L'Enigma della genealogia dei Conti dei Marsi
Ricostruire l'Albero Genealogico della famiglia Berardi, Conti dei Marsi, è estremamente difficile e complesso sia per la scarsità delle fonti che per l'interesse storiografico, relativamente recente, rivolto alla storia dell'Abruzzo in generale e della Marsica in particolare (tralasciamo il dibattito sulla presunta parentela tra la famiglia Berardi e Santa Rosalia in quanto scientificamente irrilevante e frutto di occasionale estemporaneità) .
La ricostruzione effettuata dal Muratori nel Rerum Italicarum Scriptores, non specificando il numerale del nome proprio (Berardo, Oderisio, Rainaldo, ecc.), è di scarso ausilio perchè, come vedremo in seguito, questa mancanza ingenera non poche confusioni.
Lo studio di A. Sennis apparso in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo e archivio muratoriano è sicuramente il più attendibile in quanto è stato oggetto di attente verifiche scientifiche e avuto riscontri oggettivi con ricerche condotte da altri storici.
Tuttavia le aporie storiografiche emergono se si mettono a confronto le ricostruzioni prospettate dallo stesso Sennis e John Howe, storico della Texas University, proprio sulla figura del nostro Berardo. Per il primo, il futuro vescovo dei Marsi, sarebbe il figlio del conte Berardo IV, a sua volta, figlio di Berardo III che era fratello di Oderisio II, mentre per il secondo sarebbe il figlio di Berardo I di Collimento, il cui padre era Oderisio II, fratello di Berardo III. Il Catalogus Baronum, Commentario propone una terza ricostruzione.
Jacques Dalarun nel volume di imminente pubblicazione in italiano, Berardo dei Marsi (1080 - 1130). Un vescovo esemplare, proporrà un'ulteriore ipotesi iconografica dell'Albero genealogico dei Conti dei Marsi che hanno conservato il titolo comitale dalla discesa in Italia di Ugo di Arles (926) al 1143.
L'Ecomostro e il recupero intelligente a Colli
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Maurizio
, 28/02/11 at 13:26, in
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Colli
Il nostro paese è stato spesso una ...sintesi di opposti! Questo ne è un ultimo istruttivo esempio: l'ecomostro in corso di edificazione a "Castello" e che dovrebbe essere adibito a parcheggio per rimuovere o, almeno, in parte alleviare il pericolo delle auto in sosta sulla Tiburtina-Valeria e la costruzione, architettonicamente attenta e nel pieno rispetto delle regole di un recupero intelligente, di una graziosa piazzetta (salvaguardando anche la caverna in pietra) nell'area in precedenza occupata dal fabbricato demolito, davanti alla casa di Tiribbao.
(Foto: Antonio Barnabei - 08/05/2011) |
La bella piazzetta ora anche gradevolmente arredata e presto sarà decorata con piante e fiori.
A sinistra veduta notturna, con alcuni cittadini di Colli che si godono il primo fresco estivo, circondati dalla splendida cornice che fa da corolla al nuovo spazio di fruibilità pubblica.
Itinerario Geobotanico di Colli di Monte Bove
Il Prof. Giuliano Montelucci, libero docente di Geobotanica,nei primissimi anni 60 del secolo scorso, intraprese un viaggio da Tivoli all'Aquila descrivendo la conformazione orografica dei territori attraversati e delle specie vegetali che incontrava. Anche Colli di Monte Bove era compreso in quell'itinerario e qui riportiamo le sue analisi da Carsoli al valico del Monte Bove.
