COLLI

S. Berardo Cardinale nelle versioni new media

  
 Per consentire a tutti coloro che non potranno ricevere la copia cartacea delle Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale di Paolo Panegrossi e per i residenti all'estero, rendiamo accessibili, cliccando sull'immagine corrsipondente, le versioni compatibili con i New Media.
L'edizione Online in PDF è, in alcune parti, diversa da quella su sopporto tradizionale, essendo state sfruttate le opportunità che consente la rete (collegamenti ipertestuali, foto, vincoli di budget inesistenti, ecc.). Per non cannibalizzare l'edizione cartacea, quella online è scaricabile ma non stampabile o emendabile in quanto crittografata.
La versione Epub è identica a quella che verrà stampata ed è stata pensata per i lettori di ebooks e-ink, (Kindle, Sony Reader, ecc.) Tablet e Smartphone.
L'edizione cartacea delle Memorie... sarà distribuita a Natale oppure i primi giorni del prossimo anno a Colli di Monte Bove nel corso di una manifestazione di presentazione del testo (l'esatta data dipenderà dai tempi di consegna della tipografia). 

LA PRESENTAZIONE A COLLI DELLE MEMORIE STORICHE...

Pubblico presente all'illustrazione delle Memorie storiche (foto di A. Barnabei)
Sabato 21 Gennaio 2012, alle ore 18:00, nella chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove, è stato presentato il volume di Don Paolo Panegrossi Memorie Storiche intorno a S. Berardo Cardinale. Sono intervenuti il Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti, Marcello Mantica e Maurizio Anastasi, estensore di queste note.
I testi dei due interventi, in formato PDF, possono essere scaricati da questi links:

Visita alla cisterna dove fu prigioniero Berardo

Il 29 Ottobre scorso un folto gruppo di fedeli di Colli di Monte Bove si è recato a Castel San Pietro (RM) a visitare la cisterna dove fu tenuto prigioniero San Berardo da Pietro Colonna. L'invito era stato rivolto dal Presidente della Pro Loco della cittadina laziale e la comitiva collese era accompagnata dal Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti.
Alla manifestazione ha preso parte anche una folta rappresentanza della confraternita di San Berardo di Pescina e l'ex priore della stessa, Diocleziano Giardini, attento e documentato studioso della vita del Santo.
La delegazione collese ha omaggiato le autorità di Castel San Pietro di una ipotetica ricostruzione fotografica del castello di Colli, dove nacque San Berardo nel 1080, opera della professoressa Paniccia, diletta consorte del nostro amico Alessandro Crisi e, appositamente creata per questo Blog.
Lo slide di 72 foto che documenta i momenti salienti della manifestazione, comprendente anche alcuni fotogrammi della processione di San Berardo del 3 Novembre 2011 a Colli di Monte Bove, è visibile cliccando sull'immagine in alto. Le foto sono di Antonio Barnabei

La Terza edizione della Festa dell'Agorà

  
di Raffaella Girlando

La giornata del 13 Novembre è iniziata come la Terza edizione della Festa dell'Agorà meritava...
un bel sole che si staglia in cielo pieno di energia, come quella che emanano le opere della mostra d'arte allestita all'interno della Chiesa del Carmine, gentilmente messa a dispozione dal nostro amato parroco Don Enzo.

Durante la mattina un leggero vento di tramontana accarezza le tende dei ragazzi del 118 e della Protezione Civile... ma le volontarie della Croce Rossa armate dei loro FOULARD RIPARAVENTO non si fanno intimorire dal freddino e continuano la loro raccolta di fondi per la beneficenza.

Molti anche quest'anno gli artigiani presenti a dimostrare l'amore per la loro arte affinchè questa venga divulgata e raccontata alle generazioni future, così abbiamo ritrovato con molto piacere lo scalpellino, il vasaio, l'intagliatore del legno e molti altri antichi mestieri.

Una banda di menestrelli gitani sbalordivano grandi e piccini mangiando fuoco e lame di spade, cantavano storie fantastiche e dentro il loro carretto strampalato si nascondevano armi e mestieri di un'arte antica.

La gente passeggiava tra gli artigiani dapprima infreddolita e curiosa ma poi sazia delle prelibatezze cucinate in piazza e scaldati dal buon vino offerto continuava il giro soffermandosi davanti alle meravigliose bambole di stoffa cucite con abile maestria!

