COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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La temeraria impresa di tre ufficiali inglesi (1943)

In Piedi i tre prigionieri inglesi: George, Denys e Robert

Il documentario della fuga di tre ufficiali inglesi, prigionieri dei tedeschi, il 2 o 3 Ottobre 1943 nei pressi della stazione ferroviaria di Colli di Monte Bove, andato in onda su Rai Storia il 23 Marzo scorso con il titolo Una strana vacanza, qui riprodotto, nella sequenza riguardante il nostro paese, per gentile concessione della società TIERREPI e per la squisita disponibilità del regista Franco Brogi Taviani. (Il video è accessibile in streaming HTML5 cliccando sulla foto o sul collegamento ipertestuale della didascalia).
Nel racconto dei due ufficiali inglesi protagonisti dell'ardita evasione, ancora in vita all'epoca della realizzazione del film (2003), si apprende che i tre militari approfittarono di un rallentamento del treno dopo l'uscita dalla galleria, probabilmente all'altezza del segnale di transito e si dileguarono nell'oscurità attraverso un pertugio nel carro merci che avevano realizzato durante il tragitto da Sulmona, poi s'inerpicarono per le "lamatore" dopo aver guadato il fiume Turano. Da lì, marciando per tre giorni e tre notti nella montagna della catena del Fontecellese raggiunsero il monte Midia e percorrendo il vecchio tratturo della dogana del Regno di Napoli arrivarono a Meta, una frazione del comune di Civitella Roveto.
Ringrazio Giovanni Trombetta di Milano che mi ha segnalato la trasmissione televisiva e dato l'input per promuovere le ricerche del documentario.
Sul numero 51 (dicembre 2012) della rivista di studi e ricerche Aequa apparirà una ricostruzione della vicenda, arricchita di elementi inediti reperiti attraverso un'indagine storica sui luoghi degli avvenimenti.

 LA STORIA RACCONTATA DAI PROTAGONISTI

La vicenda che vide protagonisti i tre ufficiali inglesi descritta nel suo reale svolgimento e non come romanzata nella pubblicazione del Comune di Carsoli edita per il 60° anniversario del bombardamento alleato.

Il riscatto dei "cafoni" collesi che con una straordinaria solidarietà ospitarono per sei mesi prigionieri angloamericani, poi accompagnati da Matteo Parente, attaverso i sentieri delle montagne, a Cassino.
L'occupazuione tedesca a Colli di Monte Bove con i suoi risvolti umani.

Potrete leggere l'intero articolo sul numero 51 della rivista di studi e ricerche AEQUA, nelle edicole di Carsoli e nella libreria Origami a partire dal 20 Dicembre 2012.

La fuga di Corradino per la Guardia d'Orlando

Il romanzo storico
La giornata di Tagliacozzo
Minardi Tommaso - Fuga di Corradino 1831 - 1836
Nel romanzo storico "La giornata di Tagliacozzo" di Cletto Arrighi del 1859 (l'episodio completo è scaricabile cliccando sulla foto a destra) viene descritta la fuga di Corradino di Svevia verso Roma dopo la sconfitta dei Campi Palentini.
E' possibile che il racconto sia frutto della fantasia dell'autore, tuttavia non sembra privo di alcuni elementi storici verosimili e comunque sono descritti con estrema esattezza i luoghi del nostro territorio evocati. Insomma una lettura piacevole di un episodio della storia italiana che avrebbe potuto cambiare radicalmente le sorti del Meridione per i secoli successivi.

Antico documento sulla famiglia Panegrossi

Le donne della famiglia Panegrossi (1900)
Il documento di matrimonio originale
L'atto di matrimonio del 1782 tra Antonio Panegrossi e Angela Romana (questa sembra l'interpretazione più probabile del nome della sposa) Carlizza, custodito nell'Archivio della chiesa San Nicola di Villa Romana è il documento più antico sinora pubblicato dell'illustre famiglia di Colli (Alberto Mantica, come noto, discendente del ramo femminile dei Panegrossi, ritiene di detenere documenti di trasferimenti di proprietà risalenti ad epoche più remote).
E' la prima testimonianza, storicamente attendibile, del radicamento della famiglia nel nostro paese in quanto nel documento pubblicato qui a lato è precisato che Antonio Panegrossi era di Colli e che il testimone era una Mastro Francisco di Colium.
Recenti saggi pubblicati sulla famiglia Panegrossi appaiono lacunosi e contenenti imprecisioni sorprendenti come ad esempio la notizia dell'esistenza in vita nel 2006 del professore Giuseppe Panegrossi ( Il Foglio di Lumen, Miscellanea, 16, Pietrasecca 2006, pag. 19), neurologo di fama internazionale, che il Dottor Aldo Pangerossi, ottantunenne nipote e che fu suo assistente nello studio privato di Viale Regina Margherita sino agli ultimi giorni di vita, da me personalmente consultato, mi ha confermato che si è spento a Roma nel 1954. Questa scadente storiografia sulla famiglia Panegrossi ci è da stimolo per ricercare documenti affidabili sulla stessa e che, in un prossimo futuro, pubblicheremo.
Ringrazio il professore Adolfo Bultrini che mi ha fatto pervenire il documento di matrimonio pubblicato e Alberto Mantica per la concessione dell'immagine di famiglia proveniente dal suo Archivio fotografico privato.