"...L'attuale abitato di Carsoli è in fondo alla piana, all'inizio della salita per Colli di M. Bove. Si notino ora gli aspetti carsici, tipici della regione, con doline, inghiottitoi, risorgenze, caverne, etc. che vedremo fino a Tagliacozzo ed oltre. La vegetazione è tipicamente rupestre scoperta in alto verso Colli (su speroni calcarei cretacei), ma in basso vi è anche un folto bosco di essenze continentali-orientali (su molasse mioceniche) dominato da Quercus Cerris, con roverella, Ostrya, Helleborus foetidus L., Genistra tinctoria L., Linum tenuifolium L.,Cirsium strictum, Juniperus communis L., Galium verum L., Scabiosa argentea L., Helicrhysum italicum G. Dom., Chris. Leucanthenum L., per non citare che alcune delle più notevoli. Verso l'abitato di Colli di M. Bove (m. 1.000) il paesaggio è, come accennato, rupestre scoperto (oltre che per il suolo, soprattutto per effetto della comunità umana vicina, come di regola) ma di grande interesse floristico, anche se si deve deplorare la scomparsa del bosco.
Ma ormai il bosco di cerro cede per altitudine, e se anche salendo, il suolo che percorriamo è nudo, ci avviciniamo alle faggete che si scorgono imponenti sulla destra (circuite alla base di cedui di nocciolo, carpine e carpinella, etc.), mentre a sinistra il quadro delle rupi nude di M. Bove fa contrasto di sommo interesse...".
Tutte queste informazioni ci sono state fornite da Paolo Emilio Capaldi.
"...L'attuale abitato di Carsoli è in fondo alla piana, all'inizio della salita per Colli di M. Bove. Si notino ora gli aspetti carsici, tipici della regione, con doline, inghiottitoi, risorgenze, caverne, etc. che vedremo fino a Tagliacozzo ed oltre. La vegetazione è tipicamente rupestre scoperta in alto verso Colli (su speroni calcarei cretacei), ma in basso vi è anche un folto bosco di essenze continentali-orientali (su molasse mioceniche) dominato da Quercus Cerris, con roverella, Ostrya, Helleborus foetidus L., Genistra tinctoria L., Linum tenuifolium L.,Cirsium strictum, Juniperus communis L., Galium verum L., Scabiosa argentea L., Helicrhysum italicum G. Dom., Chris. Leucanthenum L., per non citare che alcune delle più notevoli. Verso l'abitato di Colli di M. Bove (m. 1.000) il paesaggio è, come accennato, rupestre scoperto (oltre che per il suolo, soprattutto per effetto della comunità umana vicina, come di regola) ma di grande interesse floristico, anche se si deve deplorare la scomparsa del bosco.
Ma ormai il bosco di cerro cede per altitudine, e se anche salendo, il suolo che percorriamo è nudo, ci avviciniamo alle faggete che si scorgono imponenti sulla destra (circuite alla base di cedui di nocciolo, carpine e carpinella, etc.), mentre a sinistra il quadro delle rupi nude di M. Bove fa contrasto di sommo interesse...".
Tutte queste informazioni ci sono state fornite da Paolo Emilio Capaldi.
Fonte: BnF/Gallica |
Helleborus foetidus - Elleboro Puzzolente. Pianta erbacea perenne, alta sino a 80 cm. Fusto legnoso alla base, poi strisciante ed infine eretto.
Foglie sempreverdi di colore verde molto scuro, le inferiori sono palmate, finemente suddivise in 3-9 lobi, di dimensioni notevoli, sino a 30 cm.; hanno margine dentato. Verso l'apice del fusto le foglie assumono aspetto ovato e sono intere.
I fiori sono infiorescenze globose, di colore verde-giallognolo con margine rossastro, hanno diametro di 2,5-3 cm. e odore molto sgradevole. I frutti sono acheni con rostro uncinato.
Habitat: terreno fresco, ai bordi dei sentieri. 0-1.000 m., fiorisce a gennaio aprile.
Parte Velenosa: tutta la pianta.
Proprietà Farmaceutiche: Tossico. l'Elleboro fetido ha proprietà vermifughe, e narcotiche ma è assolutamente sconsigliata l'automedicazione.
Helleborus in greco significa "cibo mortale".
Helleborus in greco significa "cibo mortale".
I matrimoni celebrati a Colli dal 1913 al 1933
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Maurizio
, 25/01/11 at 00:41, in
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Costume
Il matrimonio di Antonio Panegrossi con Beatrice, celebrato il 24 aprile 1900. Archivio privato Alberto Mantica |
Una pagina del registro dei matrimoni Referenza Matrimoniale del 1800 |
La media è di quasi sette matrimoni all'anno: oggi se ne celebrano sette in ventuno anni?