Eccellenze del nostro territorio: Angela Maurizi



Copertina del Romanzo di Angela
Angela Maurizi, figlia di Maria Pia Borgi di Colli di Monte Bove, è risultata vincitrice del Concorso Pagina Uno e vedrà coronato il sogno della pubblicazione della sua opera prima letteraria Le Fiabole di A. dalla casa editrice Ded'A. Angela è stata, di gran lunga, la più votata dagli internauti - 732 suffragi raccolti pari al 34,2% - (la preferenza poteva essere espressa un sola volta e esclusivamente per via telematica). Il concorso si è protatto per due mesi e mezzo.
Nell'intervista rilasciata a "Io come Autore", numero 27, Angela chiarisce che ha tentato di "realizzare un esercizio di stile servendomi della mitologia, nella stessa misura in cui lo fecero gli antichi greci. Il mio intento non era tuttavia rivolto a spiegare le origini del mondo o la vita di personaggi più o meno deificati, bensì all'analisi della società contemporanea."
L'appuntamento con l'autrice è all'esposizione della Media e Piccola Editoria in programma al Palazzo dei Congressi di Roma dal 7 all'11 Dicembre 2011.
Angela, malgrado la giovane età, è una stimatissima urologa del complesso Universitario Policlinico Umberto I° di Roma.
La sua passione per l'Archeologia l'ha già condotta in Grecia per una campagna di scavi di due anni.
Per acquistare online il libro di Angela: clicca qui

Sulla parentela tra San Berardo e Santa Rosalia

Macchina Processionale di S. Rosalia, in una stampa d'epoca
Frontespizio del volume del Cascini
Siamo già intervenuti con due post pubblicati su questo Blog (26 Gennaio 2010 e 31 Maggio 2011) sul dibattito storico-religioso della parentela tra Santa Rosalia, protettrice della città di Palermo e Berardo Vescovo dei Marsi, nato a Colli di Monte Bove nel 1080. Ribadendo che limiteremo la nostra analisi agli aspetti storici della vicenda, l'opportunità di trattare di nuovo la vexata quaestio ci è offerta dalla riesumazione del testo di Giordano Cascini (1611) Di S. Rosalia vergine palermitana.
Il Priore benedettino, "consultore del sant'Uffizio" sostiene che nella grotta che ospitò S. Rosalia fu ritrovata, incisa nella pietra di suo pugno, questa iscrizione:

              EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET
              ROSARUM DOMINI FILIA AMORE Dni MEI
              JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITAR DECREVI

Il Cascini indica che il Sinibaldi dell'epigrafe deve intendersi come nome e non come un cognome, attraverso una dedalo di ragionamenti tortuosi che non hanno nulla del rigore scientifico ("Fu quivi Signore di quei feudi; percioché non si mette mai nell'iscrittioni il sol cognome che a molti è comune; ma bensì ne' suoi stati il Signore può scrivere il suo solo nome"). L'autore confessa che le sue ricerche genealogiche lo condussero sino a Lucca dove rintracciò l'origine di un Giovanni Sinibaldi.
F. ZAZZERA, Della Nobiltà
Genealogia Conti dei Marsi
La vicenda divenne più complessa quando Martino La Farina mostrò al Cascini il testo di Francesco Zazzera, Della Nobiltà dell'Italia, nel quale Matteo e Sinibaldo vengono inseriti nella famiglia dei Conti dei Marsi in quanto discendenti di Beatrice consorte di Re Ruggero e madre di Costanza. Il semplice fatto che Matteo (di cui non si chiarisce se sia figlio o nipote di Sinibaldo) accompagni a Rieti Costanza per le nozze dell'Imperatore fa discendere la parentela tra Costanza e Santa Rosalia, figlia di Sinibaldo. ( Link al Parentado e Digressione due ). Come si potrà constatare consultando la genealogia qui a fianco riprodotta, lo Zazzera non annovera tra i componenti della famiglia dei Conti dei Marsi il nostro Berardo e quindi il Cascini sarebbe stato autorizzato, pur con le riserve del caso vista l'estrema precarietà delle fonti, solo a proporre il legame tra S. Rosalia e la discendenza da Carlo Magno, non la relazione di parentela con il Vescovo dei Marsi. Quando nella ricerca storiografica si persegue la sola finalità di dimostrare una tesi preconcetta si cade sovente in simili contraddizioni.
Il testo del Tornamira riedito a Pescina
La sensazione che ne traiamo dall'analisi dei vari testi di Ottavio Gaetani, Pietro Salerno, Giordano Cascini - tutti Gesuiti - e Pietro Antonio Tornamira, consulente del Sant'Uffizio di Palermo, è che si sia voluto artificiosamente costruire una discendenza nobile a S. Rosalia ricorrendo alle armi del fantismo e dell'intolleranza da un cenacolo di clericali che si considerava, alla stregua dei monaci/guerrieri delle crociate e seguendo l'insegnamento di Ignazio di Loyola, una macchina da guerra contro la libertà di pensiero.
Concludiamo con i giudizi del più grande storico del XIX secolo, Jules Michelet, liberale e d'ispirazione cattolica, sui Gesuiti:
 "Delle piaghe della società, quelle che sono più da temere è lo spirito di polizia utilizzato nelle cose di Dio, lo spirito dell'intrigo pio, di santa delazione, lo spirito dei Gesuiti".
"La tirannia si accontenta dell'uomo esteriore, forza solo gli atti. Questa polizia (dei Gesuiti) invece invade il pensiero".
"Nel gesuitismo troverete un solo senso: la morte della Libertà".
Citazioni tratte da: MICHELET ET QUINET, Des Jésuites, Paris 1843.

