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La lastra in pietra nella torre del castello di Carsoli (foto: A. Proietti - 1995) |
Lo stemma dei D'Angiò nel Comune di Carsoli
Pubblicato da
Maurizio
, 09/11/15 at 11:07, in
Etichette:
Cultura
Un calco della lastra in pietra con lo stemma dei D'Angiò si potrà presto ammirare nell'atrio del Comune di Carsoli.
L'opera è stata realizzata da Antonio Proietti con speciali solventi apposti direttamente sulla lastra ed il calco è stato riportato in positivo attraverso un lungo e difficoltoso processo fotografico.
La lastra in pietra riporta la data A.D. MCCLXXXXIII (1293) e misura cm. 100x33x44; sicuramente vi erano altre quattro raffigurazioni, ora completamente abrase (probabilmente altrettanti stemmi di famiglie gentilizie alleate alla casa D'Angiò: ipotesi rafforzata dall'osservazione del secondo manufatto, partendo da sx, il meno corrotto, che sembra il profilo di uno stemma araldico, con al centro un motivo floreale).
Un demagogo al tempo di don Paolo Panegrossi
La missiva di don Paolo al Vescovo dei Marsi |
Per molti versi sembra una cronaca scritta oggi, con spirito spregiudicato ma non antisistema, che ha il dono della sintesi e della sostanza e ci dimostra come la demagogia ed il populismo conducono sempre all'impotenza di una millantata onnipotenza.
Una trascrizione del documento, che si è avvalsa della preziosa collaborazione di Giovanni Anastasi, è consultabile seguendo il link che si attiva cliccando sulla didascalia della foto qui accanto.
La chiesa di S. Rocco edificata nel 1656
Il documento con la data di costruzione della chiesa |
Questa è la prova documentale di un'ipotesi che avevamo formulata in un post precedente che la chiesa fosse sorta come ringraziamento per un pericolo scampato o almeno, per effetti tanatologici causati dal morbo, in parte leniti.
Interessante è anche la descrizione che della chiesa ne fa da Don Paolo Panegrossi in una memoria del 1879, dove si apprende che nella chiesa di S. Rocco: "...era caduta una Cona con immagine dell'Annunziazione della B.V.M. i cui muri erano di sostegno a quella piccola Chiesa Rurale."
Probabilmente con questo termine arcaico, ora desueto, di Cona don Paolo intendeva indicare un'immagine sacra che generalmente, soprattutto nell'Italia meridionale, era posta al disopra di un altare che, probabilmente, era l'attuale edicola unita alla chiesa medesima.
Il miliario della Valeria di Colli rubato è a Sorbo
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Piazza Miliaria a Sorbo (AQ.) |
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico
Ricercando fonti e testimonianze per la scrittura
dell’articolo sulla rivista “Aequa”, dal
titolo « Evo antico – Il carseolano e la
genesi del toponimo di monte Romano » (1), tratterò delle vicende storiche
e dell’antropizzazione del territorio, in special modo della via consolare “Valeria”.
Ritrovai in questo stesso blog l’importante testo del
Promis che così recitava: « Ad una
distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo
prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del milliario 48
trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo posto presso la Scurgola, né
deve far meraviglia il trasporto di questo milliario riguardo alla distanza che
intercede fra Colli e Sorbo, poiché tal traslocazione deve aver avuto luogo per
mezzo della strada, o calpestata di Tra[e]monte[i] più breve e meno
malagevole che non sia la Valeria » (2).
Il Promis proseguì con la dicitura
dell’iscrizione che allora, ancora si poteva leggere sul miliario: « XLVIII //
IMP NERVA // CAESAR AVGVSTVS // PONTIFEX MAXIMVS // TRIBVNICIA POTESTATE //
COS. IIII // PATER PATRIAE // FACIENDAM CVRAVIT » (3).
In un caldo luglio di quest’estate, con
l’aiuto di Maurizio, ci recammo a Sorbo (AQ) e potemmo facilmente ritrovare il
cippo asportato e oggi conservato in “piazza
Miliaria”, così come descritto dal Gattinara: « Innanzi la chiesa è eretta una colonna miliaria […], ma senza scritta » (4).