Il Liber Baptizatorum di Colli dal 1901 al 1921

Don Cesare Lucchetti con il coro di Colli
Sino alla firma dei "Patti Lateranensi", i parroci hanno svolto anche l'attività preziosa ed insostituibile, di ufficiali allo stato civile, redigendo i cosiddetti "Registri dei Battesimi"  delle popolazioni di cui curavano lo spirito.
Nel periodo preso in esame (1901 - 1920), l'attività sacerdotale di Colli di Monte Bove è stata svolta ininterrottamente da Don Cesare Lucchetti (l'Aricpresbitura della chiesa San Nicola di Colli fu molto longeva: iniziò nel 1898 e terminò nel 1946) se si eccettua un periodo di latenza nel 1918, sostiuito dal parroco Pasquale Di Loreto. In venti anni si ebbero 587 nuovi nati (elenco completo qui; da segnalare, tuttavia un'alta mortalità infantile, non inferiore al 10% delle nascite): cifra impressionante se rapportata al tasso di fertilità insignificante di quesi ultimi anni.
Pietro Di Giovambattista
L'elemento che maggiormente risalta è la varietà degli antroponimi non più presenti nel paese: Penna, Antonelli, Pietrangeli, Feliciani, Ferlini, Amicucci, Galeone, Battagli per i genitori maschili; Cofini, Bani, Canduccini, Paverati, Puchiarelli, Nardoni, Zangrilli per le consorti. Significativa era l'esogamia, peraltro non limitata alle aree finitime: ad esempio Benedetto Cerroni, nato nel 1901 da Stefano Cerroni e Maria Falcioni, si unisce in matrimonio con Costanza Bugna a Nizza (Francia) il 14/04/1932.
Quanto all'onomastica, registrata un'ovvia frequenza di nomi ispirati alla figura di San Berardo e declinata in varie forme: Berardo/a, Berardino/a, ecc., non mancava di una certa fantasia: Crucifissa, Graziosa, Anastasia, Ermete, Olindo, Educanda, Ulderina, Sirio, Igino, Telesforo, Ligiero e Doralice.
Non esiste, inoltre, correlazione esplicita tra il numero dei matrimoni celebrati ed i nuovi nati nell'anno successivo a testimonianza di una sostenuta prolificità delle coppie già sposate (grafico qui sotto per gli anni di cui si dispongono i dati completi).
Il confronto tra Matrimoni e nuovi nati
A testimonianza di un'idigenza diffusa nel paese non è infrequente il caso in cui lo stesso Sacerdote espleta il ruolo di padrino del battezzante. Sua sorella, Cleonice Lucchetti, è madrina in altri 21 casi, sopratutto negli anni del primo conflitto mondiale.
A conforto della grande importanza di questi dati statistici, si può rilevare che in qualche modo registrano l'eclissi della famiglia Panegrossi che per 150 anni circa aveva determinato le sorti economico-sociali di Colli e che proprio negli anni immediatamente precedenti la guerra, per dissidi interni e investimenti poco oculati, disperderà l'ingente patrimonio familiare e il cui lustro verrà tenuto alto, in seguito, solo dall'eminente neurologo Giuseppe Panegrossi, medico personale della Regina Elena. Infatti mentre tra il 1901 ed il 1911 la famiglia Panegrossi è presente ben 11 volte con un suo esponente nel ruolo di padrino/madrina (Nicola, Giovanni, Giacomo, Margherita Trojani in Panegrossi), a testimonianza di un'intatta potenzialità economica, negli anni successivi espleterà questo compito una sola volta con Nicola Panegrossi nel 1921.
Tutte le immagini a corredo di questo post provengono dall'Archivio privato di Antonio Barnabei.
A. Granati - M. Quartini
Pasquarosa Caroli
Matrimonio E. Di Giovamb.

