COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Scrivere la Storia di Colli è impossibile


Una Storia di Colli, in termini strettamente scientifici, -cioè ogni fatto descritto confortato da almeno due fonti diverse, coincidenti e concordanti e che abbia un inizio certo ed un susseguirsi di avvenimenti coerenti ed interconnessi tra loro- non è stata scritta e, probabilmente, non la si potrà mai scrivere. I motivi sono semplici.
Colli non è stato certo…l’ombelico del Mondo, pertanto non esistono, o sono estremamente rari, i documenti sui quali fondare la storia del paese; nessun storico di rilievo si è occupato dei suoi avvenimenti; anche quando Colli ha avuto un relativo dinamismo economico tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Settecento per la presenza della Dogana, le direttrici del più forte tropismo degli scambi commerciali dell’epoca non seguivano certamente l’asse che coincideva con il percorso della Tiburtina-Valeria.
Altra testimonianza che l’influenza di Colli sugli avvenimenti della Storia Antica e Medievale della nostra area è stata scarsa o irrilevante la si ha nella polisemia dei nomi con i quali è individuato nel corso della storia: Colle, Colle Oppido, Colle Zippa, Li Colli, Colli di Monte Bove  e, infine, Colli di Montebove nei nuovi ...Vangeli del sapere moderno: Google e Wikipedia. L’instabilità del nome di un paese è sempre indice di poca rilevanza politico-culturale. Per restare soltanto nel nostro piccolo ambito locale Tagliacozzo e Alba (talvolta con le loro desinenze latine) sono sempre individuati con questi nomi nel corso della Storia Antica, Moderna e Contemporanea.
Da questo quadro storico estremamente precario sono nate ricostruzioni della storia del nostro paese, fantasiose, stravaganti e che, talvolta, sconfinano nel …comico. Tra le tante analizziamo quella contenuta nel volume “La Riserva Naturale delle Grotte di Pietrasecca e il territorio di Carsoli tra storia ed arte” di Ezio Burri: citata solo in quanto  esempio esaustivo di questo genere storico-letterario minore e non per sottoporre l’autore ad una sorta di …gogna mediatica moderna...   

Il Manoscritto di Don Antonio Zazza (1873)

Il "focus", il "target" di questo blog sono sicuramente Colli di Monte Bove, la sua Storia, i suoi Costumi, le Opere d'Arte. Tuttavia in presenza di documenti eccezionali ed inediti, almeno online, dei paesi del carseolano, ci concederemo delle ...licenze editoriali.
E' qui riprodotta la prima pagina del manoscritto del 1873, di Don Antonio Zazza , parroco della chiesa di Santa Vittoria di Carsoli, composto di 48 fogli,  custodito presso l'Archivio della Diocesi dei Marsi, in cui l'autore attraverso sue ricerche tenta di capire la storia e le origini dell'area del carseolano e siccome, questa, per retaggi atavici ed arretratezza culturale, è stata sempre avvolta da una spessa coltre di nebulosità, infittita da un sapere mandarinale locale; cerchiamo di contribuire con questo piccolo... granello di sabbia all'opera ciclopica, che resta tutta da realizzare, di capire le nostre origini.
Un grande statista francese, Pierre Mendès France, ripeteva spesso che nelle democrazie moderne bisogna "conoscere per deliberare". Approfittiamo delle opportunità che offre la Rete per diffondere capillarmente questo manoscritto, qui pubblicato in forma di "bonnes feuilles", ma, che invieremo integralmente via email , a chiunque ce ne farà richiesta.

Un Dramma Sociale di 90 Anni fa

E' quì riprodotto l'accorato appello che una moglie, Annunziata Cofini, rivolge al Comandante del Settimo Corpo d'Armata di stanza a Sulmona, affinchè il proprio marito, Di Giovambattista Giovanni (più noto come "Barba") venisse trasferito in un presidio nelle vicinanze di Colli.

Annunziata elenca le situazioni di disagio, che rasentano l'indigenza, della propria famiglia sottolineando la presenza di sei figli minori e di un suocero di 83 anni inabile al lavoro: questo dramma che potremo definire... post guerra, fu vissuto da molte famiglie di Colli che, malgrado la fine del Primo Conflitto Mondiale, videro molti uomini richiamati per supplire, alle necessità di ordine pubblico del dopoguerra.

Colli era ancora Comune nel 1861

Abbiamo rintracciato, tra le carte che sono state trasferite al nuovo Priore della Confraternita di San Berardo, Simeoni Giuseppe, un altro documento che testimonia l'autonomia amministrativa di Colli nel 1861.
Questa è la ricevuta di Ducati 70,00 che l'Orologiaio di Tagliacozzo Pietro Camachioli rilascia a Luigi Panegrossi, delegato dal Comune di Colli, per la costruzione di un Orologio da Torre sul Campanile della Chiesa San Nicola di Bari.
Lo stesso artigiano dichiara: "...in pagamento del convenuto prezzo di un Orologio da torre da me stesso attivato in questo Comune...".
Con questo atto, quindi, abbiamo la prova storica che Colli era Comune nel 1861 e si colloca molto più avanti nel 1800 la certezza della sua esistenza, rispetto al precedente documento che, come sappiamo dal post del 26 Giugno 2009, risaliva al 1816.

Chiuso per vacanze (Meritate?)


