siano delimitati dal Colle Zippa (probabilmente la sommità attuale che si trova alla'altezza del Km 86,00 della Valeria), il prato della Fonte della Canale, Piscina e Terre Roscie (sicuramente la località oggi denominata Terrasassosa). Il giudizio precisa che l'Unità di Colli ha pagato la "Bonatenenza", un onere che i cittadini di Colli versavano ai Massari per sfruttare queste terre.
A conferma dell'importanza religiosa di Colli in quel tempo, l'atto è sottoscritto da Domenico Antonio Colella Arciprete e da Caetani De Carolis Arcipresbitero; per Arce Cerri è apposta la firma di Hieronimus Grossi, Curato.
Ricostruito l'albero genealogico dei Panegrossi
L'albero Genealogico della famiglia Panegrossi redatto dal Dr. Mantica |
Questo testo è un'ulteriore smentita alle fantasiose ricostruzioni sull'origine della famiglia, nel Seicento, apparse su un periodico locale e sul portale di informazione locale Terremarsicane. Avevamo già dimostrato, in un precedente post, che non vi era traccia dei Panegrossi a Colli nella seconda metà del Seicento ed avevamo pubblicato il primo documento che attestava la loro esistenza nel nostro territorio, grazie al professore Adolfo Bultrini che ci aveva fatto pervenire l'atto di matrimonio tra Antonio Panegrossi e Angela Romana Carlizza del 1782. Era la stessa fonte che, autonomamente, il dr. Mantica aveva rintracciato nella seconda metà del secolo scorso.
Il manoscritto ci propone anche un'interessante novità: il tratteggio di uno stemma araldico che per l'iconografia fa pensare ad una origine nobile della famiglia Panegrossi. La presenza, nella referenza iconografica, di monti trilobati ricorda lo stemma della famiglia comitale dei Marsi (cinque monti).
Infine seguendo questo collegamento ipertestuale si ottiene, in download xls, una più accurata ricostruzione dell'albero genealogico della famiglia Panegrossi che è il frutto della collaborazione di Marcello, Alberto e Sandro Mantica con il Dr. Aldo e Silvana Panegrossi.
Agli albori della storia di Colli
Un periodo scarsamente studiato della storia di Colli è quello della sua probabile fondazione. Spesso l’aneddotica, il mito fondante del Paladino Orlando e la sua spada Durlindana,
rispolverato anche di recente sui social network con risvolti decisamente esilaranti, prendeva il sopravvento sulla ricerca scientifica rigorosa:
tra le tante ipotesi frivole che ci è capitato di leggere soltanto due contributi, legati, in verità, più alla linguistica che alla ricerca storiografica e, una lontana eco, nelle Annotazioni delle Memorie storiche... di don Paolo Panegrossi ci sono parsi come lodevoli sforzi per comprendere questo evento cruciale del nostro
paese.
Gli scavi che l’école français de Rome ha condotto lungo la valle del Turano dal 1993 e la pubblicazione del voluminoso carteggio relativo ai sondaggi svolti che hanno rivelato le due fasi di “incastellamento” del territorio, unito al prezioso lavoro di ricerca effettuato sui documenti castrali del Regesto Farfense e sulle vicende dinastiche della famiglia dei Conti dei Marsi nell’area, ci consentono ora di comprendere meglio, almeno la temperie storico-sociale, nella quale è stato costruito il castello, primo nucleo abitativo dalla espansione del quale sorse Colli.
Genealogia dei Conti dei Marsi |
La prima attestazione documentale della presenza dei Conti dei Marsi nella media valle del Turano risale al 1030; ma i possedimenti della famiglia comitale in territorium carsolanum risalgono alla seconda metà del X secolo ed è altamente probabile che il castello di Colli sia stato costruito in questa epoca, prima come baluardo alle esondazioni saracene dalla valle del Turano, poi entrando a far parte di un sistema di difesa speculare che comprendeva il castello di Oricola e di Carsoli.
Al primo posto dei proprietari fondiari della valle del Turano figuravano i Conti dei Marsi e di Rieti. Dopo la morte del capostipite Berardo I (947-972), suo figlio Rainaldo II (972-1000) gli successe come Conte dei Marsi, mentre un secondo figlio Teodino (970-1000), divenne Conte di Rieti.
Il tentativo della dinastia di radicarsi profondamente nell'area è testimoniata dalla creazione di una effimera Diocesi di Carsoli dal 1050 al 1056 (vescovo Attone) e di ritagliarsi un territorio ben munito e fortificato procedendo al cosiddetto "primo incastellamento" della media valle del Turano, come hanno confermato gli scavi dell'école français de Rome nei territori di Offiano e Montagliano. Dal 1060, la rottura della solidarietà familiare, determinò lo smembramento di questi possedimenti a vantaggio dell'abbazia di Farfa.