Chiara Zazza
Benedetto Caroli
A. Cerroni - P. Gervasi

I Conti dei Marsi nell'Historia Normannorum

Ystoire de li Normant di A. Salernitano
Stemma Conti dei Marsi
In questo documento di eccezionale valore storico, il monaco cassinense Amato Salernitano (anche Amatus o Aimé) riferisce delle diatribe all'interno della famiglia comitale dei Conti dei Marsi, qualche anno prima della nascita di Berardo.
Analizzando il testo (che è possibile acquisire integralmente cliccando sull'immagine a sinistra) si possono apprezzare tutte le aporie della realtà del tempo, compresa la ferocia con cui si regolavano i dissensi; come la dinastia controllava gran parte dell'odierno Abruzzo interno e ché abbia dovuto adottare una politica di attento equilibrio tra i due poteri dominanti: Il Papato e i re normanni.
Stemma Conti dei Marsi in un affresco a Napoli
Questa Chronica non è di facile lettura in quanto il traduttore Isidoro adottò criteri filologici piuttosto dubbi nella ricostruzione del testo facendo ricorso ora al volgare, ora al francese dell'epoca: il risultato non è certamente brillante e comunque implica uno sforzo interpretativo del lettore non sempre agevole.
Il Manoscritto, con tutta evidenza eseguito in Italia tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, ora alla Bibliothéque Royale di Parigi, faceva parte del fondo Mazarino ed in precedenza era stato posseduto da colti ricercatori francesi.
Fonte: BnF.fr/gallica/Bibliothéque nationale de France.

Soprannomi Collesi annotati da Roberto Lauri

Il Manoscritto originale di Roberto Lauri (Part. 1)
Manoscritto (Part. 2)
Pubblichiamo l'elenco dei soprannomi di alcuni cittadini di Colli che Roberto Lauri redasse con la consulenza di Benedetto Caroli, intorno agli anni settanta del secolo scorso.
Tutti i lettori che fossero a conoscenza di altri nomi fittizzi potranno postarli nei commenti.
"Il Soprannome è un nome diverso dal proprio e dal cognome, con cui specie in ambienti popolari, si usa chiamare o indicare una persona. Il soprannome che risponde ad esigenze di concretezza e a ricerca di espressività, spesso scherzoso ed ironico, ha sempre un significato trasparente alludendo per lo più a caratteristiche fisiche della persona cui è riferito, a particolari attitudini e qualità, al luogo di nascita o di provenienza". (Definizione tratta da Vocabolario Treccani Online).
Il prezioso documento è stato messo a disposizione del Blog da Alberto Mantica, che ringraziamo.

S. Berardo Cardinale nelle versioni new media

  
 Per consentire a tutti coloro che non potranno ricevere la copia cartacea delle Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale di Paolo Panegrossi e per i residenti all'estero, rendiamo accessibili, cliccando sull'immagine corrsipondente, le versioni compatibili con i New Media.
L'edizione Online in PDF è, in alcune parti, diversa da quella su sopporto tradizionale, essendo state sfruttate le opportunità che consente la rete (collegamenti ipertestuali, foto, vincoli di budget inesistenti, ecc.). Per non cannibalizzare l'edizione cartacea, quella online è scaricabile ma non stampabile o emendabile in quanto crittografata.
La versione Epub è identica a quella che verrà stampata ed è stata pensata per i lettori di ebooks e-ink, (Kindle, Sony Reader, ecc.) Tablet e Smartphone.
L'edizione cartacea delle Memorie... sarà distribuita a Natale oppure i primi giorni del prossimo anno a Colli di Monte Bove nel corso di una manifestazione di presentazione del testo (l'esatta data dipenderà dai tempi di consegna della tipografia). 

LA PRESENTAZIONE A COLLI DELLE MEMORIE STORICHE...

Pubblico presente all'illustrazione delle Memorie storiche (foto di A. Barnabei)
Sabato 21 Gennaio 2012, alle ore 18:00, nella chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove, è stato presentato il volume di Don Paolo Panegrossi Memorie Storiche intorno a S. Berardo Cardinale. Sono intervenuti il Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti, Marcello Mantica e Maurizio Anastasi, estensore di queste note.
I testi dei due interventi, in formato PDF, possono essere scaricati da questi links:

Visita alla cisterna dove fu prigioniero Berardo

Il 29 Ottobre scorso un folto gruppo di fedeli di Colli di Monte Bove si è recato a Castel San Pietro (RM) a visitare la cisterna dove fu tenuto prigioniero San Berardo da Pietro Colonna. L'invito era stato rivolto dal Presidente della Pro Loco della cittadina laziale e la comitiva collese era accompagnata dal Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti.
Alla manifestazione ha preso parte anche una folta rappresentanza della confraternita di San Berardo di Pescina e l'ex priore della stessa, Diocleziano Giardini, attento e documentato studioso della vita del Santo.
La delegazione collese ha omaggiato le autorità di Castel San Pietro di una ipotetica ricostruzione fotografica del castello di Colli, dove nacque San Berardo nel 1080, opera della professoressa Paniccia, diletta consorte del nostro amico Alessandro Crisi e, appositamente creata per questo Blog.
Lo slide di 72 foto che documenta i momenti salienti della manifestazione, comprendente anche alcuni fotogrammi della processione di San Berardo del 3 Novembre 2011 a Colli di Monte Bove, è visibile cliccando sull'immagine in alto. Le foto sono di Antonio Barnabei