Anche in questo dato sociologico si può leggere il declino economico e culturale del nostro paese nell'età contemporanea.
Un'attenta osservazione della sequenza statistica dei matrimoni per quell'epoca fa emergere una tendenza pronunciata a contrarre matrimonio tra residenti; sono scarsi quelli non autoctoni, solo sei, mentre si osserva un'attenuazione dell'ortodossia religiosa per i matrimoni consentiti con vedove (movimento che si accentua negli anni immediatamente successivi al Primo conflitto mondiale, anche se bisogna aggiungere che precede i Patti Lateranensi del 1924 tra Stato e Chiesa).
E' sorprendente come questi dati riflettano gli eventi storici dell'epoca: appena due matrimoni nei tre anni di guerra del 1916-1918; trentotto nei tre anni successivi. Ancora, la grande crisi depressiva dell'economia mondiale del 1929, pur avendo fatto sentire i suoi effetti a Colli dal 1931, produce le medesime conseguenze della guerra, leggermente meno marcate, sulla frequenza dei matrimoni.
Infine nella lista compilata è spesso stato difficile risalire ai mesi in cui si erano celebrati i matrimoni ed all'individuazione di alcuni cognomi data l'eterogenità delle grafie dei parroci che si sono succeduti, nell'intervallo temporale preso in esame, alla guida della chiesa San Nicola di Bari.
Il grafico annuale dei matrimoni celebrati a Colli dal 1913 al 1933 |
Escursionisti, vedono il dramma Emigrazione
Due escursionisti al Monte Midia, partiti da Roma in treno, ed arrivati alla stazione di Colli di Monte Bove il 27 Dicembre 1896, sono testimoni di una tragedia sociale del nostro paese: l'immigrazione in America negli ultimi anni dell'Ottocento. Ecco la struggente descrizione dell'evento:
"Partito da Roma il 27 dicembre col treno delle 7,20 in compagnia del comm. G. Buttini (socio della stessa Sezione), giungiamo alle 10,30 alla stazione di Colli. Quella piccola stazione perduta fra i monti, di solito deserta, era ingombra di oltre cento persone, in maggioranza donne e bambini, e tutti gridavano, piangevano lamentandosi ad alta voce: erano abbracciamenti, baci, lamentevoli addii a mariti, a figli, a fratelli che partivano per l'America, per l'ignoto, alla ricerca di un pane loro negato dal natio suolo...".
Enrico Minati di Tufo, uno dei pochi emigranti che ha potuto coronare il suo "Sogno Americano" |
Stazione di Colli di Monte Bove Passeggeri in attesa (1915) Fonte: Terremarsicane |
Non poteva sapere che ancora oggi, a 114 anni di distanza, quando nel mondo sfrecciano i treni a lievitazione magnetica che superano i 500/Kmh, per raggiungere il nostro paese da Roma con il treno regionale, si possono anche impiegare 2 Ore e 56 minuti!
Tutte le informazioni contenute in questo Post, sono dovute a Paolo Emilio Capaldi, che ringraziamo.
Tutte le informazioni contenute in questo Post, sono dovute a Paolo Emilio Capaldi, che ringraziamo.
Visita Pastorale alle chiese di Colli
Malgrado la presenza di un aeropago di intellettuali locali, nessuno seppe esattamente descrivere gli altari della chiesa -nemmeno individuare i santi raffigurati- con enorme stupore del giornalista presente.
Per colmare questa mancanza di memoria storica, pubblichiamo il resoconto della visita pastorale dell'11 e 12 Ottobre 1847 del vescovo Michelangelo Sorrentino che descrive minuziosamente le nostre chiese.
Quando fu costruita la chiesa S. Nicola di Bari
La lettera del Papa Pasquale II del 25 Febbraio 1114 a Berardo, con la quale vengono precisati i confini della Diocesi dei Marsi, enumerate le chiese e le pievi assoggettate alla giurisdizione di Santa Sabina.
