COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Siginolfum Comitem dona S. Vincenzo a Farfa

Regesto Farfense - Atto con cui Siginolfo dona la chiesa di S. Vincenzo a Farfa


Il documento che pubblichiamo è di un eccezionale valore storico in quanto è tratto da un rarissimo esemplare del Regesto Farfense (la copia in nostro possesso proviene da una importante Università Americana) e attesta la presenza della famiglia comitale dei Conti dei Marsi nella nostra area territoriale nell'XI secolo.
L'atto di donazione della chiesa di S. Vincenzo al Monastero S.ta Maria di Farfa, redatto dal "Iudex et notarius Rainaldus",  è datato 1062, mese di febbraio, indizione XV; rappresenta uno strumento di analisi ontologica per comprendere come è stato costituito il patrimonio di alcuni monasteri in epoca tardo-antica. Dopo il fallimento del tentattivo di costituire una diocesi autonoma a Carsoli, Siginolfo "... filium berardi comitis qui sumus habitatores castelli sancti angeli territorii carsulani...", temendo per la salvezza della propria anima "... et genitoris ac genitricis meae et coniugis meae...", spera di procurarsi per sé e per i suoi parenti l'indulgenza plenaria, concedendo la chiesa di S. Vincenzo al monastero di Farfa.
I confini dell'edificio sacro sono accuratamente descritti: "...A capitem viam, A II° latere fossatum, A III°latere alium fossatum, A pede viam publicam -In alto una strada; al II° lato un fossato, al III° lato un altro fossato, in basso una strada pubblica-)". La viam pubblicam è, senza ombra di dubbio, il vecchio tracciato della Valeria che in quel tratto costeggiava il fiume Turano e seguiva la morfologia della valle medesima. Uno dei testimoni che controfirma l'atto, Burrelli, era un esponente della famiglia comitale, conte dell'attuale Borrello, località abruzzese situata tra Chieti e Castel di Sangro.

Curiosità antiche di Colli

Chiesa S. Nicola - Committenza datata 1576
Nel documento manoscritto, denominato Fatti storici, vi sono alcune curiosità sul nostro paese che è molto interessante conoscere, avvertendo, tuttavia, che non vi è alcun riscontro oggettivo a quanto descritto. Dove sono riportate notizie infamanti, è stata omessa la persona alla quale si riferiscono.
Nel saccheggio del 1821 di Colli nell'abitazione di Luigi Panegrossi restarono solo: "...gli alari, i guarda cenere ed un orologio a muro[...] I [omissis] furono quelli che fecero gran bottino, perché i soldati solo roba da mangiare e non altro, i [omissis], come si dice..."
"Colli ai tempi di san Berardo era un forte recinto dal muraglione della provinciale in su..."
"I principi Colonna fecero fabbricare l'osteria di sor Luigi al sito della stalla dei De Carolis esisteva l'antica osteria per i passanti ai tempi di san Berardo quando esistevano le case del solo castello..."
"La famiglia Gervasi oriunda di Milano e Gervasio Gervasi, valente falegname, lavorava a S. Pietro in Roma, fece il Pulpito e Confessionale nonché il bancone in sacrestia, si dilettava anche di pittare. Ranalletti di Paterno fece le tre statue (malfatte) di S. Antonio S.Berardo e S. Michele."
 S. Nicola - La parte aggiunta
"La deposizione (l'affresco) a mano destra nell'entrata alla parrocchia dicesi sia opera del Renorcino...[seguono sette parole che non siamo riusciti ad interpretare in quanto collocate nella riga superiore della pagina 4 del manoscritto che non è intelligibile] una bella romana stia ruvinata perché fatta ritrarre da certo Pietro Gervasi." Il dipinto non è più visibile ma questa informazione è molto interessante perché ci fa comprendere che il vecchio ingresso della chiesa di San Nicola non era quello attuale ma collocato alla destra dell'altare maggiore, dove infatti c'è ancora una porta di accesso, e comunicava con l'esterno attraverso il porticato che ora insiste sulla via Colle di San Nicola. Del resto nella facciata sud della chiesa (prospicente la scalinata di Cimetore) si può vedere nitidamente che l'edificio sacro è stato ampliato, longitudinalmente, in un'epoca successiva alla costruzione del nucleo principale.
Chiesa S. Nicola - Quadro Anime Sante
"Il quadro della Anime sante opera di un ritrattista di Milano certo Graziani. Vale 30 ducati (non fatto bene). Il quadro di S. Nicola fatto bene ma non si sa da chi." E' certamente il quadro dell'altare maggiore della chiesa di San Nicola che raffigura in primo piano Papa Gregorio Magno ed in secondo, il santo di Bari.
"S. Filomena e S. Berardo affreschi in Castello del rev[erendo] Graziani (brutti). Il Crocifisso in S. Berardo ben fatto e antico (opera dell'800? credo)..." Apprendiamo da queste informazioni che nella chiesa di S. Giovanni Battista, sita dentro il castello, vi erano almeno due affreschi. E' errata la datazione del crocefisso (leggendo il manoscritto si comprende che si tratta della Conversione di Fabrizio de Ambrosio che è del 1626). Questo errore evidente ci consente comunque di collocare il manoscritto dei Fatti Storici come successivo al XIX° secolo.
"Nella grotta di S. Michele[si tratta dell'eremo di Sant'Angelo] vi abitava un anacoreta e fino a tempo fa esisteva l'Orto. Dicesi che il D. Prospero del Bufalo del Pre.mo Sangue nell'andare a predicare a Pietrasecca dopo di Colli entrasse li e disciplinandosi dicesse: Beati coloro che qui furono... Però nulla si sa di storico " 