La genesi del cognome della famiglia Barnabei

La ricostruzione del testo del volume di Don Paolo Panegrossi Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale (1867) per una, speriamo, prossima ristampa, si sta rivelando una miniera d'oro di anedotti e di vicende civili della storia di Colli di Monte Bove, nei secoli scorsi.
 Tra i racconti più interessanti vi è quello riferito alla famiglia Barnabei, testimoniato anche da una campagna pittorica che doverbbe essere presente nella chiesa di San Berardo e ora ricoperta da una coltre di vari strati di tinteggiature successive. Don Paolo Panegrossi scrive: "Nel basso della parete opposta si distingue per l'accuratezza dell'esecuzione di altro autore una pittura rappresentante un giovane uomo genuflesso, con le mani giunte e sollevate verso un'immagine del Crocifisso, il quale ha inchinato verso lui amorevolmente il capo e vi si legge sotto - FABRIZIO DI AMBROSIO F.F. PER VOTO A.D. 1626. - Il significato di questa pittura non à per nulla oscuro nel paese dove esiste la famiglia a cui quel Fabrizio apparteneva e che poi ha preso il cognome di Barnabei. Era, dunque quel Fabrizio uno dei  scherani, o come dicono, uno dei bravi dei principi Colonna ai quali apparteneva il feudo di Colli: ed egli dopo aver passato nel disordine una parte della sua vita, rientrato in sé stesso si gettò ai piedi del Crocifisso, il quale rivolse verso di lui benignamente il volto ed inchinò il capo in segno di misericordia".
Nelle foto: da sx, un antenato della famiglia Barnabei; il ramo americano dei Barnabei di Colli.

Inaugurate a Colli due nuove Piazze

Clicca su questo Link per lo Slide di 30 foto
Nel mese di agosto sono state inaugurate due nuove piazze a Colli di Monte Bove: una nel rione "Castello", l'altra in via Valeria, all'altezza della casa di "Tiribbao". Ora, però, verrebbe da pensare, che bisognerebbe trovare i collesi che le popoleranno visto il costante degrado demografico che conosce il paese.
Piazza 1 Maggio è stata inaugurata alla presenza del Sindaco di Carsoli, di vari componenti del Consiglio Comunale, dell'impresa costruttrice e dell'architetto che ha seguito i lavori.
La "piazzetta" su via Valeria, che non ha ancora un nome preciso, è stata festeggiata con un simposio culinario e musica fino a notte avanzata, organizzati egregiamente dall'infaticabile Palmino, da tutti gli abitanti del rione. Particolarmente gradita la presenza di collesi che, pur non abitando più nelle sue vicinanze, hanno voluto testimoniare il loro legame con il luogo della loro nascita. Anche a questo evento ha partecipato il sindaco di Carsoli.

Deputati e Giornalisti ...battono i denti a Colli

Pubblichiamo un documento eccezionale per la nostra piccola comunità di Colli di Monte Bove: una delle ascese pionieristiche del Valico con le prime automobili. Era il Luglio del 1909; chissà quanta curiosità destò nel nostro paese l'apparire di questi ...mostri meccanici, che i nostri antenati vedevano forse per la prima volta!
Il reseconto dell'avventura è apparso sul numero 9 del supplemento mensile del Corriere della Sera, La Lettura, del settembre 1909, a firma di Carlo Montani.
L'idea della gita in auto venne a un giornalista parlamentare abruzzese, Emidio Agostinoni; dovevano far parte del gruppo anche molti parlamentari ma la mattina del 12 Luglio 1909 se ne presentarono solo in tre. La partenza fu fissata da piazza Colonna per poi puntare verso porta San Lorenzo e immettersi sulla Tiburtina.
Ecco il racconto dell'articolista dopo Carsoli:
" le candide spume dell'Anieme mugghiante, in fondo alle gole del Monte Bove, dove il temporale autentico ci raggiunse per bagnarci fino alle ossa. Non avevo mai fatto lo scopritore e cominciai seriamente a dubitare di possederne le attitudini, raccogliendo col fazzoletto a guisa di spugna le lagrime di compianto venute dal cielo a spegnere i sacri nostri ardori.
Ero a bordo di una 40 HP di Leone Weill-Scott insieme ad Ettore Janni del Corriere della Sera e della signorima Bernardy del Giornale d'Italia. Si cercava di ingannare il tempo e più che il tempo noi stessi, facendo dello spirito, ma anche un maligno principiante si sarebbe accorto che lo spirito, per effetto -ahimé- della pioggia, era annacquato.
Battevamo i denti come in inverno, eppure la brezza mattutina, operando con sapienza sullo stomaco di ognuno, cominciò a farci desiderare l'apparizione di un ...rinfresco... ". 