Sulla parentela tra San Berardo e Santa Rosalia

Macchina Processionale di S. Rosalia, in una stampa d'epoca
Frontespizio del volume del Cascini
Siamo già intervenuti con due post pubblicati su questo Blog (26 Gennaio 2010 e 31 Maggio 2011) sul dibattito storico-religioso della parentela tra Santa Rosalia, protettrice della città di Palermo e Berardo Vescovo dei Marsi, nato a Colli di Monte Bove nel 1080. Ribadendo che limiteremo la nostra analisi agli aspetti storici della vicenda, l'opportunità di trattare di nuovo la vexata quaestio ci è offerta dalla riesumazione del testo di Giordano Cascini (1611) Di S. Rosalia vergine palermitana.
Il Priore benedettino, "consultore del sant'Uffizio" sostiene che nella grotta che ospitò S. Rosalia fu ritrovata, incisa nella pietra di suo pugno, questa iscrizione:

              EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET
              ROSARUM DOMINI FILIA AMORE Dni MEI
              JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITAR DECREVI

Il Cascini indica che il Sinibaldi dell'epigrafe deve intendersi come nome e non come un cognome, attraverso una dedalo di ragionamenti tortuosi che non hanno nulla del rigore scientifico ("Fu quivi Signore di quei feudi; percioché non si mette mai nell'iscrittioni il sol cognome che a molti è comune; ma bensì ne' suoi stati il Signore può scrivere il suo solo nome"). L'autore confessa che le sue ricerche genealogiche lo condussero sino a Lucca dove rintracciò l'origine di un Giovanni Sinibaldi.
F. ZAZZERA, Della Nobiltà
Genealogia Conti dei Marsi
La vicenda divenne più complessa quando Martino La Farina mostrò al Cascini il testo di Francesco Zazzera, Della Nobiltà dell'Italia, nel quale Matteo e Sinibaldo vengono inseriti nella famiglia dei Conti dei Marsi in quanto discendenti di Beatrice consorte di Re Ruggero e madre di Costanza. Il semplice fatto che Matteo (di cui non si chiarisce se sia figlio o nipote di Sinibaldo) accompagni a Rieti Costanza per le nozze dell'Imperatore fa discendere la parentela tra Costanza e Santa Rosalia, figlia di Sinibaldo. ( Link al Parentado e Digressione due ). Come si potrà constatare consultando la genealogia qui a fianco riprodotta, lo Zazzera non annovera tra i componenti della famiglia dei Conti dei Marsi il nostro Berardo e quindi il Cascini sarebbe stato autorizzato, pur con le riserve del caso vista l'estrema precarietà delle fonti, solo a proporre il legame tra S. Rosalia e la discendenza da Carlo Magno, non la relazione di parentela con il Vescovo dei Marsi. Quando nella ricerca storiografica si persegue la sola finalità di dimostrare una tesi preconcetta si cade sovente in simili contraddizioni.
Il testo del Tornamira riedito a Pescina
La sensazione che ne traiamo dall'analisi dei vari testi di Ottavio Gaetani, Pietro Salerno, Giordano Cascini - tutti Gesuiti - e Pietro Antonio Tornamira, consulente del Sant'Uffizio di Palermo, è che si sia voluto artificiosamente costruire una discendenza nobile a S. Rosalia ricorrendo alle armi del fantismo e dell'intolleranza da un cenacolo di clericali che si considerava, alla stregua dei monaci/guerrieri delle crociate e seguendo l'insegnamento di Ignazio di Loyola, una macchina da guerra contro la libertà di pensiero.
Concludiamo con i giudizi del più grande storico del XIX secolo, Jules Michelet, liberale e d'ispirazione cattolica, sui Gesuiti:
 "Delle piaghe della società, quelle che sono più da temere è lo spirito di polizia utilizzato nelle cose di Dio, lo spirito dell'intrigo pio, di santa delazione, lo spirito dei Gesuiti".
"La tirannia si accontenta dell'uomo esteriore, forza solo gli atti. Questa polizia (dei Gesuiti) invece invade il pensiero".
"Nel gesuitismo troverete un solo senso: la morte della Libertà".
Citazioni tratte da: MICHELET ET QUINET, Des Jésuites, Paris 1843.