I... "Fuochi" di Colli di Monte Bove

Non si tratta di...fuochi pirotecnici nè di ipotetici incendi appiccati da fantomatici piromani ma, dello strumento di tassazione più importante vigente nel Regno di Napoli di cui Colli faceva parte.
Attraverso i dati che abbiamo raccolto, sul pagamento di questo tributo, dimostreremo che dalla fine del 1400 e sino agli inizi del 1700, Colli è stato, di gran lunga, il paese economicamente più dinamico del carseolano e che ha goduto di una ricchezza pro-capite (forse sarebbe più opportuno utilizzare l'indicatore pro-famiglia) più alto della zona.
Già i Romani utilizzavano la voce Focus per indicare una famiglia. L'Editto di Rotari intende per Focus "quel luogo delle abitazioni destinato ad accendersi il foco". Firenze codificò nel 1351 il  Fuoco come composto da una famiglia di circa 5 persone. Nel Regno di Sicilia Afonso I (1445), eleva a Ducati 3 l'esazione per ciascun Fuoco comprese "le concubine moram seu foculaia facerunt". Nel 1460 Ferdinando I ordinò il censimento dei beni del regno e che si pagasse l'imposizione in "ragione della facoltà di ciascuno".
Da questo breve escursus storico si può comprendere che per numero di Fuochi s'intende quello delle famiglie che ogni paese annoverava nel suo interno.
Fig. 1 - Il tracciato della Valeria da Tibur (Tivoli) ad Alba
Quando sotto il regno di Ferdinando I venne fatto ordine che "tutte le mercanzie introdotte nella Dogana di Napoli, e suo Distretto, vi si dovesse mettere il bullo di piombo di fresco ordinato dal Re, da una parte avendovi scolpito le armi regali e, dall'altra quella del regno, e  sotto il nome del Doganiere. Pubblicato nel dì 28 Ottobre 1472", Colli che già doveva godere di qualche privilegio ecclesiastico -ancora oggi la Diocesi dei Marsi classifica il nostro paese come sede di Arciprete- (vi erano almeno tre chiese: quella dentro il Castello, quella dedicata a San Nicola di Bari e quella di San Berardo; il Santuario di Sant'Angelo che, se dobbiamo prestare fede allo studioso abruzzese Melchiorre, era meta di pellegrinaggi da tutta l'Italia centrale, nel Basso e Tardo Medio Evo; il Breve  di Clemente VII, antipapa, Privilegium o Notitia secondo altre fonti, ci conferma che il territorio di Colli si estendeva anche nella Valle di Luppa); venne ad assumere un'importanza vitale per la posizione geostrategica che occupava sulla Via Valeria (Fig. 1), diventando Posto di Dogana per i traffici di merci che dal territorio della Campagna di Roma si dirigevano verso le rive dell' Adriatico (Fig. 2).
Fig. 2 -N. Sanson 1648 - Confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli
Fig.3 - Arco de N'Dreone
La prima sede della Dogana probabilmente è stata questa (Fig. 3). Infatti è il solo Arco che si trova sull'antica Valeria e la cui presenza si giustifica esclusivamente con le sue funzioni fiscali. Oltre ad essere inserito in un complesso architettonico molto più ampio, la   maestosità, la ricercatezza del manufatto fanno propendere per l'ipotesi di un utilizzo ...regale; nulla imponeva la sua costruzione: nè la funzione di sottopasso (manifestatamente inutile), nè la funzione di raccordo tra due immobili posti ai lati della strada e riuniti da un unico proprietario (in questo caso la costruzione sarebbe stata più modesta). Ci sono molti altri esempi di archi e sottopassi a Colli ma la loro realizzazione è stata resa necessaria per assicurare il collegamento tra due strade o per consentire l'accesso a edifici e terreni finitimi: una
Arco rione Castello
 sola eccezione si ha nel rione "Castello", tuttavia siamo in presenza di una costruzione bassa, angusta, disadorna dove la finalità utilitaristica è manifestatamente espressa (foto a destra).
Altri elementi rafforzano la tesi che l'Arco de Ndreone sia stato la prima sede della Dogana:
L'immobile costruito sopra l'arco ha conservato una polisemia di elementi che rendono evidente la sua funzione di punto di osservazione che dal lato Ovest consentiva di spaziare per tutta la vallata che collega Colli a Carsoli e, dal lato Est lo skyline era fissato oltre la località "La Petrella".
L'edificio situato sul lato Sud della strada, malgrado gli interventi normativi dell'uomo nel corso dei secoli, ha conservato l'aspetto di un complesso buio, tetro, con soffitti altissimi le cui funzioni di magazzino o di deposito appaiono evidenti. Alla destra dell'ingresso una scala ampia immette in un antro sotterraneo che conserva l'aspetto di un carcere.
Sul lato Nord, sopra l'ingresso della cantina di "Ndreone", è ancora possibile osservare un'insegna in muratura che testimonia la presenza di un'osteria. All'interno, scavata nella roccia, c'è una caverna la quale per la sua conformazione, consentiva di tenere al fresco cibi e bevande.
Pertanto, la presenza di un arco sulla Valeria non aveva altra giustificazione che come posto di Dogana; la struttura sovrastante modellata in forma di torre di avvistamento; la presenza di un deposito per le merci, di un carcere e di un'osteria-albergo per il ricovero degli avventori, sono tutti elementi funzionali che fanno propendere per l'ipotesi che "gl'arco de Ndreone" sia stato la prima sede della Dogana di Colli.

 

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