I prodromi del turismo di massa e Colli

di   Paolo Emilio Capaldi

Durante il ventennio fascista nasce il fenomeno del turismo di massa. Coloro che vivevano nelle città hanno l’opportunità di poter respirare aria fresca e pulita sui monti o sui laghi e altresì quelli che vivevano nelle località montane hanno l’opportunità di passare una giornata al mare, per poter respirare l’aria iodata delle coste.
Nascono le prime esperienze di “colonie estive” ai monti come al mare, specialmente per i più piccoli.
Dobbiamo ricordare che purtroppo in quell’epoca imperava il brutto male della tubercolosi e questo modo di agire fu un contributo alla prevenzione di questa malattia, per spingere gli abitanti delle città a spezzare i ritmi delle loro vite, dando loro delle opportunità nuove e sane.
Nasce in quel periodo la C.I.T. (Compagnia Italiana Turismo) e sono date alle stampe numerose guide turistiche ai luoghi montani e di villeggiatura.
Qui presentiamo un testo raro: la guida “Itinerari Turistici e Alpinistici da Roma”, della U.N.I.T.I. (Unione Nazionale Industrie Turistiche Italiane), con sede a Roma, piazza del Popolo, 18.
Sono descritti in 84 pagine, suddivise in XII capitoli, 140 itinerari montani raggiungibili attraverso le varie direttrici ferroviarie da Roma.
Non poteva mancare, lungo la direttrice Roma – Tivoli – Avezzano, alle pp. 32-33 della piccola guida, Colli di Monte Bove con la salita alle prossime cime del monte Fontecellese, 1626 m (it. 51), di monte Midia, 1738 m (it. 52) e di monte Bove, 1344 m (it. 53).
Colli si conferma così quale meta prossima del turismo montano ad Est della capitale, incastonata così com’è tra le cime dei monti Carseolani.
Una fortuna di allora fu che il treno fermava obbligatoriamente alla stazione così da permettere agli alpinisti di smontare al mattino e di rimontare alla sera per il ritorno.
Quest’oggi non è più come allora: pochi treni e quasi tutti in transito.
Si ringrazia la biblioteca della Sezione di Roma del Club Alpino Italiano per la consultazione del documento.

L'Indiano di Colli che cacciò i...visi pallidi (1967)

  Nel numero 5 de l'Appennino del 1967, p. 119, c'è la descrizione di un colorito episodio che accadde nel nostro paese: un bambino di sette, otto anni, armato di arco e faretra, mette in fuga un gruppo di amici romani che discendevano dal monte Fontecellese e si accingevano a prendere il pullman per fare ritorno a Roma dopo una gita al monte Midia.
Non vengono forniti altri dettagli dell'...indiano collese che mise in fuga i visi pallidi! Ma se qualcuno (oggi dovrebbe avere tra i 50 e i 55 anni) si è riconosciuto nella descrizione che ne fa il periodico ce lo faccia sapere ed indicheremo sul blog il suo nome.
Si ringraziano, la Biblioteca del C.A.I., Sezione di Roma e Paolo Emilio Capaldi che ci hanno fornito questo documento di costune di Colli di Monte Bove.

