COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Le chiese di Colli a fine Ottocento

In una memoria (collegamento ipertestuale al documento) che l’ex parroco di Colli, Paolo Panegrossi, inviò al Vescovo dei Marsi  il 7 Febbraio 1891, per richiedere una messa di anniversario annuale (“un funerale, il più semplice che usi in paese”) dopo la sua morte (che interverrà il 28 Agosto 1898) come parziale risarcimento per i suoi continui impegni finanziari per risanare le chiese di Colli, si possono ritrovare numerose informazioni sul loro stato di conservazione nella seconda metà del secolo XIX°.
Don Paolo esercitò la sua missione pastorale a Colli dal 1868 al 1887. Il suo successore fu un economo curato, quindi non un parroco a pieno titolo, Alfonso Continenza che si dimise nel 1891 e due anni dopo per ordine del Vescovo dei Marsi, venne sollevato dall’incarico. Questa successione deve essere stata particolarmente burrascosa e lo si intuisce sia dal linguaggio severo che utilizza il Sacerdote di Colli (“[…] Quali e quante fossero le rendite della Parrocchia or è dimostrato ad evidenza da fatti giuridici.”) che dalla misura irrituale che il Vescovo  fu indotto a prendere (spero di poter prossimamente chiarire meglio questa vicenda analizzando i documenti presenti nell’archivio vescovile di Avezzano). Dopo un periodo di vacanza, il 7 Febbraio 1898, nell’arcipretura di San Nicola fu designato Cesare Lucchetti, che sarà il Parroco più longevo (47 anni di pastorato) dell'età Moderna e Contemporanea a Colli.
Don Paolo, dopo aver ricordato di aver speso 500 Lire per ristrutturare la casa parrocchiale, si sofferma su lavori nelle varie chiese di Colli che promosse o finanziò con le proprie risorse economiche. Abbiamo così un affresco molto suggestivo del nostro paese alla fine dell’Ottocento.
Chiesa di S. Berardo - La sagrestia aggiunta
Nella chiesa di San Berardo, oltre ad aver risanato il tetto ed effettuati alcuni ornamenti interni, fu decisa una misura radicale per eliminare l’umidità perenne che affliggeva vari settori della chiesa: nella parete confinante con l’antica Valeria “fu eseguita alla maggiore profondità possibile uno scavo lungo tutta la parete superiore e difesa con contromuro per lasciar libero il vuoto alla corrente dell’aria”. L’altare che ospitava la statua del santo “inquinato da umidità di ignota provenienza e per liberarvelo fu presa dai fondamenti con solidità non ordinaria un’aggiunta alla chiesa stessa in forma di ferro di cavallo da cielo a terra.” Questa descrizione ci fornisce una preziosa informazione: la chiesa di San Berardo quando fu edificata (ad oggi, la fonte più antica che attesta la sua presenza nel nostro paese, è il libro delle Decime dell’anno 1303) aveva una forma rettangolare che non includeva l’attuale spazio collocato dietro l’altare di san Berardo.
Gli interventi che Paolo Panegrossi promosse nella chiesa Parrocchiale di San Nicola furono quello splendido soffitto a cassettoni che, dopo i lavori di ristrutturazione del secolo scorso, ora è solo parzialmente visibile e l’aggiunta di una “restrosagrestia ampia e decente per conservare Sacri Arredi e Utensili di chiesa”.
Chiesa di S. Rocco - Il sapiente recupero 
Nella chiesa di san Rocco fu ricostruita la Cona che raffigurava l’Annunciazione della beata vergine Maria “i cui muri erano di sostegno a quella piccola chiesa rurale. Fu rifatta dai fondamenti la Cona nella quale manca ancora la pittura”. Da questa descrizione particolareggiata si desume che solo successivamente fu edificata l’edicola attuale che ora è unita alla chiesa di san Rocco.
Don Paolo Panegrossi, con la  modestia che lo contraddistingue e che dovrebbe essere da monito ai tanti personaggi moderni sempre pronti a promuovere e valorizzare ogni loro azione, tralascia di elencare i molteplici interventi che promosse a sue spesa nella chiesa palatina di famiglia della Madonna della Speranza e le ingenti risorse che dedicò al risanamento della strade di accesso a tutte le chiese di Colli.

