La campagna pittorica della chiesa di San Berardo di Colli di Monte Bove, datata 1625/26 |
Gli affreschi della chiesa di S. Berardo su Aequa
La rivista di studi e ricerche Aequa, nel numero 63 del mese di Dicembre 2015, pubblica eccellenti immagini sugli affreschi della chiesa di San Berardo, recentemente riportati alla luce, corredate da un articolo di commento a firma di A. Proietti.
Le chiese di Colli a fine Ottocento
In una memoria (collegamento ipertestuale al documento) che l’ex parroco di Colli, Paolo Panegrossi, inviò al Vescovo dei
Marsi il 7 Febbraio 1891, per richiedere
una messa di anniversario annuale (“un
funerale, il più semplice che usi in paese”) dopo la sua morte (che
interverrà il 28 Agosto 1898) come parziale risarcimento per i suoi continui
impegni finanziari per risanare le chiese di Colli, si possono ritrovare numerose informazioni sul loro stato di conservazione nella seconda metà del secolo XIX°.
Don Paolo
esercitò la sua missione pastorale a Colli dal 1868 al 1887. Il suo successore fu
un economo curato, quindi non un parroco
a pieno titolo, Alfonso Continenza
che si dimise nel 1891 e due anni dopo per ordine del Vescovo dei Marsi, venne
sollevato dall’incarico. Questa successione deve essere stata particolarmente
burrascosa e lo si intuisce sia dal linguaggio severo che
utilizza il Sacerdote di Colli (“[…] Quali
e quante fossero le rendite della Parrocchia or è dimostrato ad evidenza da
fatti giuridici.”) che dalla misura irrituale che il Vescovo fu indotto a prendere (spero di poter
prossimamente chiarire meglio questa vicenda analizzando i documenti presenti
nell’archivio vescovile di Avezzano). Dopo un periodo di vacanza, il 7 Febbraio
1898, nell’arcipretura di San Nicola fu designato Cesare Lucchetti, che sarà il Parroco più longevo (47 anni di
pastorato) dell'età Moderna e Contemporanea a Colli.
Don Paolo,
dopo aver ricordato di aver speso 500 Lire per ristrutturare la casa parrocchiale,
si sofferma su lavori nelle varie chiese di Colli che promosse o finanziò con
le proprie risorse economiche. Abbiamo così un affresco molto suggestivo del
nostro paese alla fine dell’Ottocento.
Chiesa di S. Berardo - La sagrestia aggiunta |
Nella chiesa di San Berardo, oltre ad aver risanato
il tetto ed effettuati alcuni ornamenti interni, fu decisa una misura radicale
per eliminare l’umidità perenne che affliggeva vari settori della chiesa: nella
parete confinante con l’antica Valeria “fu
eseguita alla maggiore profondità possibile uno scavo lungo tutta la parete
superiore e difesa con contromuro per lasciar libero il vuoto alla corrente dell’aria”.
L’altare che ospitava la statua del santo “inquinato
da umidità di ignota provenienza e per liberarvelo fu presa dai fondamenti con
solidità non ordinaria un’aggiunta alla chiesa stessa in forma di ferro di
cavallo da cielo a terra.” Questa descrizione ci fornisce una preziosa
informazione: la chiesa di San Berardo quando fu edificata (ad oggi, la fonte
più antica che attesta la sua presenza nel nostro paese, è il libro delle
Decime dell’anno 1303) aveva una forma rettangolare che non includeva l’attuale
spazio collocato dietro l’altare di san Berardo.
Gli interventi che Paolo Panegrossi promosse nella chiesa Parrocchiale di San Nicola
furono quello splendido soffitto a cassettoni
che, dopo i lavori di ristrutturazione del secolo scorso, ora è solo
parzialmente visibile e l’aggiunta di una “restrosagrestia
ampia e decente per conservare Sacri Arredi e Utensili di chiesa”.
Chiesa di S. Rocco - Il sapiente recupero |
Nella chiesa di san Rocco fu ricostruita la Cona che
raffigurava l’Annunciazione della beata vergine Maria “i cui muri erano di sostegno a quella piccola chiesa rurale. Fu
rifatta dai fondamenti la Cona nella quale manca ancora la pittura”. Da
questa descrizione particolareggiata si desume che solo successivamente fu
edificata l’edicola attuale che ora è unita alla chiesa di san Rocco.
Don Paolo Panegrossi, con la modestia
che lo contraddistingue e che dovrebbe essere da monito ai tanti personaggi
moderni sempre pronti a promuovere e valorizzare ogni loro azione, tralascia di elencare i
molteplici interventi che promosse a sue spesa nella chiesa palatina di
famiglia della Madonna della Speranza e le ingenti risorse che dedicò al risanamento
della strade di accesso a tutte le chiese di Colli.
La "carrozzabile" per Carsoli iniziata nel 1879
Il tracciato della nuova Valeria in una foto del 1900 (Archivio Mantica) |
Sigillo Chiesa S. Nicola di Colli - 1879 |
Una serie di missive che il Parroco di Colli don Paolo Panegrossi, invia al Vescovo dei Marsi dell'epoca, per perorare la causa dei lavoratori impegnati nella costruzione della nuova strada "carrozzzabile" tra Colli e Carsoli che sostituirà il vecchio tracciato della via Valeria, richiedendo la dispensa per le maestranze impegnate nell'opera, dal frequentare le funzioni religiose nei giorni festivi per recuperare eventuali periodi di inattività dovuti all'inclemenza del tempo, ci fornisce, altresì, numerose notizie del nostro paese molto interessanti.
La costruzione della strada iniziò nel dicembre del 1879; arrivarono circa cinquanta operai dalla Toscana e dal Piemonte e furono impiegati anche lavoratori dei paesi vicini e di Colli. Il salario era di "una lira al giorno per gli uomini robusti allorché vadano al lavoro dallo spuntar del giorno si presso al tramonto del sole."
Inoltre si apprende che quell'anno "per la scarsezza dei raccolti verificatasi non solo qui, ma generalmente dappertutto, talune famiglie di Colli sono già ridotte a stato di necessità indubitatamente grave, abbenché siamo al principio dell'inverno, ed il loro numero dovrà crescere ogni giorno."
Infine un'attenta lettura della referenza fotografica pubblicata in alto, che ci è stata messa gentilmente a disposizione da Alberto Mantica, datata Settembre 1900, ci restituisce elementi orografici del territorio oggi completamente scomparsi; in primo luogo quell'imponente muro di sostegno, in opus reticolatus, nel versante nord della nuova strada che ora non esiste più ed il declivio molto più aspro rispetto ad oggi dell'area al disotto del Km 80 della Valeria. Da quel largo si snodava una strada, non più esistente, che probabilmente conduceva al tratturo che consentiva di raggiungere l'eremo di Sant'Angelo e i fertili campi di "Marinome" e "Vallendenza" (valle Intensa). Si ha la conferma che l'attuale cimitero non era ancora stato costruito (lo sarà nel 1905).
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