L'effervescenza della società civile di Colli

la vecchia torre della chiesa S, Vittoria di Carsoli
Il terzo piano fu opera di Gervasio Gervasi (foto: A. Proietti)
Un'altra testimonianza della effervescenza della società civile di Colli nel corso dei secoli ci viene fornita dai Fatti Storici che ci sono stati fatti pervenire, in copia, da Marcello Mantica.
Abbiamo già avuto modo di tratteggiare la figura del poeta Berardino Simeoni  (detto il Riccio) che nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, soggetto ad una ammenda per aver violato le norme della fiera di Arsoli, declamò questa quartina su un palco improvvisato:



Venga un dolor di ventre ogni mattina
a chi stabilì legge romana
per accattarmi quattro pomi amari
quattro scudi pagai per due somari.

riuscendo a raccogliere un congruo obolo per saldare l'oblazione. Nota è anche l'attività del Notaio Apostolico Berardinus de Simeonibus e del medico Simeoni. Più oscura era la figura di Gervasio Gervasi, falegname e pittore ma, nei Fatti Storici, si leggono queste note: "Gervasio Gervasi , valente falegname, lavorava a S. Pietro in Roma (un'altra fonte attesta questa notizia: A. ZAZZA,  Notizie di Carsoli, Pietrasecca 1998, aggiungendo che fu il progettista del terzo piano della torre della chiesa S. Vittoria di Carsoli rappresentata nella foto in alto), fece il pulpito ed il confessionale (questa macchina era ancora presente nella chiesa San Nicola di Bari di Colli nei primi anni del secolo) nonché il bancone della sagrestia, si dilettava anche nel pittare..."
Nel testo è presente un'altra notizia preziosa: "...La parrocchia come la fontana che esisteva a Colli fatta fare dai Colonna..." Dal che deriva che la chiesa di San Nicola di Bari può essere stata edificata al massimo nel 1497, anno in cui Colli passò sotto il dominio dei Colonna che spodestarono gli Orsini.

Piazza Palazzo riscoperta

L'ipogeo ritornato in superficie a Piazza Palazzo
Nel corso dei lavori di sistemazione di Piazza Palazzo (pavimentazione in pietra, recupero del fontanile, isolamento dei punti di contatto della chiesa di S. Antonio con la medesima via per contenere l'umidità) è emerso un ipogeo alle spalle dell'arco a tutto sesto che insiste sulla facciata della fonte in pietra scalpellata e dove domina lo stemma araldico dei Colonna.
Il dr. Giacomo Lauri, cultore di storia locale, aveva da tempo formulato l'ipotesi, basata sull'analisi della polisemia degli elementi architettonici della Piazza, che quell'arco fosse l'ingresso di una scalinata di accesso alla cappella palatina dei Colonna, posta nell'area dove è stata edificata, in seguito, la chiesa di S. Antonio. Questa scoperta non suffraga ancora la tesi ma, da un'attenta ricognizione del luogo, si possono intravedere manufatti che sono certamente opera di un intervento normativo antropico.
Che tutto il rione di Piazza Palazzo sia di origine antichissima (verosimilmente il secondo nucleo di popolamento di Colli dopo quello del rione castello) ce lo conferma questo passo del manoscritto Fatti Storici che abbiamo ricevuto da Marcello Mantica.
La parte del manoscritto riguardante il medico Simeoni
"... La famiglia Parente fu la prima a dividersi e fabbricare ai pressi della minore chiesa di S. Berardo (è improbabile che sia questo il luogo perché non vi sono resti di edifici antichi nei pressi della chiesa evocata; più logico pensare che si tratti della chiesa S. Nicola di Bari oppure della chiesa di S, Antonio), e proprio quelle fabbriche che ora diconsi case nuove, tutte dei Parente. La 2.a famiglia furono i Simeoni dell'arco dei [...] a Rosa vedova del Petruncolo (?).In questa famiglia esistevano due preti che dicesi fossero stati avvelenati a Roccabotte ed un medico (si tratta di Berardinus de Simeonibus, notaio apostolico, curato a Colli e a Rocca di Botte, che edificò nel XVII secolo l'altare della Madonna della Concezione nella chiesa di S. Nicola di Bari ed attualmente ius patronandi degli eredi di Simeoni Antonio e Simeoni Luigi e, di un suo nipote Arcipresbitero). Il medico stava a Roma e per la sua villeggiatura a Colli stavasi costruendo il palazzo li sotto a S. Antonio che doveva estendersi chissà quanto di lì ancora verso Apolloni de la l'uccisione di un suo figlio non gli cagionava l'abbandono. Già vi abitava con la famiglia in quello che aveva accomodato quando sventura volle, un suo figlietto si alzava la notte e andava ad insultare le lavandaie li vicino alla fontana, un imbecille della famiglia Parente un giorno si pose in agguato presso la chiesa di San Rocco e l'uccise con una fucilata e questa fu la causa che il medico abbandonò il palazzo a Colli e ruppe l'acquedotto delle acque che venivano a Colli e da quell'epoca si allontanò l'acqua da Colli. La terza famiglia fu quella dei Lauri e così di mano in mano venivano allargandosi di basso..."
Anche in questo caso mi sono avvalso dell'interpretazione del manoscritto Fatti Storici inviatami da Giovanni Anastasi, che ringrazio.
 

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