COLLI

I Pizzicuni: piatto ricercato della cucina di Colli

Conquistato il proprio piatto di Pizzicuni
lo si consuma anche in piedi (Agosto Collese 2010)
La ricetta dei Pizzicotti
della Sabina
I Pizzicuni, il piatto povero della tradizione culinaria contadina di Colli di Monte Bove, è diventato il più ricercato nelle sagre estive del carseolano. Composto da ingredienti semplici (farina, acqua, pancetta, salsiccia, olio) è una pietanza di facile preparazione: tuttavia richiede molta maestria nelle fasi di stiratura e di cottura. Le donne più anziane del paese, custodiscono una ...formula magica, tenuta gelosamente segreta, che rende il piatto preparato a Colli di una prelibatezza unica.
Paolo Emilio Capaldi ci ha segnalato il testo di Maria Giuseppina Truini Palomba, Cucina Sabina, Franco Muzzio Editore, dove è presente un piatto simile al nostro, i Pizzicotti che, comunque, differisce molto negli ingredienti utilizzati per il condimento.



Sul numero 44 di AEQUA, è stato pubblicato un breve saggio storico/gastronomico sui Pizzicuni.

Le Pagine del Laurenti su Colli di Monte Bove

La Prima Edizione di
Oricola e Contrada Carseolana
di Paolo Emilio Capaldi

Durante il primo quarantennio del ‘900 escono in Italia numerose monografie riguardanti la storia locale delle piccole cittadine italiane.
Una di queste è quella del Laurenti su Oricola e i paesi del circondario di Carsoli.
L’autore nacque a Scarpa (Cineto Romano) nel 1875 e morì nel 1948.
Egli, come scrive nella prefazione, dovette « raccogliere e vagliare notizie di parecchi scrittori, analizzare e leggere volumi logori dalla polvere e dai secoli e decifrare abbreviazioni e segni convenzionali a prima vista incomprensibili ».
Per questo trovò difficoltà nella ricostruzione della frammentata storia di questi luoghi: nel mettere insieme le scarse notizie sull’epoca antica degli Equi e dei Romani, nell’osservare i passaggi di questo o quel castello di famiglia in famiglia durante il medioevo, nel descrivere le vicende degli eserciti stranieri che attraversarono queste terre, nel raccontare le guerre di confine e le lotte contro il brigantaggio e nel riportare le ultime vicende che portarono stabilità politica e amministrativa con l’unità d’Italia.
Un’altra caratteristica, come indicato nel sottotitolo dell’opera, è quella di realizzare uno scritto mosso più che altro dall’entusiasmo e dalla passione per la propria terra e per la propria gente.
Va alle stampe un’opera agile, riassuntiva e abbastanza completa, senza pretese di esattezza e rigore storico e per questo con alcuni inevitabili errori.
La sezione riguardante Colli di Montebove offre delle indicazioni su alcune iniziative dello stesso autore presso il Parlamento italiano per le strade e la viabilità di quel luogo.
Sicuramente scartabellando gli atti parlamentari del 1920 si potranno riesumare i discorsi aulici sulla cittadina e si potrà riportare alla luce la situazione del paese, “fotografata” dalle parole ridondanti di quella rispettabile aula.
L’autore rivede la toponomastica del paese e del monte su cui esso si appoggia fornendo qualche spiegazione; fa un breve accenno sui monumenti del paese, sulla figura di San Berardo e quando, sul finire, s’imbatte nella descrizione storica del possesso dell’antico castello, scambia Colli di Carsoli (Celle), con Colli di Amatrice, attribuendone erroneamente il possesso alla famiglia Vitelli che mai abitarono Colli.
Nonostante quest’errore l’operetta rimane un’importante testimonianza d’interesse e di amore per la Sua e la nostra terra.
Il libro è stato recentemente ristampato (2009), dall’Associazione Culturale Lumen di Pietrasecca.

L'Enigma della genealogia dei Conti dei Marsi

Ricostruire l'Albero Genealogico della famiglia Berardi, Conti dei Marsi, è estremamente difficile e complesso sia per la scarsità delle fonti che per l'interesse storiografico, relativamente recente, rivolto alla storia dell'Abruzzo in generale e della Marsica in particolare (tralasciamo il dibattito sulla presunta parentela tra la famiglia Berardi e Santa Rosalia in quanto scientificamente irrilevante e frutto di occasionale estemporaneità) .
La ricostruzione effettuata dal Muratori nel Rerum Italicarum Scriptores, non specificando il numerale del nome proprio (Berardo, Oderisio, Rainaldo, ecc.), è di scarso ausilio perchè, come vedremo in seguito, questa mancanza ingenera non poche confusioni. 
Lo studio di A. Sennis apparso  in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo e archivio muratoriano è sicuramente il più attendibile in quanto è stato oggetto di attente verifiche scientifiche e avuto riscontri oggettivi con ricerche condotte da altri storici. 
Tuttavia le aporie storiografiche emergono se si mettono a confronto le ricostruzioni prospettate dallo stesso Sennis e John Howe, storico della Texas University, proprio sulla figura del nostro Berardo. Per il primo, il futuro vescovo dei Marsi, sarebbe il figlio del conte Berardo IV, a sua volta, figlio di Berardo III che era fratello di Oderisio II, mentre per il secondo sarebbe il figlio di Berardo I di Collimento, il cui padre era Oderisio II, fratello di Berardo III. Il Catalogus Baronum, Commentario propone una terza ricostruzione.
Jacques Dalarun nel volume di imminente pubblicazione in italiano, Berardo dei Marsi (1080 - 1130). Un vescovo esemplare, proporrà un'ulteriore ipotesi iconografica dell'Albero genealogico dei Conti dei Marsi che hanno conservato il titolo comitale dalla discesa in Italia di Ugo di Arles (926)  al 1143.
 

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.