I Conti dei Marsi secondo Caracciolo/Beltrano

La Genealogia dei Conti dei Marsi di Caracciolo/Beltrano del 1671 è considerata la più esaustiva anche se non necessariamente, la più rigorosa e soprattutto scarsamente argomentata in letteratura.
E' in questo documento che, per la prima volta, s'introduce il rapporto di parentela tra il nostro Berardo e Santa Rosalia: "...S. Berardo detto di Colle sua Terra, Vescouo di Marsi, dal cui ramo uscì S. Rosolea, pronipote di detto Berardo.", poi ripreso, con insistenza, dal Corsignani, da Pietro Antonio Tornamira e dallo Zazzera.
Non è nostro compito indagare sulla patrologia della Chiesa: in questo ambito non è necessario documentare scientificamente enunciazioni edittali, che implicano un'accettazione acritica e fideistica, o assoggettare a severe verifiche le fonti scelte; quindi, è pienamente legittimo, celebrare con la massima solennità, questa pretesa parentela. Su ben altre basi, invece, riposa il dibattito storiografico: qui notiamo tutte le carenze di questi testi che si limitano a formulare asserzioni apodittiche senza essere sostenuti da una documentazione solida e indiscutibile.
Ad esempio, per il Tornamira, basta limitarsi alla sola analisi del titolo del volume Della Prosapia Paterna, Materna e di Palermo, Patria della Gloriosa Vergine S. Rosalia Monaca e dell'Ordine del Patriarca San Benedetto, per capire la sua inanttendibilità, in quanto è stato accertato da documenti ufficiali Vaticani che S. Rosalia non è stata monaca. Alla stessa stregua, lo Zazzera, citato costantemente dal Tornamira nella sua opera, confuse il Berardo Vescovo dei Marsi, con il Berardo Vescovo di Teramo, tra l'altro, neanche componente di un ramo collaterale della famiglia dei Conti dei Marsi.
La segnalazione della Genealogia dei Conti dei Marsi Caracciolo/Beltrano ci è stata fatta da Paolo Emilio Capaldi e da questo link è possibile scaricarla  al completo.

Quadri ricollocati nella chiesa S. Nicola di Bari

San Nicola di Bari (Foto: Antonio Barnabei)

Madonna delle Anime Sante (Foto: Antonio Barnabei)
Grazie alla solerzia ed all'amorevole cura che il Priore della Confraternita di San Berardo di Colli di Monte Bove, Giuseppe Simeoni, rivolge a tutto ciò che attiene i paramenti sacri e le opere d'Arte che si trovano nelle chiese del nostro paese, sono ritornati nella loro originaria collocazione i due quadri che ornavano l'uno l'altare maggiore (San Nicola di Bari, perfettamente restaurato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici dell'Aquila) e l'altro (Madonna delle Anime Sante), sul quale, purtroppo, non è stato possibile effettuare alcun intervento per la nota emeregnza nella quale versa il Patrimonio artistico della provincia dopo il sisma che ha colpito la città capolugo di regione nell'aprile del 2009.
Come è noto a tutti i collesi la chiesa San Nicola di Bari è stata espropriata, ufficialmente per ragioni di sicurezza, in realtà per logiche museali regionali che sfuggono all'umana comprensione, della scultura lignea policroma raffigurante una Madonna con bambino risalente al XIII secolo, ora in custodia presso il Museo della Marsica di Celano (AQ.).
Le autorità competennti dovrebbero capire che s'infligge uno sfregio all'opera stessa quando viene esiliata dal suo contesto di origine, nel quale prese forma e si  modellò l'idea dell'artista.
A Colli si sta valutando l'opportunità di far eseguire una copia della statua in legno per collocarla nella cripta dove originariamente era sistemata l'opera autentica (raffigurata qui a sinistra).

Il culto pellegrinale alla Grotta di Sant'Angelo

Domenica 8 Maggio, come ormai da tradizione secolare, i fedeli di Colli di Monte Bove si sono recati in culto pellegrinale alla rotte de Sant'Agno, trasportando la statua di San Michele, sino al cimitero.
Secondo una credenza popolare, se si immerge la testa in una cavità scavata nella roccia del vano superiore dell'eremo, si può udire la eco del sangue che scorre nelle vene dei Santi Martiri; strofinare, invece, la cosiddetta treccia della Madonna allevierebbe i sintomi del mal di testa. In passato, perchè ormai all'interno del luogo di culto non cresce più la vegetazione, alcune foglie di un arbusto erano raccolte per preparare un decotto da far bere alle puerpere che avevano difficoltà nell'allattamento.
Per una bibliografia essenzale sull'eremo di Sant'Angelo di Colli di Monte Bove:
- V. PACE, Bisanzio e l'Occidente, Viella 1996, (consultabile sul Blog);
- E. MINCATI, Eremi e luoghi di culto rupestri d'Abruzzo, Carsa 1996;
- G. MARUCCI, Il viaggio sacro, culti pellegrinali e santuari in Abruzzo, Andromeda 2000.