Ebbene, quando fu asportato il cippo dal sito
della Valeria, che s’innalzava prima di due km e poco più, da Colli di Monte
Bove?
Ci soccorre un probabile indizio riguardo gli
avvenimenti accaduti intorno al 1806, poco prima dell’invasione francese; a ricordarli
è il Zazza che così scrive: « La nostra
Valeria per la montagna di Colli e sotto Colli sino a Tagliacozzo, fu fatta
segno di orribili devastazioni da soldati, zappatori, minatori, per ordine del
governo per timore delle invasioni francesi, sul declinare del passato secolo,
e così perirono i colossali muraglioni, e qualche pezzo che sfuggì alla
barbarie, trae a sé le meraviglie di tutti, anzi i vecchi mi riferivano che da
Colli per scendere in Carsoli la strada si manteneva nella primiera
magnificenza perché fiancheggiata da grossi muri in gran salciato, e che i
macigni di detti muri furono rotolati per quelle balze che i principi Colonna
si portavano in Avezzano con loro veicolo, lo attestavano il detto Giuseppe
Cerri, come ancora la devastazione della strada avvenuta a’ suoi tempi, e lo
stesso attestava il chiarissimo Teodosio De Vecchis di Oricola teste oculare
» (5).
Ora, il Promis scrive nel 1836 e questi, e
altri reperti, furono sistemati nella piazza di Sorbo, solamente dieci anni
prima, nel 1826 (6).
Rimane il fatto che, con la costruzione della
nuova Strada Statale 5 (Via Valeria), sia stata cancellata la memoria del
passaggio della consolare romana per l’abitato di Colli di Monte Bove.
Inoltre, nel “Catalogus Baronum”,
regesto Normanno di tutti i possedimenti del Regno, sotto Ruggero II, stilato
definitivamente da re Guglielmo II il Bono nel 1187 (7), il feudo è così
citato: « Pandolphus de Calle et Berardus de
Calle tenent a Domino Rege in Marsi Collem Zippam, quod est feudum III.
militum. et augmentum sunt IV. Una inter feudum, et augmentum obtulit milites
VIII. et servientes XVI » (8).
Il toponimo “Zippam”, quindi “Zippa”,
può avere due significati:
a) – Zippil. Sostantivo maschile
derivante dal longobardo che significa « estremità
a punta » (9).
Anche altrove appare sotto forma di termine
derivato come “zippa”: « Dal longobardo,
zippa, oggetto appuntito » (10).
In questo caso il toponimo di Colli di Monte
Bove acquisirebbe il proprio nome per la conformazione del luogo orografico in
cui sorge: le rocce del monte Guardia d’Orlando e del monte Bove s’innalzano
sopra il paese e sono inequivocabilmente visibili da lontano; come punte aguzze
s’innalzano verso il cielo, apparendo così come un sicuro riferimento
geografico e d’orientamento.
b) – Cippus. Nello stesso dizionario
sopracitato, alla voce “zeppa” è anche scritto: « Invece, la presenza di tepe, teapa ‘palo, pungolo, spiedo, punta,
resta’ in rumeno ha fatto pensare al Pisani ad una comune origine con zeppa,
“forse antico termine di origine mediterraneo-balcanico”, dopo aver espresso
l’opinione che si tratti del centro-meridionale zeppo “stecco”, diminutivo del
latino cippus » (11).
Non possiamo scartare questa seconda ipotesi
vista la presenza del passaggio dell’importante asse viario della “Valeria”.
Assurda, non sarebbe la proposta di poter
valorizzare nuovamente un dato storico così importante per questa frazione
carsolana.
Infatti, c’era una proposta, caldeggiata da
alcuni eruditi cittadini di Colli, di sostituire il toponimo del bel corso che
attraversa il paese, appellandolo da “Via Trento” in “Via Valeria” (aggiungerei
“vecchia”).
Inoltre, non sarebbe sbagliato porre nei
pressi della cosiddetta porta Catena o dell’antico fontanile a muro dei Colonna,
la copia di un miliario scavato in pietra locale (calcare), a ricordo della
presenza di questa importante direttrice che contribuì ad arricchire il paese.
Con questo contributo abbiamo bussato ad una
porta; speriamo che per l’amore della propria terra e nella coscienza delle
persone, si apra un portone.