Come si evince dalla lettura del documento non è citata alcuna chiesa per il nostro paese. Nella Bolla di Clemente III (1187 - 1191) del 2 Giugno 1188, inviata al Vescovo dei Marsi Eliano, troviamo Sancti Joannis in Collibus (l'attuale chiesa San Nicola di Bari).
Colli, Chiesa San Nicola di Bari Altare Madonna Immacolata Concezione |
Colli, Chiesa San Nicola di Bari, Altare Madonna della Speranza |
Collem Zippam nel Catalogus Baronum (1150)
La Pagina del Catalogus Baronum con Collem Zippam |
Nel Catalogus Baronum furono raccolte informazioni dettagliate sui singoli signori riguardo alle loro disponibilità patrimoniali, (castelli, fortezze, terreni) oltre all'entità delle forze in armi e quelle mobilitabili. Il Catalogo quantificava, inoltre, quanto ciascuno di loro doveva fornire al Re in occasione della sua partecipazione alle Crociate o per la difesa del regno dalla minaccia Araba. (Notizie tratte da Wikipedia).
Seguendo il Link si può accedere al Catalogus della Contea dei Marsi, da Celano a Carsoli.
Questa preziosa documentazione la dobbiamo a Paolo Emilio Capaldi.
Anche il sole è amico della festa dell'Agorà
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Maurizio
, 23/11/10 at 23:24, in
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Agorà
Clicca sulla foto, o qui, per lo Slide |
Le
Pro loco della Valle del Cavaliere con quelle della Valle dell’Aniene hanno
unito i loro sforzi, per un progetto di valorizzazione del nostro territorio e per
riaccendere in noi il senso di appartenenza ai nostri luoghi d’origine, ridando
un certo valore a quello che chiamiamo “Campanilismo” un sentimento oramai
assopito negli animi di tutti.
Così
ci siamo ritrovati nuovamente in piazza a pasteggiare con del buon vino i
nostri piatti locali e accompagnati da un sole prepotente abbiamo passato un’intera
giornata lungo le vie del centro storico e urbano del paese.
Arsoli,
Camerata, Colli di Monte Bove, Pereto, Pietrasecca, Villa Romana, Vivaro Romano
si sono sfidati in una battaglia all’ultima forchetta proponendo i piatti
propri della loro tradizione.
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Così
abbiamo avuto il piacere di assaporare i Pizzicuni
appena ammassati con l’ingrediente segreto delle signore di Colli che ho scoperto
essere un motivetto da intonare mentre si cucina…”Pizzichi….”
Gli
Gnocchetti Frasca dei Villaroli che tra una risata e uno
scherzetto preparavano solidali più che mai un sughetto da leccarsi i baffi
(anche le orecchie!!!)
Un
Polentone preparato da Vivaro che
farebbe invidia anche alla Padania….
La
Pecora agliu cutturo lentamente cotta
da pazienti Peretani che rimestavano di
continuo quella che sarebbe stata la più tenera delle carni.
Salsicce fatte a mano cotte su un braciere degno di applauso che i Cameratani hanno
accompagnato a della cicorietta
ripassata, sapori che spesso sottovalutiamo ma che ai molti, abituati oramai a
mangiare alimenti confezionati su scala industriale, sono diventati ahimè un
lontano ricordo…
Arsoli
poi ci da il colpo di grazia con gli irrinunciabili Fagioli con le cotiche una delizia della nonna, un piatto che
appare povero nella tradizione ma ricco di gusto e prelibatezza.
Pietrasecca
ci ha infine addolcito con crostata di castagne e cioccolata e ciambellette al
vino…
Continua...
Continua...
E' un Presepe? No, è Piazza Palazzo ad Aprile
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Maurizio
, 18/11/10 at 22:40, in
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Colli
Questa foto è stata scattata da Giuseppe Simeoni a Colli di Monte Bove il giorno della copiosa nevicata di Aprile di quest'anno che ha isolato dal mondo il nostro paese per due giorni.