Colli disegnato da Natale Bonifacio da Sebenico

Questa carta dell'Abruzzo Ulteriore del 1587 (qui nel dettaglio della nostra area), di Natale Bonifacio da Sebenico è molto importante in quanto i paesi raffigurati sono stati incisi sul legno conservando le linee architettoniche dei loro profili: è quindi una sorta di istantanea sul nostro paese e l'orografia circostante, risalente a quell'epoca.
E' la sola carta, con il Globo, che Bonifacio abbia inciso prima di stamparla il 15 Dicembre 1587, presso Nicola van Aelst e: "intagliata con molta mia fatica e lunga investigatione". (Cfr. la dedica al Marchese Federico Cesi che giustificherebbe l'ipotesi di una sua elaborazione).
L'esattezza della rappresentazione grafica fa presumere che l'autore abbia visitato i paesi raffigurati sulla carta, compreso il nostro.
(fonte: gallica.bnf.fr/Bibliothèque nationale de France )

Il progetto del 1919 della ferrovia Teramo-Carsoli

Pubblichiamo, per gentile concessione del sito valledelsalto, il carteggio (per scaricarlo seguire il collegamento ipertestuale) che accompagnò nel 1919 la richiesta della costruzione di una linea ferroviaria di dorsale appenninica, che avrebbe dovuto collegare Teramo con l'Aquila e quest'ultima, attraverso la valle del Salto-Cicolano con Carsoli, confluendo qui nella tratta, già in esercizio, e raggiungere Roma.
Se questa arteria di comunicazione fosse stata realizzata, con molta probabilità, la storia economica della Marsica del secolo scorso, sarebbe stata radicalmente diversa in quanto avrebbe interconnesso aree di produzione direttamente ai mercati di consumo.
La distanza tra Carsoli e L'Aquila, con il progetto di ferrovia del 1919, sarebbe stata di soli 56 Km. e, avrebbe richiesto, con il materiale rotabile di allora, un tempo di percorrenza non superiore ad 1h e 30'. I tempi di percorrenza di un tragitto Avezzano-L'Aquila si sarebbero ridotti dalle 4h e 30' a meno di 2h. 

I Pizzicuni: piatto ricercato della cucina di Colli

Conquistato il proprio piatto di Pizzicuni
lo si consuma anche in piedi (Agosto Collese 2010)
La ricetta dei Pizzicotti
della Sabina
I Pizzicuni, il piatto povero della tradizione culinaria contadina di Colli di Monte Bove, è diventato il più ricercato nelle sagre estive del carseolano. Composto da ingredienti semplici (farina, acqua, pancetta, salsiccia, olio) è una pietanza di facile preparazione: tuttavia richiede molta maestria nelle fasi di stiratura e di cottura. Le donne più anziane del paese, custodiscono una ...formula magica, tenuta gelosamente segreta, che rende il piatto preparato a Colli di una prelibatezza unica.
Paolo Emilio Capaldi ci ha segnalato il testo di Maria Giuseppina Truini Palomba, Cucina Sabina, Franco Muzzio Editore, dove è presente un piatto simile al nostro, i Pizzicotti che, comunque, differisce molto negli ingredienti utilizzati per il condimento.



Sul numero 44 di AEQUA, è stato pubblicato un breve saggio storico/gastronomico sui Pizzicuni.

Le Pagine del Laurenti su Colli di Monte Bove

La Prima Edizione di
Oricola e Contrada Carseolana
di Paolo Emilio Capaldi

Durante il primo quarantennio del ‘900 escono in Italia numerose monografie riguardanti la storia locale delle piccole cittadine italiane.
Una di queste è quella del Laurenti su Oricola e i paesi del circondario di Carsoli.
L’autore nacque a Scarpa (Cineto Romano) nel 1875 e morì nel 1948.
Egli, come scrive nella prefazione, dovette « raccogliere e vagliare notizie di parecchi scrittori, analizzare e leggere volumi logori dalla polvere e dai secoli e decifrare abbreviazioni e segni convenzionali a prima vista incomprensibili ».
Per questo trovò difficoltà nella ricostruzione della frammentata storia di questi luoghi: nel mettere insieme le scarse notizie sull’epoca antica degli Equi e dei Romani, nell’osservare i passaggi di questo o quel castello di famiglia in famiglia durante il medioevo, nel descrivere le vicende degli eserciti stranieri che attraversarono queste terre, nel raccontare le guerre di confine e le lotte contro il brigantaggio e nel riportare le ultime vicende che portarono stabilità politica e amministrativa con l’unità d’Italia.
Un’altra caratteristica, come indicato nel sottotitolo dell’opera, è quella di realizzare uno scritto mosso più che altro dall’entusiasmo e dalla passione per la propria terra e per la propria gente.
Va alle stampe un’opera agile, riassuntiva e abbastanza completa, senza pretese di esattezza e rigore storico e per questo con alcuni inevitabili errori.
La sezione riguardante Colli di Montebove offre delle indicazioni su alcune iniziative dello stesso autore presso il Parlamento italiano per le strade e la viabilità di quel luogo.
Sicuramente scartabellando gli atti parlamentari del 1920 si potranno riesumare i discorsi aulici sulla cittadina e si potrà riportare alla luce la situazione del paese, “fotografata” dalle parole ridondanti di quella rispettabile aula.
L’autore rivede la toponomastica del paese e del monte su cui esso si appoggia fornendo qualche spiegazione; fa un breve accenno sui monumenti del paese, sulla figura di San Berardo e quando, sul finire, s’imbatte nella descrizione storica del possesso dell’antico castello, scambia Colli di Carsoli (Celle), con Colli di Amatrice, attribuendone erroneamente il possesso alla famiglia Vitelli che mai abitarono Colli.
Nonostante quest’errore l’operetta rimane un’importante testimonianza d’interesse e di amore per la Sua e la nostra terra.
Il libro è stato recentemente ristampato (2009), dall’Associazione Culturale Lumen di Pietrasecca.