La genesi del cognome della famiglia Barnabei

La ricostruzione del testo del volume di Don Paolo Panegrossi Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale (1867) per una, speriamo, prossima ristampa, si sta rivelando una miniera d'oro di anedotti e di vicende civili della storia di Colli di Monte Bove, nei secoli scorsi.
 Tra i racconti più interessanti vi è quello riferito alla famiglia Barnabei, testimoniato anche da una campagna pittorica che doverbbe essere presente nella chiesa di San Berardo e ora ricoperta da una coltre di vari strati di tinteggiature successive. Don Paolo Panegrossi scrive: "Nel basso della parete opposta si distingue per l'accuratezza dell'esecuzione di altro autore una pittura rappresentante un giovane uomo genuflesso, con le mani giunte e sollevate verso un'immagine del Crocifisso, il quale ha inchinato verso lui amorevolmente il capo e vi si legge sotto - FABRIZIO DI AMBROSIO F.F. PER VOTO A.D. 1626. - Il significato di questa pittura non à per nulla oscuro nel paese dove esiste la famiglia a cui quel Fabrizio apparteneva e che poi ha preso il cognome di Barnabei. Era, dunque quel Fabrizio uno dei  scherani, o come dicono, uno dei bravi dei principi Colonna ai quali apparteneva il feudo di Colli: ed egli dopo aver passato nel disordine una parte della sua vita, rientrato in sé stesso si gettò ai piedi del Crocifisso, il quale rivolse verso di lui benignamente il volto ed inchinò il capo in segno di misericordia".
Nelle foto: da sx, un antenato della famiglia Barnabei; il ramo americano dei Barnabei di Colli.

I Conti dei Marsi secondo Caracciolo/Beltrano

La Genealogia dei Conti dei Marsi di Caracciolo/Beltrano del 1671 è considerata la più esaustiva anche se non necessariamente, la più rigorosa e soprattutto scarsamente argomentata in letteratura.
E' in questo documento che, per la prima volta, s'introduce il rapporto di parentela tra il nostro Berardo e Santa Rosalia: "...S. Berardo detto di Colle sua Terra, Vescouo di Marsi, dal cui ramo uscì S. Rosolea, pronipote di detto Berardo.", poi ripreso, con insistenza, dal Corsignani, da Pietro Antonio Tornamira e dallo Zazzera.
Non è nostro compito indagare sulla patrologia della Chiesa: in questo ambito non è necessario documentare scientificamente enunciazioni edittali, che implicano un'accettazione acritica e fideistica, o assoggettare a severe verifiche le fonti scelte; quindi, è pienamente legittimo, celebrare con la massima solennità, questa pretesa parentela. Su ben altre basi, invece, riposa il dibattito storiografico: qui notiamo tutte le carenze di questi testi che si limitano a formulare asserzioni apodittiche senza essere sostenuti da una documentazione solida e indiscutibile.
Ad esempio, per il Tornamira, basta limitarsi alla sola analisi del titolo del volume Della Prosapia Paterna, Materna e di Palermo, Patria della Gloriosa Vergine S. Rosalia Monaca e dell'Ordine del Patriarca San Benedetto, per capire la sua inanttendibilità, in quanto è stato accertato da documenti ufficiali Vaticani che S. Rosalia non è stata monaca. Alla stessa stregua, lo Zazzera, citato costantemente dal Tornamira nella sua opera, confuse il Berardo Vescovo dei Marsi, con il Berardo Vescovo di Teramo, tra l'altro, neanche componente di un ramo collaterale della famiglia dei Conti dei Marsi.
La segnalazione della Genealogia dei Conti dei Marsi Caracciolo/Beltrano ci è stata fatta da Paolo Emilio Capaldi e da questo link è possibile scaricarla  al completo.