La neve nel giro di una settimana si sciolse in quanto cadde in un periodo già primaverile; ma da molti, l'abbondanza delle precipitazioni, è stata paragonata alla nevicata ...leggendaria del 1956.
La neve nel giro di una settimana si sciolse in quanto cadde in un periodo già primaverile; ma da molti, l'abbondanza delle precipitazioni, è stata paragonata alla nevicata ...leggendaria del 1956.
La Processione del 3 Novembre a Colli
Clicca sulla foto per far partire lo slide |
Guida CAI del 1903 segnala Colli di Monte Bove
La stazione ferroviaria di Colli nel 1903 - foto: Archivio Famiglia Mantica |
La Guida dell'Abruzzo di E. Abbate, Roma, 1903, CAI, descrive come raggiungere Colli di Monte Bove sia con la linea ferroviaria che con la strada Valeria.
Il nostro paese pur essendo definito "pittoresco", viene tuttavia considerato "sporco" ed il nome viene fatto derivare dal semitico Holeth, salita, "cioè principio della salita a Monte Bove". Si passa a descrivere, poi, l'attuale Piazza Palazzo, sede della catena doganale, con la fonte ed il frontone di pietra scalpellata a pilastrini ed archi.
Venivano elencate tre Guide di Colli: Di Giacomo Angelo, Lauri Giacomo e Domenico Zazza.
La parte della Guida riguardante il nostro paese si chiude con la segnalazione di tre itinerari turistici: Da Colli alla Guardia d'Orlando e la valle di Luppa, da Colli a Tremonti e Sante Marie, da Colli a Monte Bove.
Da questo link si può scaricare la Guida d'Abruzzo che riguarda Colli in bassa risoluzione (710 Kb, consigliato per connessioni lente). Da quest'altro in alta risoluzione (1,3 MB, per connessioni da almeno 7 Mega).
Paolo Emilio Capaldi ci ha fatto pervenire tutte le informazioni riportate nel Post.
Il Castello cannoneggiato dagli austriaci (1821)
Columbia University New York |
Assalto al castello in scena di guerra dell'800 |
Il 9 Marzo del 1821 il castello di Colli di Monte Bove fu bombardato dalle truppe austriache comandate da Stutterheim, sbaragliando le le forze francesi guidate dal colonnello Manthonè conquistando cosi il passaggio che consentiva di arrivare, attraverso Tagliacozzo, nella Valle Roveto e quindi a Napoli.
Il Volume degli Annali d'Italia, che contiene il racconto storico sul nostro paese, proviene dalla Libreria dell'Università Columbia di New York. Questa è la trascrizione integrale dell'episodio.
Annali d'Italia 1820 - 1829 |
17. Osservano i militari "il territorio napolitano potersi invadere per cinque linee, cioè di Pescara, di Antrodoco, di Tagliacozzo, di San Germano e di Fondi e queste doversi tutte fortificare".(...). Si costrussero (colla direzione del generale Escamard) opere di campagna nelle gole di Antrodoco, sulla via Valeria da Tagliacozzo a Colli ed a Balzorano nella Valle di Roveto.
A Pagina 171 e 172, viene riferito:
(...) Intanto Stutterheim con una parte delle sue forze squadronava da Tivoli verso Tagliacozzo. I napolitani avevano fortificato, come accennai, i posti della via Valeria,e per tal'effetto avevano munito l'antico castello di Colli, ed avevano costrutto opere di campagna presso Rocca di Cerro e la stessa Terra di Tagliacozzo.
Il colonnello Manthonè incaricato di difenderli aveva un Battaglione di linea e due di Militi. Lo Stutterheim ai nove di marzo si avvicinò a Colli. I difensori del castello spararono alcune cannonate e poi l'abbandonarono. Quelli di Rocca di Cerro sulle vette della montagna, e di Tagliacozzo sul pendio orientale si dispersero all'avvicinarsi dell'inimico. Occupati quei posti interessanti gli Austriaci discesero poscia tranquillamente per la Valle di Roveto (1).
