Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO
Dopo il XII secolo, l’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, è stata sempre denominata con l’appellativo di “Colli”, più raramente “Colle”, come appare in vari documenti, diplomi e carte corografiche. Popolarmente, per un certo periodo, il villaggio sarà accostato ad un elemento
singolare: una catena, denominandosi così, “Colli Catena”. Infatti, poco dopo la metà dell’Ottocento, nella cornice del brigantaggio postunitario, s’incontrerà in letteratura questo nuovo appellativo che influenzerà le dizioni della
storia locale, tra l’Ottocento e il Novecento.
Il toponimo della cittadina è presente, sia nelle opere geografiche, che ngli elenchi delle città, illustrate tra il Seicento e la fine dell’Ottocento.
Per evitare confusioni ed omonimie, con Regio Decreto n. 4466, del 13 marzo 1887, la cittadina prenderà il nome di « Colli di Monte Bove » per distinguerla dagli altri abitati sparsi per l’Italia, che avevano la medesima radice.
La prima testimonianza che ho potuto ritrovare, riguardo l’appellativo di “Colli Catena”, è fornita da Marc Monnier. Giornalista francese a Napoli, fu il primo a pubblicare il diario del generale Josè
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Josè Borjés - Tagliacozzo |
Borjés ritrovato nella tasca della sua giacca. Borjés era stato inviato da Borbone II nel Regno delle Due Sicilie per riconquistare il territorio sfruttando il fenomeno del brigantaggio, catturato dalle truppe piemontesi fu fucilato a Tagliacozzo..
L’erudito De Vecchi Pieralice sosteneva che al centro di Colli: ”...non si passava se quella catena non si toglieva se non si ungeva la serratura con la unzione prescritta dalla riportata Tarifa. che senza
dubbio doveva essere affissa colà a vista di tutti i passeggeri...” Il paese acquisisce, così, nel linguaggio vernacolare questa onomastica. Osservando l'architettonica del paese si può ipotizzare una sorta di nomadismo della catena nel corso delle varie epoche e non è da
escludere che possa avere avuto nel corso dei secoli più localizzazioni che insistevano lungo il tracciato urbano attuale della Valeria.
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Arco della Dogana |
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Achille Laurenti nel 1920 attinse a queste fonti per confortare, prima al Senato e poi alla Camera, l’aspirazione di Colli ad avere una propria
autonomia amministrativa. La legge istitutiva del comune di Colli fu approvata alla Camera ma non potè essere licenziata dal Senato per sopraggiunto scioglimento anticipato del Parlamento. Il regime che ne seguì
ebbe una visione centralistica del Regno e così i sogni di Colli di diventare comune autonomo svanirono.
Si può concludere che, l’appellativo Colli Catena sia stato assegnato alla cittadina per il passaggio obbligato per quel luogo doganale, gravato da balzelli fiscali e, fosse noto solo nel gergo locale, nel circondario
del carsolano e nella marsica occidentale.
Il toponimo perdurerà, sia pure popolarmente, ancora fino ai nostri giorni, grazie anche alla bella targa marmorea conservata all’ingresso occidentale della porta del paese,
detta “Porta Catena” che, elenca tutte le tassazioni per il passaggio di merci e capi di bestiame.
Certamente, questo villaggio sospeso tra le rocce ha avuto la fortuna di sorgere ove transitava l’antica consolare Valeria; infatti, Colli fu una delle più ricche frazioni del carsolano. Oggi, coloro che ci vivono, rammentano che una “Catena” poté tanto, per far sì che Colli divenisse una città forte economicamente, salda e sicura tra le cime appenniniche.
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