Al primo posto dei proprietari fondiari della valle del Turano figuravano i Conti dei Marsi e di Rieti. Dopo la morte del capostipite Berardo I (947-972), suo figlio Rainaldo II (972-1000) gli successe come Conte dei Marsi, mentre un secondo figlio Teodino (970-1000), divenne Conte di Rieti.
Il tentativo della dinastia di radicarsi profondamente nell'area è testimoniata dalla creazione di una effimera Diocesi di Carsoli dal 1050 al 1056 (vescovo Attone) e di ritagliarsi un territorio ben munito e fortificato procedendo al cosiddetto "primo incastellamento" della media valle del Turano, come hanno confermato gli scavi dell'école français de Rome nei territori di Offiano e Montagliano. Dal 1060, la rottura della solidarietà familiare, determinò lo smembramento di questi possedimenti a vantaggio dell'abbazia di Farfa.
Colli nel Seicento aveva molte altre chiese
La nota manoscritta di Silvestro Floris |
La prima informazione riguarda il consistente numero di Prelati presenti a Colli in quell'epoca: Domenico Parente, Silvestro Floris, senza beneficio, Pirro Parente, Romolo Floris ed il Chierico Antonio de Prosperis (o Prosperi). Dal frammento della Visita Pastorale del 1640 del Vescovo dei Marsi Lorenzo Massimi (la relazione non è firmata ma attribuita dalla catalogazione dell'Archivio Vescovile di Avezzano a questo Vescovo che esercitò il suo pastorato dal 1632 al 1647) apprendiamo che il redattore della nota manoscritta era stato nominato curato della chiesa parrocchiale S. Nicola da Philippi Columne (Filippo Colonna) e confermato dalla Bullas del Vescovo Bartolomeo Peretti, il 28 Agosto 1613. Domenico Parente era stato dotato di vari beneficis (proprietà) legati alla parrocchia S. Nicolai da Marci antoniis Columne (Marcantonio Colonna) e confermato dal Vescovo Bartolomeo Peretti il 28 (...) 1599. Questa pletora di chierici e le investiture prestigiose che li accompagnano, sembrano ulteriormente suffragare, l'ipotesi che formulammo nel corso della presentazione degli affreschi riportati alla luce nella chiesa di S. Berardo, il 1 Maggio del 2015, del particolare dinamismo economico/religioso di Colli nel XVI e XVII secolo, che favorì lo sbocciare di quel magnifico ciclo pittorico.
La nota manoscritta procede, poi, all'inventario delle reliquie presenti nella varie chiese e tra le tante ci piace segnalare quella dei "...capelli di S. Francesco".
Nel capitolo dedicato alle notizie sul paese, Silvestro Floris, c'informa che "...Anime numero 566" erano residenti. Le compagnie o confraternite erano tre: Santissimo Sacramento, San Berardo e Santissimo Rosario.
Frammento Visita Pastrorale |
L'espressione che utilizzò Paolo Panegrossi nelle sue Memorie Storiche, localizzando questa chiesa (annotazione 1), "la rocca...conteneva", si prestava a qualche equivoco: ora si ha la certezza che l'edificio sacro si trovava dentro il castello nella parte meridionale (approssimativamente dove ore c'è l'ingresso).
La nota manoscritta termina con la descrizione dei vari altari della chiesa di san Nicola e l'elencazione di alcuni libri presenti in canonica.
Le chiese di Colli a fine Ottocento
In una memoria (collegamento ipertestuale al documento) che l’ex parroco di Colli, Paolo Panegrossi, inviò al Vescovo dei
Marsi il 7 Febbraio 1891, per richiedere
una messa di anniversario annuale (“un
funerale, il più semplice che usi in paese”) dopo la sua morte (che
interverrà il 28 Agosto 1898) come parziale risarcimento per i suoi continui
impegni finanziari per risanare le chiese di Colli, si possono ritrovare numerose informazioni sul loro stato di conservazione nella seconda metà del secolo XIX°.
Don Paolo
esercitò la sua missione pastorale a Colli dal 1868 al 1887. Il suo successore fu
un economo curato, quindi non un parroco
a pieno titolo, Alfonso Continenza
che si dimise nel 1891 e due anni dopo per ordine del Vescovo dei Marsi, venne
sollevato dall’incarico. Questa successione deve essere stata particolarmente
burrascosa e lo si intuisce sia dal linguaggio severo che
utilizza il Sacerdote di Colli (“[…] Quali
e quante fossero le rendite della Parrocchia or è dimostrato ad evidenza da
fatti giuridici.”) che dalla misura irrituale che il Vescovo fu indotto a prendere (spero di poter
prossimamente chiarire meglio questa vicenda analizzando i documenti presenti
nell’archivio vescovile di Avezzano). Dopo un periodo di vacanza, il 7 Febbraio
1898, nell’arcipretura di San Nicola fu designato Cesare Lucchetti, che sarà il Parroco più longevo (47 anni di
pastorato) dell'età Moderna e Contemporanea a Colli.