La "carrozzabile" per Carsoli iniziata nel 1879

Il tracciato della nuova Valeria in una foto del 1900 (Archivio Mantica)
Sigillo Chiesa S. Nicola di Colli - 1879

Una serie di missive che il Parroco di Colli don Paolo Panegrossi, invia al Vescovo dei Marsi dell'epoca, per perorare la causa dei lavoratori impegnati nella costruzione della nuova strada "carrozzzabile" tra Colli e Carsoli che sostituirà il vecchio tracciato della via Valeria, richiedendo la dispensa per le maestranze impegnate nell'opera, dal frequentare le funzioni religiose nei giorni festivi per recuperare eventuali periodi di inattività dovuti all'inclemenza del tempo, ci fornisce, altresì, numerose notizie del nostro paese molto interessanti.
La costruzione della strada iniziò nel dicembre del 1879; arrivarono circa cinquanta operai dalla Toscana e dal Piemonte e furono impiegati anche lavoratori dei paesi vicini e di Colli. Il salario era di "una lira al giorno per gli uomini robusti allorché vadano al lavoro dallo spuntar del giorno si presso al tramonto del sole."
Inoltre si apprende che quell'anno "per la scarsezza dei raccolti verificatasi non solo qui, ma generalmente dappertutto, talune famiglie di Colli sono già ridotte a stato di necessità indubitatamente grave, abbenché siamo al principio dell'inverno, ed il loro numero dovrà crescere ogni giorno."
Infine un'attenta lettura della referenza fotografica pubblicata in alto, che ci è stata messa gentilmente a disposizione da Alberto Mantica, datata Settembre 1900, ci restituisce elementi orografici del territorio oggi completamente scomparsi; in primo luogo quell'imponente muro di sostegno, in opus reticolatus, nel versante nord della nuova strada che ora non esiste più ed il declivio molto più aspro rispetto ad oggi dell'area al disotto del Km 80 della Valeria. Da quel largo si snodava una strada, non più esistente, che probabilmente conduceva al tratturo che consentiva di raggiungere l'eremo di Sant'Angelo e i fertili campi di "Marinome" e "Vallendenza" (valle Intensa). Si ha la conferma che l'attuale cimitero non era ancora stato costruito (lo sarà nel 1905).

Lo stemma dei D'Angiò nel Comune di Carsoli

La lastra in pietra nella torre del castello di Carsoli (foto: A. Proietti - 1995)
Un calco della lastra in pietra con lo stemma dei D'Angiò si potrà presto ammirare nell'atrio del Comune di Carsoli.
L'opera è stata realizzata da Antonio Proietti con speciali solventi apposti direttamente sulla lastra ed il calco è stato riportato in positivo attraverso un lungo e difficoltoso processo fotografico.
La lastra in pietra riporta la data A.D. MCCLXXXXIII (1293) e misura cm. 100x33x44; sicuramente vi erano altre quattro raffigurazioni, ora completamente abrase (probabilmente altrettanti stemmi di famiglie gentilizie alleate alla casa D'Angiò: ipotesi rafforzata dall'osservazione del secondo manufatto, partendo da sx, il meno corrotto, che sembra il profilo di uno stemma araldico, con al centro un motivo floreale).

Un demagogo al tempo di don Paolo Panegrossi

La missiva di don Paolo al Vescovo dei Marsi
Pubblichiamo un documento (1873), proveniente dall'Archivio Vescovile di Avezzano, nel quale don Paolo Panegrossi, dopo aver descritto lo svolgimento di alcune processioni del tempo, si sofferma, con l'occhio scaltro dell'osservatore sociologico, sulle attività di un personaggio di Colli, designato genericamente con il solo cognome Gervasi, che raccoglie le offerte per istituire una processione in onore di S. Antonio, ma poi non si riesce a comprendere come la raccolta della questua è utilizzata.
Per molti versi sembra una cronaca scritta oggi, con spirito spregiudicato ma non antisistema, che ha il dono della sintesi e della sostanza e ci dimostra come la demagogia ed il populismo conducono sempre all'impotenza di una millantata onnipotenza.
Una trascrizione del documento, che si è avvalsa della preziosa collaborazione di Giovanni Anastasi, è consultabile seguendo il link che si attiva cliccando sulla didascalia della foto qui accanto.