L'Enigma della genealogia dei Conti dei Marsi

Ricostruire l'Albero Genealogico della famiglia Berardi, Conti dei Marsi, è estremamente difficile e complesso sia per la scarsità delle fonti che per l'interesse storiografico, relativamente recente, rivolto alla storia dell'Abruzzo in generale e della Marsica in particolare (tralasciamo il dibattito sulla presunta parentela tra la famiglia Berardi e Santa Rosalia in quanto scientificamente irrilevante e frutto di occasionale estemporaneità) .
La ricostruzione effettuata dal Muratori nel Rerum Italicarum Scriptores, non specificando il numerale del nome proprio (Berardo, Oderisio, Rainaldo, ecc.), è di scarso ausilio perchè, come vedremo in seguito, questa mancanza ingenera non poche confusioni. 
Lo studio di A. Sennis apparso  in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo e archivio muratoriano è sicuramente il più attendibile in quanto è stato oggetto di attente verifiche scientifiche e avuto riscontri oggettivi con ricerche condotte da altri storici. 
Tuttavia le aporie storiografiche emergono se si mettono a confronto le ricostruzioni prospettate dallo stesso Sennis e John Howe, storico della Texas University, proprio sulla figura del nostro Berardo. Per il primo, il futuro vescovo dei Marsi, sarebbe il figlio del conte Berardo IV, a sua volta, figlio di Berardo III che era fratello di Oderisio II, mentre per il secondo sarebbe il figlio di Berardo I di Collimento, il cui padre era Oderisio II, fratello di Berardo III. Il Catalogus Baronum, Commentario propone una terza ricostruzione.
Jacques Dalarun nel volume di imminente pubblicazione in italiano, Berardo dei Marsi (1080 - 1130). Un vescovo esemplare, proporrà un'ulteriore ipotesi iconografica dell'Albero genealogico dei Conti dei Marsi che hanno conservato il titolo comitale dalla discesa in Italia di Ugo di Arles (926)  al 1143.

L'Ecomostro e il recupero intelligente a Colli


Il nostro paese è stato spesso una ...sintesi di opposti! Questo ne è un ultimo istruttivo esempio: l'ecomostro in corso di edificazione a "Castello" e che dovrebbe essere adibito a parcheggio per rimuovere o, almeno, in parte alleviare il pericolo delle auto in sosta sulla Tiburtina-Valeria e la costruzione, architettonicamente attenta e nel pieno rispetto delle regole di un recupero intelligente, di una graziosa piazzetta (salvaguardando anche la caverna in pietra) nell'area in precedenza occupata dal fabbricato demolito, davanti alla casa di Tiribbao.
(Foto: Antonio Barnabei - 08/05/2011)











La bella piazzetta ora anche gradevolmente arredata e presto sarà decorata con piante e fiori.
A sinistra veduta notturna, con alcuni cittadini di Colli che si godono il primo fresco estivo, circondati dalla splendida cornice che fa da corolla al nuovo spazio di fruibilità pubblica.