Le Pagine del Laurenti su Colli di Monte Bove

La Prima Edizione di
Oricola e Contrada Carseolana
di Paolo Emilio Capaldi

Durante il primo quarantennio del ‘900 escono in Italia numerose monografie riguardanti la storia locale delle piccole cittadine italiane.
Una di queste è quella del Laurenti su Oricola e i paesi del circondario di Carsoli.
L’autore nacque a Scarpa (Cineto Romano) nel 1875 e morì nel 1948.
Egli, come scrive nella prefazione, dovette « raccogliere e vagliare notizie di parecchi scrittori, analizzare e leggere volumi logori dalla polvere e dai secoli e decifrare abbreviazioni e segni convenzionali a prima vista incomprensibili ».
Per questo trovò difficoltà nella ricostruzione della frammentata storia di questi luoghi: nel mettere insieme le scarse notizie sull’epoca antica degli Equi e dei Romani, nell’osservare i passaggi di questo o quel castello di famiglia in famiglia durante il medioevo, nel descrivere le vicende degli eserciti stranieri che attraversarono queste terre, nel raccontare le guerre di confine e le lotte contro il brigantaggio e nel riportare le ultime vicende che portarono stabilità politica e amministrativa con l’unità d’Italia.
Un’altra caratteristica, come indicato nel sottotitolo dell’opera, è quella di realizzare uno scritto mosso più che altro dall’entusiasmo e dalla passione per la propria terra e per la propria gente.
Va alle stampe un’opera agile, riassuntiva e abbastanza completa, senza pretese di esattezza e rigore storico e per questo con alcuni inevitabili errori.
La sezione riguardante Colli di Montebove offre delle indicazioni su alcune iniziative dello stesso autore presso il Parlamento italiano per le strade e la viabilità di quel luogo.
Sicuramente scartabellando gli atti parlamentari del 1920 si potranno riesumare i discorsi aulici sulla cittadina e si potrà riportare alla luce la situazione del paese, “fotografata” dalle parole ridondanti di quella rispettabile aula.
L’autore rivede la toponomastica del paese e del monte su cui esso si appoggia fornendo qualche spiegazione; fa un breve accenno sui monumenti del paese, sulla figura di San Berardo e quando, sul finire, s’imbatte nella descrizione storica del possesso dell’antico castello, scambia Colli di Carsoli (Celle), con Colli di Amatrice, attribuendone erroneamente il possesso alla famiglia Vitelli che mai abitarono Colli.
Nonostante quest’errore l’operetta rimane un’importante testimonianza d’interesse e di amore per la Sua e la nostra terra.
Il libro è stato recentemente ristampato (2009), dall’Associazione Culturale Lumen di Pietrasecca.

L'Enigma della genealogia dei Conti dei Marsi

Ricostruire l'Albero Genealogico della famiglia Berardi, Conti dei Marsi, è estremamente difficile e complesso sia per la scarsità delle fonti che per l'interesse storiografico, relativamente recente, rivolto alla storia dell'Abruzzo in generale e della Marsica in particolare (tralasciamo il dibattito sulla presunta parentela tra la famiglia Berardi e Santa Rosalia in quanto scientificamente irrilevante e frutto di occasionale estemporaneità) .
La ricostruzione effettuata dal Muratori nel Rerum Italicarum Scriptores, non specificando il numerale del nome proprio (Berardo, Oderisio, Rainaldo, ecc.), è di scarso ausilio perchè, come vedremo in seguito, questa mancanza ingenera non poche confusioni. 
Lo studio di A. Sennis apparso  in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo e archivio muratoriano è sicuramente il più attendibile in quanto è stato oggetto di attente verifiche scientifiche e avuto riscontri oggettivi con ricerche condotte da altri storici. 
Tuttavia le aporie storiografiche emergono se si mettono a confronto le ricostruzioni prospettate dallo stesso Sennis e John Howe, storico della Texas University, proprio sulla figura del nostro Berardo. Per il primo, il futuro vescovo dei Marsi, sarebbe il figlio del conte Berardo IV, a sua volta, figlio di Berardo III che era fratello di Oderisio II, mentre per il secondo sarebbe il figlio di Berardo I di Collimento, il cui padre era Oderisio II, fratello di Berardo III. Il Catalogus Baronum, Commentario propone una terza ricostruzione.
Jacques Dalarun nel volume di imminente pubblicazione in italiano, Berardo dei Marsi (1080 - 1130). Un vescovo esemplare, proporrà un'ulteriore ipotesi iconografica dell'Albero genealogico dei Conti dei Marsi che hanno conservato il titolo comitale dalla discesa in Italia di Ugo di Arles (926)  al 1143.

Escursionisti, vedono il dramma Emigrazione

Due escursionisti al Monte Midia, partiti da Roma in treno, ed arrivati alla stazione di Colli di Monte Bove il 27 Dicembre 1896, sono testimoni di una tragedia sociale del nostro paese: l'immigrazione in America negli ultimi anni dell'Ottocento. Ecco la struggente descrizione dell'evento:
"Partito da Roma il 27 di­cembre col treno delle 7,20 in compagnia del comm. G. Buttini (socio della stessa Sezione), giungiamo alle 10,30 alla stazione di Colli. Quella piccola sta­zione perduta fra i monti, di solito deserta, era ingombra di oltre cento per­sone, in maggioranza donne e bambini, e tutti gridavano, piangevano lamen­tandosi ad alta voce: erano abbracciamenti, baci, lamentevoli addii a mariti, a figli, a fratelli che partivano per l'America, per l'ignoto, alla ricerca di un pane loro negato dal natio suolo..."
Enrico Minati di Tufo,
uno dei pochi emigranti
che ha potuto coronare il
suo "Sogno Americano"
Stazione di Colli di Monte Bove
Passeggeri in attesa (1915)
Fonte: Terremarsicane
C'è un'altra nota colorita nel racconto dell'escursione al Monte Midia (il testo completo è scaricabile da questo Link). Carlo Savio sottolinea che, ripartito da Tagliacozzo alle 18 e 55, arriverà a Roma solo alle ore 22 e 55, commentando "..il troppo lento treno...".
Non poteva sapere che ancora oggi, a 114 anni di distanza, quando nel mondo sfrecciano i treni a lievitazione magnetica che superano i 500/Kmh, per raggiungere il nostro paese da Roma con il treno regionale, si possono anche impiegare 2 Ore e 56 minuti!