La chiesa di S. Rocco edificata nel 1656

Il documento con la data di costruzione della chiesa  
Nella visita pastorale che il Vescovo dei Marsi Francesco Vincenzo Lajezza effettuò nel nostro paese nel giugno del 1777 attestò, nel descrivere la chiesa di S. Rocco, che fu edificata nel 1656 (anno della feroce pandemia di Peste che colpì il Regno di Napoli). Sembra anche d'interpretare, decriptando la scrittura, che il mese di costruzione fu giugno ed il giorno 15.
Questa è la prova documentale di un'ipotesi che avevamo formulata in un post precedente che la chiesa fosse sorta come ringraziamento per un pericolo scampato o almeno, per effetti tanatologici causati dal morbo, in parte leniti.
Interessante è anche la descrizione che della chiesa ne fa da Don Paolo Panegrossi in una memoria del 1879, dove si apprende che nella chiesa di S. Rocco: "...era caduta una Cona con immagine dell'Annunziazione della B.V.M. i cui muri erano di sostegno a quella piccola Chiesa Rurale."
Probabilmente con questo termine arcaico, ora desueto, di Cona don Paolo intendeva indicare un'immagine sacra che generalmente, soprattutto nell'Italia meridionale, era posta al disopra di un altare che, probabilmente, era l'attuale edicola unita alla chiesa medesima.

Il miliario della Valeria di Colli rubato è a Sorbo

Piazza Miliaria a Sorbo (AQ.)
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico

Ricercando fonti e testimonianze per la scrittura dell’articolo sulla rivista “Aequa”, dal titolo « Evo antico – Il carseolano e la genesi del toponimo di monte Romano » (1), tratterò delle vicende storiche e dell’antropizzazione del territorio, in special modo della via consolare “Valeria”.
Ritrovai in questo stesso blog l’importante testo del Promis che così recitava: « Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del milliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo posto presso la Scurgola, né deve far meraviglia il trasporto di questo milliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poiché tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada, o calpestata di Tra[e]monte[i] più breve e meno malagevole che non sia la Valeria » (2).
Il Promis proseguì con la dicitura dell’iscrizione che allora, ancora si poteva leggere sul miliario: « XLVIII // IMP NERVA // CAESAR AVGVSTVS // PONTIFEX MAXIMVS // TRIBVNICIA POTESTATE // COS. IIII // PATER PATRIAE // FACIENDAM CVRAVIT » (3).
In un caldo luglio di quest’estate, con l’aiuto di Maurizio, ci recammo a Sorbo (AQ) e potemmo facilmente ritrovare il cippo asportato e oggi conservato in “piazza Miliaria”, così come descritto dal Gattinara: « Innanzi la chiesa è eretta una colonna miliaria […], ma senza scritta » (4).
Ebbene, quando fu asportato il cippo dal sito della Valeria, che s’innalzava prima di due km e poco più, da Colli di Monte Bove?
Ci soccorre un probabile indizio riguardo gli avvenimenti accaduti intorno al 1806, poco prima dell’invasione francese; a ricordarli è il Zazza che così scrive: « La nostra Valeria per la montagna di Colli e sotto Colli sino a Tagliacozzo, fu fatta segno di orribili devastazioni da soldati, zappatori, minatori, per ordine del governo per timore delle invasioni francesi, sul declinare del passato secolo, e così perirono i colossali muraglioni, e qualche pezzo che sfuggì alla barbarie, trae a sé le meraviglie di tutti, anzi i vecchi mi riferivano che da Colli per scendere in Carsoli la strada si manteneva nella primiera magnificenza perché fiancheggiata da grossi muri in gran salciato, e che i macigni di detti muri furono rotolati per quelle balze che i principi Colonna si portavano in Avezzano con loro veicolo, lo attestavano il detto Giuseppe Cerri, come ancora la devastazione della strada avvenuta a’ suoi tempi, e lo stesso attestava il chiarissimo Teodosio De Vecchis di Oricola teste oculare » (5).
Ora, il Promis scrive nel 1836 e questi, e altri reperti, furono sistemati nella piazza di Sorbo, solamente dieci anni prima, nel 1826 (6).
Rimane il fatto che, con la costruzione della nuova Strada Statale 5 (Via Valeria), sia stata cancellata la memoria del passaggio della consolare romana per l’abitato di Colli di Monte Bove.
Inoltre, nel “Catalogus Baronum”, regesto Normanno di tutti i possedimenti del Regno, sotto Ruggero II, stilato definitivamente da re Guglielmo II il Bono nel 1187 (7), il feudo è così citato: « Pandolphus de Calle et Berardus de Calle tenent a Domino Rege in Marsi Collem Zippam, quod est feudum III. militum. et augmentum sunt IV. Una inter feudum, et augmentum obtulit milites VIII. et servientes XVI » (8).
Il toponimo “Zippam”, quindi “Zippa”, può avere due significati:
a) – Zippil. Sostantivo maschile derivante dal longobardo che significa « estremità a punta » (9).
Anche altrove appare sotto forma di termine derivato come “zippa”: « Dal longobardo, zippa, oggetto appuntito » (10).
In questo caso il toponimo di Colli di Monte Bove acquisirebbe il proprio nome per la conformazione del luogo orografico in cui sorge: le rocce del monte Guardia d’Orlando e del monte Bove s’innalzano sopra il paese e sono inequivocabilmente visibili da lontano; come punte aguzze s’innalzano verso il cielo, apparendo così come un sicuro riferimento geografico e d’orientamento.
b) – Cippus. Nello stesso dizionario sopracitato, alla voce “zeppa” è anche scritto: « Invece, la presenza di tepe, teapa ‘palo, pungolo, spiedo, punta, resta’ in rumeno ha fatto pensare al Pisani ad una comune origine con zeppa, “forse antico termine di origine mediterraneo-balcanico”, dopo aver espresso l’opinione che si tratti del centro-meridionale zeppo “stecco”, diminutivo del latino cippus » (11).
Non possiamo scartare questa seconda ipotesi vista la presenza del passaggio dell’importante asse viario della “Valeria”.
Assurda, non sarebbe la proposta di poter valorizzare nuovamente un dato storico così importante per questa frazione carsolana.
Infatti, c’era una proposta, caldeggiata da alcuni eruditi cittadini di Colli, di sostituire il toponimo del bel corso che attraversa il paese, appellandolo da “Via Trento” in “Via Valeria” (aggiungerei “vecchia”).
Inoltre, non sarebbe sbagliato porre nei pressi della cosiddetta porta Catena o dell’antico fontanile a muro dei Colonna, la copia di un miliario scavato in pietra locale (calcare), a ricordo della presenza di questa importante direttrice che contribuì ad arricchire il paese.
Con questo contributo abbiamo bussato ad una porta; speriamo che per l’amore della propria terra e nella coscienza delle persone, si apra un portone.
Colli - "Terra Sassosa"  Resti della Valeria, Massi Poligonali (foto: A. Proietti)