Itinerario Geobotanico di Colli di Monte Bove

Il Prof. Giuliano Montelucci, libero docente di Geobotanica,nei primissimi anni 60 del secolo scorso, intraprese un viaggio da Tivoli all'Aquila descrivendo la conformazione orografica dei territori attraversati e delle specie vegetali che incontrava. Anche Colli di Monte Bove era compreso in quell'itinerario e qui riportiamo le sue analisi da Carsoli al valico del Monte Bove.
"...L'attuale abitato di Carsoli è in fondo alla piana, all'inizio della salita per Colli di M. Bove. Si notino ora gli aspetti carsici, tipici della regione, con doline, inghiottitoi, risorgenze, caverne, etc. che vedremo fino a Tagliacozzo ed oltre. La vegetazione è tipicamente rupestre scoperta in alto verso Colli (su speroni calcarei cretacei), ma in basso vi è anche un folto bosco di essenze continentali-orientali (su molasse mioceniche) dominato da Quercus Cerris, con roverella, Ostrya, Helleborus foetidus L., Genistra tinctoria L., Linum tenuifolium L.,Cirsium strictum, Juniperus communis L., Galium verum L., Scabiosa argentea L., Helicrhysum italicum G. Dom., Chris. Leucanthenum L., per non citare che alcune delle più notevoli. Verso l'abitato di Colli di M. Bove (m. 1.000) il paesaggio è, come accennato, rupestre scoperto (oltre che per il suolo, soprattutto per effetto della comunità umana vicina, come di regola) ma di grande interesse floristico, anche se si deve deplorare la scomparsa del bosco.
Ma ormai il bosco di cerro cede per altitudine, e se anche salendo, il suolo che percorriamo è nudo, ci avviciniamo alle faggete che si scorgono imponenti sulla destra (circuite alla base di cedui di nocciolo, carpine e carpinella, etc.), mentre a sinistra il quadro delle rupi nude di M. Bove fa contrasto di sommo interesse...".
Tutte queste informazioni ci sono state fornite da Paolo Emilio Capaldi.

Fonte: BnF/Gallica
Helleborus foetidus - Elleboro Puzzolente. Pianta erbacea perenne, alta sino a 80 cm. Fusto legnoso alla base, poi strisciante ed infine eretto.
Foglie sempreverdi di colore verde molto scuro, le inferiori sono palmate, finemente suddivise in 3-9 lobi, di dimensioni notevoli, sino a 30 cm.; hanno margine dentato. Verso l'apice del fusto le foglie assumono aspetto ovato e sono intere.
I fiori sono infiorescenze globose, di colore verde-giallognolo con margine rossastro, hanno diametro di 2,5-3 cm. e odore molto sgradevole. I frutti sono acheni con rostro uncinato.
Habitat: terreno fresco, ai bordi dei sentieri. 0-1.000 m., fiorisce a gennaio aprile.
Parte Velenosa: tutta la pianta.
Proprietà Farmaceutiche: Tossico. l'Elleboro fetido ha proprietà vermifughe, e narcotiche ma è assolutamente sconsigliata l'automedicazione.
Helleborus in greco significa "cibo mortale".

I matrimoni celebrati a Colli dal 1913 al 1933

Il matrimonio di Antonio Panegrossi
con Beatrice, celebrato il 24 aprile 1900.
Archivio privato Alberto Mantica


Una pagina del registro
dei  matrimoni

Referenza Matrimoniale del 1800





Dal 1913 al 1933 sono stati celebrati a Colli di Monte Bove 141 Matrimoni (la lista completa è scaricabile da questo Link, leggetela attentamente vi si può trovare un vostro Nonno, un Papà o uno Zio).
La media è di quasi sette matrimoni all'anno: oggi se ne celebrano sette in ventuno anni?
Anche in questo dato sociologico si può leggere il declino economico e culturale del nostro paese nell'età contemporanea.
Un'attenta osservazione della sequenza statistica dei matrimoni per quell'epoca fa emergere una tendenza pronunciata a contrarre matrimonio tra residenti; sono scarsi quelli non autoctoni, solo sei, mentre si osserva un'attenuazione dell'ortodossia religiosa per i matrimoni consentiti con vedove (movimento che si accentua negli anni immediatamente successivi al Primo conflitto mondiale, anche se bisogna aggiungere che precede i Patti Lateranensi del 1924 tra Stato e Chiesa).
E' sorprendente come questi dati riflettano gli eventi storici dell'epoca: appena due matrimoni nei tre anni di guerra del 1916-1918; trentotto nei tre anni successivi. Ancora, la grande crisi depressiva dell'economia mondiale del 1929, pur avendo fatto sentire i suoi effetti a Colli dal 1931, produce le medesime conseguenze della guerra, leggermente meno marcate, sulla frequenza dei matrimoni.
Infine nella lista compilata è spesso stato difficile risalire ai mesi in cui si erano celebrati i matrimoni ed all'individuazione di alcuni cognomi data l'eterogenità delle grafie dei parroci che si sono succeduti, nell'intervallo temporale preso in esame, alla guida della chiesa San Nicola di Bari.
Il grafico annuale dei matrimoni celebrati a Colli dal 1913 al 1933
 

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