Don Paolo,
dopo aver ricordato di aver speso 500 Lire per ristrutturare la casa parrocchiale,
si sofferma su lavori nelle varie chiese di Colli che promosse o finanziò con
le proprie risorse economiche. Abbiamo così un affresco molto suggestivo del
nostro paese alla fine dell’Ottocento.
Chiesa di S. Berardo - La sagrestia aggiunta |
Nella chiesa di San Berardo, oltre ad aver risanato
il tetto ed effettuati alcuni ornamenti interni, fu decisa una misura radicale
per eliminare l’umidità perenne che affliggeva vari settori della chiesa: nella
parete confinante con l’antica Valeria “fu
eseguita alla maggiore profondità possibile uno scavo lungo tutta la parete
superiore e difesa con contromuro per lasciar libero il vuoto alla corrente dell’aria”.
L’altare che ospitava la statua del santo “inquinato
da umidità di ignota provenienza e per liberarvelo fu presa dai fondamenti con
solidità non ordinaria un’aggiunta alla chiesa stessa in forma di ferro di
cavallo da cielo a terra.” Questa descrizione ci fornisce una preziosa
informazione: la chiesa di San Berardo quando fu edificata (ad oggi, la fonte
più antica che attesta la sua presenza nel nostro paese, è il libro delle
Decime dell’anno 1303) aveva una forma rettangolare che non includeva l’attuale
spazio collocato dietro l’altare di san Berardo.
Gli interventi che Paolo Panegrossi promosse nella chiesa Parrocchiale di San Nicola
furono quello splendido soffitto a cassettoni
che, dopo i lavori di ristrutturazione del secolo scorso, ora è solo
parzialmente visibile e l’aggiunta di una “restrosagrestia
ampia e decente per conservare Sacri Arredi e Utensili di chiesa”.
Chiesa di S. Rocco - Il sapiente recupero |
Nella chiesa di san Rocco fu ricostruita la Cona che
raffigurava l’Annunciazione della beata vergine Maria “i cui muri erano di sostegno a quella piccola chiesa rurale. Fu
rifatta dai fondamenti la Cona nella quale manca ancora la pittura”. Da
questa descrizione particolareggiata si desume che solo successivamente fu
edificata l’edicola attuale che ora è unita alla chiesa di san Rocco.
Don Paolo Panegrossi, con la modestia
che lo contraddistingue e che dovrebbe essere da monito ai tanti personaggi
moderni sempre pronti a promuovere e valorizzare ogni loro azione, tralascia di elencare i
molteplici interventi che promosse a sue spesa nella chiesa palatina di
famiglia della Madonna della Speranza e le ingenti risorse che dedicò al risanamento
della strade di accesso a tutte le chiese di Colli.
La "carrozzabile" per Carsoli iniziata nel 1879
Il tracciato della nuova Valeria in una foto del 1900 (Archivio Mantica) |
Sigillo Chiesa S. Nicola di Colli - 1879 |
Una serie di missive che il Parroco di Colli don Paolo Panegrossi, invia al Vescovo dei Marsi dell'epoca, per perorare la causa dei lavoratori impegnati nella costruzione della nuova strada "carrozzzabile" tra Colli e Carsoli che sostituirà il vecchio tracciato della via Valeria, richiedendo la dispensa per le maestranze impegnate nell'opera, dal frequentare le funzioni religiose nei giorni festivi per recuperare eventuali periodi di inattività dovuti all'inclemenza del tempo, ci fornisce, altresì, numerose notizie del nostro paese molto interessanti.
La costruzione della strada iniziò nel dicembre del 1879; arrivarono circa cinquanta operai dalla Toscana e dal Piemonte e furono impiegati anche lavoratori dei paesi vicini e di Colli. Il salario era di "una lira al giorno per gli uomini robusti allorché vadano al lavoro dallo spuntar del giorno si presso al tramonto del sole."
Inoltre si apprende che quell'anno "per la scarsezza dei raccolti verificatasi non solo qui, ma generalmente dappertutto, talune famiglie di Colli sono già ridotte a stato di necessità indubitatamente grave, abbenché siamo al principio dell'inverno, ed il loro numero dovrà crescere ogni giorno."