1 – L’articolo sarà pubblicato prossimamente, nel numero 62 di “Aequa”.
2 – Cfr. Promis C., Le antichità di Alba Fucense negli Equi, Roma, 1836, p. 59.
3 – Promis C., Idem, p. 59.
4 – Gattinara G., Storia di Tagliacozzo: dalle origini ai giorni nostri, con brevi cenni sulla regione marsicana, Città di Castello, Tipografia dello Stabilimento S. Lapi, 1894. Rist. anast. Tagliacozzo, Libreria Vincenzo Grossi, 1999, p. 86.
5 – Zazza A., Notizie di Carsoli, dal ms. C/86/1924 dell’Archivio della Diocesi dei Marsi, [s. d.], [1881], a cura di Sciò M. – Amici F. – Alessandri G., Pietrasecca di Carsoli, Associazione Culturale Lumen, 1998, p. 12, [4r-4v].
6 – Questa notizia l’ho potuta ricavare dalla targa che illustra un cippo funerario posto al lato della chiesa di Sorbo.
7 – Cfr. Brogi T., La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, Roma, Tipografia Salesiana, 1900, p. 178.
8 – Catalogus baronum, in Del Re G., Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi e inediti. Storia della Monarchia. I Normanni, Napoli, dalla Stamperia dell’Iride, 1845, vol. I, p. 606.
Il Febonio nella sua opera sulla Storia dei Marsi riporta anch’egli, per il paese di Colli, lo stesso toponimo del Catalogus Baronum: « […] è indicato col nome di Colle Zippa, con mura fortificate e una torre a difesa del valico ».
Phoebonio M., Historiae Marsorum, Neapoli, apud Michaelem Monachum, ciɔiɔclxxviij [1678], libri tres. Rist. anast. Storia dei Marsi, Roma, Di Cristofaro Editore, 1991, vol. III, p. 219.
9 – Aa.Vv., Dizionario etimologico, Santarcangelo di Romagna, RusconiLibri, 2003, p. 1080.
10 – Nocentini A., L’etimologico vocabolario della lingua italiana, Milano, Le Monnier, 2010, p. 1346.
11Cortellazzo M. Zolli P., L’etimologico minore. Deli, dizionario etimologico della lingua italiana, Città di Castello, Zanichelli, 2011, p. 1435.
 

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