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L'Anfiteatro di Virilassi |
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico
Nella Vita del Beato Berardo scritta da Giovanni di Segni, ricostruita di recente ed editata in francese e in latino dal prof. Jacques Dalarun, sono presenti più di cinquanta toponimi di località di epoca romana, per lo più collocati nella Marsica e nell’Abruzzo centrale, dove Berardo
operò prodigi e dispiegò il suo pastorato, inaugurando una nuova arte di governo della Chiesa, incarnando un modello vescovile tipicamente Gregoriano.
Alcune di queste città romane vennero individuate attraverso un’appassionante avventura culturale che vide coinvolti alcuni cultori di storia locale, collaboratori della
rivista di studi e ricerche Aequa; per altre si suggerirono delle ipotesi di lavoro: tra queste vi era Virilassi, prospettando che potesse trattarsi di un insediamento antropico prossimo a Civitas Marsorum, l’odierna San Benedetto dei Marsi, caratterizzato dalla presenza di un anfiteatro. Il reperimento di alcune fonti documentali confortano l’ipotesi formulata
e l’enigma della Virilassi romana può, quindi, considerarsi risolto.
Nella propria tesi di laurea Fernique E., De Regione Marsorum. Thesim proponebat Facultati Litterarum Parisiensi, Lutetiae Parisiorum, Apud E. Thorin Bibliopolam et Editorem, mdccclxxx, pp. 74-80, scrive: “Fuori delle mura, verso settentrione, vi sono ruderi di un anfiteatro; esso era lungo circa sessantacinque passi (m. 95), largo
cinquantuno (m. 75); si può ancora vedere una porta, ma l’arena, a poco a poco, è stata ricoperta di terra né ormai si vedono vestigia di sedili”.
Nel secolo scorso, il direttore dell’Ufficio Tecnico del comune di Avezzano Loreto Orlandi, ispirandosi ampiamente alla Relazione del 15 maggio 1891 all’onorevole Commissione conservatrice di monumenti, di antichità
e belle arti, della provincia dell’Aquila, sugli avanzi dell’antica Marruvio ne’ Marsi di Francesco Lolli (in Jetti G., La Marsica in due secoli, tra intellettuali, sovversivi e latifondisti, con una silloge di documenti inediti e rari, Avezzano, Ed. Kirke, 2012, pp. 69-96), pubblicò un prezioso volume (Orlandi L., I Marsi e l’origine di Avezzano, Napoli, Loffredo Editore, 1967, pp. 5-6. Le notizie sono state ricavate nella “nota biografica” di Palanza U. M.) con una descrizione dell’Anfiteatro ancora più accurata: “Il solo resto visibile di fabbrica è un quarto del
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Ipotesi della forma
architettonica del'Anfiteatro |
perimetro ellittico, compreso fra l’estremità sud dell’asse maggiore e l’estremità est
del minore, presso cui si nota una cella con parete frontale di m. 1,80 e lati di m. 2,00 con rivestimento a grossolano reticolo.
All’estremità sud dell’asse maggiore emerge dalla fossa una volta a botte a forma di androne con corda di m. 3,50 e freccia di m. 0,90 nella parte emergente
sul rinterrato fossato.
Esternamente all’arco di fabbrica ellittico, a partire dall’estremità est dell’asse minore, si veggono a fior di terra cinque pilastri convergenti al
centro dell’elissi, equidistanti fra loro di m. 4,00 e ciascuno largo m. 0,70 e lungo m. 2,50, La loro giacitura fa congetturare che appartenevano al porticato esteriore ed agli androni che se ne dipartivano, dando ingresso
al vomitorio ed all’arena.
La presenza dei cinque pilastri esterni permette di ricostruire nelle sue proporzioni l’intero anfiteatro.
Aggiunti circa tre metri della lunghezza dei pilastri alle quattro estremità degli assi sopra misurati, si ha l’asse maggiore di m. 98,00 e quello minore di m.
82,00 e dando questi diametri una elisse perfetta, è da ritenere che tale calcolo sia esatto.
Facendo la proporzione tra queste misure e quelle dell’anfiteatro Flavio, che ha l’asse maggiore di m. 187,00 ed il minore di m. 155 e nell’arena rispettivamente
di m. 85 e 53, nonché l’altezza totale di m. 49, risulta che gli assi dell’arena dell’anfiteatro di Marruvio sarebbero stati rispettivamente di m. 52 e m. 36, cosicché questo era grande oltre
la metà del Colosseo.
È così sempre con tale confronto l’altezza totale dell’edificio deve calcolarsi a circa m. 25,00, che permette tre ordini di arcate sovrapposte e la
capienza ragguagliata fra i trenta ed i trentacinquemila spettatori, che se può sembrare eccessiva in una città compresa nel perimetro di tre chilometri, non parrà più tale se si tien conto che
agli spettacoli dovevano accorrere abitanti di tutta la Marsica e dei paesi finitimi.
Considerando infine che una ellisse con i diametri di metri 98 e 82 dà luogo a sessanta archi di m. 4,00 di luce impostati su pilastri spessi m. 0,70, dei quali archi quattro
in corrispondenza delle testate degli assi rimanendone da questi intersecati giusto nel mezzo, possiamo ricostruirci l’aspetto dell’anfiteatro di Marruvio con tre ordini di arcate e con sessanta archi per ognuno”.
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Marruvium o Civitas Marsorum
odierna San Benedetto dei Marsi |
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