Tutte le informazioni contenute in questo Post, sono dovute a Paolo Emilio Capaldi, che ringraziamo.

Collem Zippam nel Catalogus Baronum (1150)

La Pagina del Catalogus Baronum con Collem Zippam
Fogge militari dell'Italia centrale nel XII° secolo
Il Catalogus Baronum è la lista di tutti i Vassalli e dei relativi possedimenti compilata dai Normanni all'indomani della conquista del Sud d'Italia. Venne creato da Ruggero II tra il 1150 ed il 1152.
Nel Catalogus Baronum furono raccolte informazioni dettagliate sui singoli signori riguardo alle loro disponibilità patrimoniali, (castelli, fortezze, terreni) oltre all'entità delle forze in armi e quelle mobilitabili. Il Catalogo quantificava, inoltre, quanto ciascuno di loro doveva fornire al Re in occasione della sua partecipazione alle Crociate o per la difesa del regno dalla minaccia Araba. (Notizie tratte da Wikipedia).
Seguendo il Link si può accedere al Catalogus della Contea dei Marsi, da Celano a Carsoli.
Questa preziosa documentazione la dobbiamo a Paolo Emilio Capaldi.

Il Castello cannoneggiato dagli austriaci (1821)

Columbia University
New York
Assalto al castello in scena di guerra dell'800
Il 9 Marzo del 1821 il castello di Colli di Monte Bove fu bombardato dalle truppe austriache comandate da Stutterheim, sbaragliando le le forze francesi guidate dal colonnello Manthonè conquistando cosi il passaggio che consentiva di arrivare, attraverso Tagliacozzo, nella Valle Roveto e quindi a Napoli.
Il Volume degli Annali d'Italia, che contiene il racconto storico sul nostro paese, proviene dalla Libreria dell'Università Columbia di New York. Questa è la trascrizione integrale dell'episodio.
Annali d'Italia 1820 - 1829
A pagina 163 si trova:
17. Osservano i militari "il territorio napolitano potersi invadere per cinque linee, cioè di Pescara, di Antrodoco, di Tagliacozzo, di San Germano e di Fondi e queste doversi tutte fortificare".(...). Si costrussero (colla direzione del generale Escamard) opere di campagna nelle gole di Antrodoco, sulla via Valeria da Tagliacozzo a Colli ed a Balzorano nella Valle di Roveto.
A Pagina 171 e 172, viene riferito:
(...) Intanto Stutterheim con una parte delle sue forze squadronava da Tivoli verso Tagliacozzo. I napolitani avevano fortificato, come accennai, i posti della via Valeria,e per tal'effetto avevano munito l'antico castello di Colli, ed avevano costrutto opere di campagna presso Rocca di Cerro e la stessa Terra di Tagliacozzo.
Il colonnello Manthonè incaricato di difenderli aveva un Battaglione di linea e due di Militi. Lo Stutterheim ai nove di marzo si avvicinò a Colli. I difensori del castello spararono alcune cannonate e poi l'abbandonarono. Quelli di Rocca di Cerro sulle vette della montagna, e di Tagliacozzo sul pendio orientale si dispersero all'avvicinarsi dell'inimico. Occupati quei posti interessanti gli Austriaci discesero poscia tranquillamente per la Valle di Roveto (1).
(1) Archiv. Diplom. Tomo I, pp. 495-515. Memorie particolari.

Nel 1497 Colli passò dagli Orsini ai Colonna

Lo stemma della Famiglia Colonna
Marco Antonio Colonna (primo da sinistra) con sullo sfondo
la Battaglia di Lepanto - 1571