(1) Archiv. Diplom. Tomo I, pp. 495-515. Memorie particolari.
La Valeria a Colli come la vide C. Promis (1836)
La Valeria all'ingresso di Alba |
Alba con in primo piano le prigioni dei Re Traci |
"... Dopo Carsoli continuano le tracce della Valeria, e si costeggia la sponda a sinistra del fosso Maro, sin sotto Colli villaggio in cima alla montagna di Colli distante da Carsoli 4 miglia e mezzo. Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del miliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo, presso la Scurgola, nè deve far meraviglia il trasporto di questo miliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poichè tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada o calpestata di Tramonte più breve e meno malagevole che non sia la Valeria.
Una ricostruzione immaginaria della Valeria nel tratto tra Carsoli e Colli ("La Mola") |
L'iscrizione è la seguente:
XLVIII.
IMP. NERVA.
CAESAR. AVGVSTVS.
PONTIFEX. MAXIMVS.
TRIBVNICIA. POTESTATE.
COS. IIII.
PATER. PATRIAE.
FACIENDAM. CVRAVIT.
Mezzo miglio dopo questo villaggio è sostrutta a dritta da un lungo muro poligonio composto principalmente di massi a base trapezia, e pochi passi dopo è a sinistra una fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani. La strada è ingombra dei sassi del pavimento, e dopo mezzo miglio è a sinistra atterrata una colonna miliaria, della quale non si può leggere l'iscrizione per trovarsi contro terra...".
Nel 1497 Colli passò dagli Orsini ai Colonna
Lo stemma della Famiglia Colonna |
Marco Antonio Colonna (primo da sinistra) con sullo sfondo la Battaglia di Lepanto - 1571 |
Nel Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, dove è conservato l'archivio della Famiglia Colonna, si trova il fascicolo VI, numero 263 che consente di stabilire, finalmente, la data esatta del passaggio di Colli dagli Orsini ai Colonna.
Era questo uno dei punti più oscuri della storia del nostro paese, Colli di Monte Bove. Ora siamo in grado di ricostruire minuziosamente le vicende storiche che determinarono questo trasferimento.
Ferdinando II, per ottenere l'appoggio di Fabrizio Colonna nella guerra che l'opponeva a Carlo VIII, si era impegnato a conferirgli l'nvestitura dei feudi che già possedeva in Abruzzo e la concessione di alcuni altri.
Lo stemma dei Colonna scolpito a Colli in Piazza Palazzo (sopra il fontanile ora essiccato - Foto G. Lattanzi) |
L'investitura riguardava le Contee di Alba e Tagliacozzo che conseguentemente venivano sottratte a Virginio Orsini per la sua ribellione al re Ferdinando.
Trascriviamo tutti i feudi che furono oggetto del Diploma:
"Terre di Tagliacozzo, Albe, Celle, Oricola, Rocca di Botte, Pereto, COLLI, Tre Monti, Rocca di Cerro, Verucchio, Cappadocia, Petrella, Pagliara, Castell'a fiume, Corcumello, Cese, Scurcola, Poggio, San Donato, Scanzano, Sante Marie, Castel Vecchio, Marano, Tarano, Tusco, Spedino, Corvaro, Castel Manardo, Sant'Anatolia, Rosciolo, Magliano, Paterno, Avezzano, Lugo, Canistro, Civita d'Antino e Cappelle".
Gli Orsini non accettarono questa decisione e continuarono a contestare l'investitura dei Colonna per altri due anni, finchè aderirono al progetto di sottoporre alla valutazione del nuovo re del Regno delle due Sicilie, Federico, la sorte definitiva delle Contee. Ascoltate le parti, Federico, emanò un Laudo il 3 Febbraio 1499 con il quale conferiva inappellabilmente le Contee di Alba e Tagliacozzo, nonchè la Baronia di Carsoli, ai Colonnesi (Archivio Colonna, fascicolo VI, numero 271).
