Questo testo si trova alle pp. 127-128, V° Volume, del "Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica" di Gaetano Maroni Romano, primo aiutante di camera di Sua Santità Gregorio XVI ed è stato stampato a Venezia dalla tipografia Emiliana nell'anno MDCCCXL
BERARDI (b) BERARDO, Cardinale. Berardo Berardi nacque nel 1080, e traeva origine dai conti Berardi in Colle, castello nel paese dei Marsi. Pandolfo suo vescovo, scorgendolo adorno di ogni virtù, lo associò alla sua chiesa. Il Berardi si rese celebre per ogni maniera di virtù: sorgeva il primo ai mattutini notturni, serbava esatto silenzio allorchè si dovea tacere, non usciva mai dalla canonica, quando nol permettesse il superiore; non fissava mai lo sguardo a volto di donna, nè con essa parlava, se non in presenza di testimoni oculati. Per le quali cose fu mandato al celebre monistero di Montecassino, ove passò sei anni nello studio delle lettere. Giunta al Pontefice la fama di sue virtù, lo ordinò suddiacono apostolico, e destinollo al governo della provincia di Campagna. Nel quale ufficio egli impieghò tutto se stesso a frenare gli audaci assassini e malviventi, a toglier di mezzo gli scandali, i furti, le rapine, gli omicidi, mostrando molta fermezza contro i piccoli tiranni, che allora regnavano. Il perchè ebbe a soffrire assai, specialmente da Pietro Colonna, il quale dopo averlo fatto condurre a Palestrina e caricare di percosse, lo calò in una cisterna, dalla quale fu estratto da un suo parente, detto Giovanni della Cetrella. Passato dappoi a Roma il Sommo Pontefice Pasquale II, a premio della sua virtù, fregiollo della porpora Cardinalizia, con la diaconia di sant'Angelo, dalle quale in appresso passò all'ordine dei Cardinali preti col titolo di san Grisogono e, nel 1110, dal medesimo Pasquale II, fu eletto vescovo della sua patria. Pervenuto alla sua chiesa, si diede, da forte e zelante, ad estirpare il vizio della simonia, l'abbominevole incontinenza del clero, ed a volere a tutt'uomo la riforma della diocesi. Nutriva egli la più tenera compassione verso i poveri, specialmente vergognosi, ai quali era prodigo di beneficenze, ricovrandoli nella propria casa e servendoli a loro con le proprie mani. Vide la consacrazione solenna della chiesa di s. Agapito di Palestrina, fatta dal sullodato Pontefice, nell'anno decimoquarto del suo Pontificato. Da ultimo dopo essere stato per ben otto volte cacciato dalla propria chiesa, di aver sofferto assai per la giustizia e per la religione, di esser stato a rischio di perder più volte la vita, morì della morte preziosa dei giusti lì 3 novembre del 1130, in età di cinquanta anni, nel giorno, che aveva preveduto per lume superno. Grande era il concetto, che aveasi di sua santità, poichè spirava dal sepolcro di lui soavissimo odore, e a sua intercessione si compiacque Iddio operare parecchi miracoli. Dalla chiesa di s. Savina, in cui riposava, fu trasferito in Piscina in un tempio a lui dedicato.
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