Infine un'attenta lettura della referenza fotografica pubblicata in alto, che ci è stata messa gentilmente a disposizione da Alberto Mantica, datata Settembre 1900, ci restituisce elementi orografici del territorio oggi completamente scomparsi; in primo luogo quell'imponente muro di sostegno, in opus reticolatus, nel versante nord della nuova strada che ora non esiste più ed il declivio molto più aspro rispetto ad oggi dell'area al disotto del Km 80 della Valeria. Da quel largo si snodava una strada, non più esistente, che probabilmente conduceva al tratturo che consentiva di raggiungere l'eremo di Sant'Angelo e i fertili campi di "Marinome" e "Vallendenza" (valle Intensa). Si ha la conferma che l'attuale cimitero non era ancora stato costruito (lo sarà nel 1905).
Le risorse artigianali di Colli nell'antichità
L'interno del laboratorio di un Fabbro |
Le professioni prevalenti erano quelle del Bracciante e del Coltivatore; tuttavia non è infrequente imbattersi in mestieri come Lanaio, Caldaio, Sarto, Fabbro Calzolaio, ecc. a testimonianza di una certa propensione verso l'imprenditoria artigianale.
Ora troviamo un'ulteriore conferma di questo dinamismo economico in due brevi passaggi presenti nel manoscritto di ANTONIO ZAZZA, Notizie di Carsoli, Pietrasecca 1998, che per gentile concessione del Presidente dell'Associazione Lumen, don Fulvio Amici, abbiamo potuto visionare nell'unica copia-master presente in archivio.
La prima informazione, contenuta nel foglio 4v (pagina 13 del testo stampato), riguarda un mastro Gervasi di Colli che rialzò di un terzo la torre campanaria della chiesa di Santa Vittoria di Carsoli, sottolineando che l'artigiano: "...lavorò nella sagrestia di San Pietro in Roma...".
L'altra notizia interessante la troviamo nel foglio 6r, (pagina 15 del testo stampato) in cui si afferma che: "La chiesa di S. Antonio Abate poco fora le mura di Carsoli col suo ospedale dicono fondata coi beni di una tal carseolana andata a marito in Colli, e coi beni di suo marito...". E' una prova indiretta di come Colli tra il XVI e XVIII secolo fosse il paese economicamente più florido della nostra zona e che una sua cittadina potesse elargire alla collettività risorse finanziarie per costruire una chiesa con annesso l'ospedale.
Meraviglie strappate alle tenebre oscurantiste
L'affresco visto in prospettiva |
La conversione di Fabritio de Ambrosio |
Fabritio de Ambrosio - Particolare |
I sessantotto miracoli che Berardo compì quando era ancora in vita, dopo la morte, nel corso e successivamente alla traslazione della sua salma dal Chiostro a dentro le mura di Santa Sabina, non hanno mai avuto una rappresentazione pittorica o raffigurati con un'altra forma di espressione artistica. La sola leggenda agiografica di Giovanni di Segni riverbera nel tempo il ricordo di questi prodigi. Dal 1 Maggio saranno visibili nella chiesa di san Berardo di Colli di Monte Bove gli unici due miracoli del vescovo dei Marsi sinora rappresentati, riportati alla luce dall'equipe della D.ssa Piera Ferrazzi, con il contributo finanziario dell'Amministrazione separata dei Beni Civici del nostro paese.
Scritta di committenza |
La grande peculiarità del dipinto, che autorizza l'ipotesi di un'attribuzione prestigiosa, è l'utilizzo di singolari volumi per veicolare una sorta di secondo linguaggio qualora lo si osservi in prospettiva: l'opera acquista una profondità tridimensionale ed emergono particolari non facilmente rilevabili nella visione diretta (ad esempio la stilizzazione di un paesaggio all'altezza dei piedi della croce).
La data di committenza è del 1626.
Il prodigio del fanciullo al quale è donata di nuovo la vita |
Miracolo di Berardo - Particolare |
Il secondo Miracolo di Berardo venuto alla luce, è quello del fanciullo perito nel lato scosceso della piazza di san Berardo a Colli ed al quale il santo donò di nuovo la vita. Purtroppo gli interventi antropici hanno fortemente alterato la leggibilità dell'insieme: sicuramente è andata perduta la figura del vescovo del quale è riconoscibile solo una parte del bastone pastorale. La grossolanità delle figure della madre e del fanciullo contrastano con quelle dei due personaggi rappresentati in basso, molto più elaborate. Risulta evidente l'impiego di maestranze ed artisti diversi.
Questa eccezionale campagna di campionatura degli affreschi presenti nella chiesa di san Berardo di Colli di Monte Bove ha permesso, altresì, di evidenziare altre composizioni che sarebbe estremamente interessante poter riportare definitivamente alla luce. In questo caso, però, è la Sovrintendenza alle Belle Arti di Aquila che dovrebbe promuovere la campagna di studio in quanto le risorse finanziarie da mobilitare sono ingenti.
scena pittorica con volto di Berardo |
Motivo affiorato dopo saggi mirati |
Altra scritta di committenza emersa |
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