Il Berardo di Don Paolo Panegrossi (1867)
Pubblichiamo il "San Berardo Cardinale" scritto da Don Paolo Panegrossi nel 1867, parroco di Colli di Monte Bove. Alcuni cittadini di Colli ancora ricordano questo piccolo libricino di colore rosso/ocra. Il Dr. Lauri Giacomo ci ha più volte raccontato che, il testo, oltre a contenere una ricostruzione della vita del nostro Berardo basata sulla leggenda di Giovanni di Segni, dovrebbe anche riferire di alcuni aneddoti della società civile del nostro paese del tempo (probabilmente a Pag. 133 nel capitolo Annotazioni. Tra breve si potrà scaricare tutto il volumetto, per ora l'opzione è limitata alla sola Prefazione a questo Link).
L'originale dell'opera si trova presso la Biblioteca del periodico "Civiltà Cattolica" dei Gesuiti a Roma e tutto il materiale riprodotto nel post lo dobbiamo ad Alberto MANTICA, come noto, attuale discendente del ramo femminile della famiglia Panegrossi.
Colli e la Valeria descritti da H. Swinburne (1779)
Quest'estate, nel breve periodo di ferie estive, abbiamo avuto la possibilità di consultare il volume "Voyage de Henri Swinburne dans les deux Siciles en 1777, 1778, 1779, et 1780" della Bibliothèque Royal di Parigi. Nel tomo quarto sono presenti una descrizione della Via Valeria tra Carsoli e Tagliacozzo che, in pratica, consente di definirne il tracciato di allora e, un'altrettante illuminante ritratto di Colli di Monte Bove. Dal medesimo testo si apprende che Avezzano era popolata da 2770 abitanti nel 1779.
Nell'alta Aristocrazia e nelle classi agiate europee del XVIII e XIX secolo, era molto di moda effettuare il cosiddetto "Grand Tour" dell'Italia. Di questi viaggi ci sono pervenuti molti racconti memorialistici, quasi tutti di estremo pregio letterario: insuperato capolavoro del genere resta il "Voyage en Italie" di Stendhal.
"Il 6 Marzo 1779, feci con sir Thomas Gasgoing, una piccola gita nel regno di Napoli.
Partimmo da Roma a cavallo, verso le cinque del mattino e andammo a dormire a Carsoli, piccola città mal costruita sulla china di una montagna molto ripida e all'ingresso di una gola. E' dentro i confini del regno di Napoli, perchè, esattamente più giù, nel piano, una locanda chimata il Cavaliere forma il punto di separazione tra i due stati. Questa città conserva il nome della vecchia Carsoli, benchè le rovine di quest'ultima siano distanti un miglio. Cominciammo ad accorgerci, in questo luogo, che la temperatura dell'aria di Roma ci aveva ingannati: il vento era straordinariamente freddo. Carsoli fa parte delle immense proprietà del conestabile Colonna: possiede nei dintorni trentasette signorie.
L'indomani mattina entramo nella gola stretta di Colli, e attraversammo una montagna che forma da questo lato una barriera naturale al regno di Napoli. Un esercito avrebbe molte difficoltà a forzare questo passaggio anche incontrandovi poca resistenza. La gola è ombreggiata da alberi di quercia e una foresta di faggi occupa la parte superiore di questa montagna.
Le tecniche di costruzione delle strade Romane |
La salita che è di sei miglia, da Carsoli sino al Valico, è molto pietrosa, difficile ed anche pericolosa. Le rocce sono di una breccia calcarea ed estremamente scivolose. Mandrie di bovini che incontrammo resero il nostro percorso ancora più disagevole.
Arrivati a Rocca di cerro, misera frazione che è alla sommità di questa gola, intravedemmo una parte dell'Abruzzo che ci apparì molto montagnoso; vedevo montagne piene di boschi e disseminate di villaggi, una pianura molto estesa, una parte di un grande lago; il tutto circondato da un enorme cerchio di montagne. La cima del Velino coperto di neve, s'innalza in alto al di sopra delle altre, e si vede anche Roma che dista 70 miglia.
La Valeria all'uscita di Tagliacozzo (AMI ATKINSON, Acquarello - 1908) |
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