Nel Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, dove è conservato l'archivio della Famiglia Colonna, si trova il fascicolo VI, numero 263 che consente di stabilire, finalmente, la data esatta del passaggio di Colli dagli Orsini ai Colonna.
Era questo uno dei punti più oscuri della storia del nostro paese, Colli di Monte Bove. Ora siamo in grado di ricostruire minuziosamente le vicende storiche che determinarono questo trasferimento.
Ferdinando II, per ottenere l'appoggio di Fabrizio Colonna nella guerra che l'opponeva a Carlo VIII, si era impegnato a conferirgli l'nvestitura dei feudi che già possedeva in Abruzzo e la concessione di alcuni altri.
Lo stemma dei Colonna scolpito a Colli in Piazza Palazzo
(sopra il fontanile ora essiccato - Foto G. Lattanzi)
Malgrado la morte di Fabrizio Colonna, il re tenne fede alla sua promessa anche nei confronti dei suoi successori con Diploma del 6 Luglio 1497.
L'investitura riguardava le Contee di Alba e Tagliacozzo che conseguentemente venivano sottratte a Virginio Orsini per la sua ribellione al re Ferdinando.
Trascriviamo tutti i feudi che furono oggetto del Diploma:
"Terre di Tagliacozzo, Albe, Celle, Oricola, Rocca di Botte, Pereto, COLLI, Tre Monti, Rocca di Cerro, Verucchio, Cappadocia, Petrella, Pagliara, Castell'a fiume, Corcumello, Cese, Scurcola, Poggio, San Donato, Scanzano, Sante Marie, Castel Vecchio, Marano, Tarano, Tusco, Spedino, Corvaro, Castel Manardo, Sant'Anatolia, Rosciolo, Magliano, Paterno, Avezzano, Lugo, Canistro, Civita d'Antino e Cappelle".
Gli Orsini non accettarono questa decisione e continuarono a contestare l'investitura dei Colonna per altri due anni, finchè aderirono al progetto di sottoporre alla valutazione del nuovo re del Regno delle due Sicilie, Federico, la sorte definitiva delle Contee. Ascoltate le parti, Federico, emanò un Laudo il 3 Febbraio 1499 con il quale conferiva inappellabilmente le Contee di Alba e Tagliacozzo, nonchè la Baronia di Carsoli, ai Colonnesi (Archivio Colonna, fascicolo VI, numero 271).

Quanti Feudatari nel 1280 a Colli di Monte Bove!




















Il Re Carlo I, il 4 gennaio 1279, ordinò che tutti i Conti, Baroni e Feudatari del regno si dovessero presentare al Regio Giustiziere d'Abruzzo a Sulmona per registrare i nomi delle persone e delle terre possedute e conoscere la Tassa annuale che avrebbero dovuto assolvere.
Questo Registro dei Feudatari d'Abruzzo ci è pervenuto solo in parte così come è stato trascritto dall' arcivescovo di Matera D. Antonio Lodovico Antinori nel Vol II dell'opera "Memorie Istoriche delle tre Provincie d'Abruzzo", Napoli, 1782.
A partire dall' Aprile 1280, settima indizione, tutti i Feudatari si recarono o si fecero rappresentare presso il Regio Giustiziere e, il giorno 27 Aprile al foglio 89 del registro sono ascritti a Pandolfo, Andrea, Matteo e Gerardo diritti per la terza parte di 11 oncie per il Castello di Colle e Luppa. Il giorno successivo, al foglio 90, in corrispondenza della alinea dedicata a Colle e Luppa, sono presenti almeno altri nove feudatari, anche se in questo caso non sono indicate le tasse individuali da corrispondere ma, vengono inseriti nelle tre Terre precedenti che, collettivamente, sono considerate come equivalenti a un Feudo di un Milite e mezzo.
Come si evince dalla figura in alto a sinistra, sul rigo di Carsoli, anche se individuata come Città, non è associato alcun Feudatario (links ai fogli del Registro per Pietrasecca, Poggio Cinolfo e Tufo). Questo è un ulteriore elemento che rafforza la tesi già espressa nel Post I ...Fuochi di Colli di Monte Bove" (22 Luglio 2009), che Colli nel Primo e Tardo Medio Evo recitò un ruolo preponderante nell'economia e nella storia dell'odierno carseolano.
Sempre nel medesimo testo vi è una digressione sulla via Valeria, il cui tratto angusto da Colli sino al Valico del Monte Bove, indusse Corradino, per raggiungere Tagliacozzo, a Carsoli, a deviare verso la Valle di Luppa. Tesi già sostenuta da Muzio Febonio nell'Historia Marsorum; da apprezzare tuttavia con cautela, sia per l'argomentazione risibile "...essendo tra dirupi sì stretta che appena vi potiano capire due persone...": se era così impervia la Valeria, strada consolare e comunque unica direttrice di acesso alla terra dei Marsi da occidente, si può facilmente immaginare come fosse ancora più accidentato il percorso per la Valle di Luppa; sia perchè si può anche pensare che il Castello di Colli, a difesa del passaggio, fosse controllato da forze fedeli a Carlo d'Angiò. Più plausibile appare l'ipotesi che Corradino abbia volutamente bypassato il valico di Monte Bove per posizionarsi sulle alture di Poggio Filippo e Scurcola Marsicana, in una posizione geostrategicamente favorevole rispetto alle truppe angioine attestate in massa tra Tagliacozzo e i campi Palentini.
Infine pubblichiamo un'ipotetica ricostruzione del Castello di Colli che ci ha inviato il Prof. Sandro Crisi. Lo vogliamo qui ringraziare sentitamente per questo lodevole contributo.

 

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