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Colli - "Terra Sassosa" Resti della Valeria, Massi Poligonali (foto: A. Proietti) |
1 – L’articolo sarà pubblicato prossimamente,
nel numero 62 di “Aequa”.
2 – Cfr. Promis
C., Le antichità di Alba Fucense
negli Equi, Roma, 1836, p. 59.
3 – Promis
C., Idem, p. 59.
4 – Gattinara
G., Storia di Tagliacozzo: dalle
origini ai giorni nostri, con brevi cenni sulla regione marsicana, Città di
Castello, Tipografia dello Stabilimento S. Lapi, 1894. Rist. anast.
Tagliacozzo, Libreria Vincenzo Grossi, 1999, p. 86.
5 – Zazza
A., Notizie di Carsoli, dal ms.
C/86/1924 dell’Archivio della Diocesi dei Marsi, [s. d.], [1881], a cura di
Sciò M. – Amici F. – Alessandri G.,
Pietrasecca di Carsoli, Associazione Culturale Lumen, 1998, p. 12, [4r-4v].
6 – Questa notizia l’ho potuta ricavare dalla
targa che illustra un cippo funerario posto al lato della chiesa di Sorbo.
7 – Cfr. Brogi T., La Marsica antica, medioevale e fino
all’abolizione dei feudi, Roma, Tipografia Salesiana, 1900, p. 178.
8 – Catalogus baronum, in Del Re G., Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi e inediti. Storia della
Monarchia. I Normanni, Napoli, dalla Stamperia dell’Iride, 1845, vol. I, p.
606.
Il Febonio nella sua opera sulla Storia dei
Marsi riporta anch’egli, per il paese di Colli, lo stesso toponimo del
Catalogus Baronum: « […] è indicato col
nome di Colle Zippa, con mura fortificate e una torre a difesa del valico
».
Phoebonio M., Historiae Marsorum, Neapoli, apud Michaelem Monachum, ciɔiɔclxxviij
[1678], libri tres. Rist. anast. Storia
dei Marsi, Roma, Di Cristofaro Editore, 1991, vol. III, p. 219.
9 – Aa.Vv.,
Dizionario etimologico, Santarcangelo
di Romagna, RusconiLibri, 2003, p. 1080.
10 – Nocentini
A., L’etimologico vocabolario
della lingua italiana, Milano, Le Monnier, 2010, p. 1346.
11 – Cortellazzo M. – Zolli P., L’etimologico
minore. Deli, dizionario etimologico della lingua italiana, Città di
Castello,
Zanichelli, 2011,
p. 1435.
Correlazione tra le famiglie Panegrossi e Segna
Il documento, presente all'Archivio Vescovile di Avezzano, che attesta la correlazione tra le famiglie Panegrossi e Segna |
Risposi che il mio interesse per lo studio della famiglia Panegrossi era dovuto al fatto che aveva determinato il destino storico del mio paese per almeno centocinquanta anni e che, talune ricostruzioni oliste che avevano caratterizzato quel periodo, mi erano da stimolo per continuare la ricerca, ma che, purtroppo, in quel momento, non ero in possesso di informazioni che comprovassero il legame di parentela tra le due famiglie.
Una recente visita all'Archivio Vescovile di Avezzano mi ha consentito di fare questa scoperta e attestare la correlazione di parentela tra le due famiglie che il Dr. Baldelli ricercava. Tuttavia, come spesso, accade nella ricerca, il caso è stato una necessità e soltanto lo scrupolo dell'anonimo amanuense che redasse il libro delle Famiglie di Colli dal 1839 al 1879 ci ha consentito di raggiungere questo risultato: infatti, come mostra il documento che pubblichiamo in alto, Giacomo Panegrossi, figlio di Giò Nicola Panegrossi e Maria Speranza Latini, nato il 4 Marzo 1834, sposò in prime nozze Vittoria Tomei ed in seconde, Margherita Trojani, figlia di Angelo Trojani, di Petrella Liri e di Marianna Segna di Poggio Cinolfo.
Un'ipotesi di Albero Genealogico della famiglia Panegrossi
di Giovanni Anastasi
Cultore di Storia Locale
Le risorse artigianali di Colli nell'antichità
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L'interno del laboratorio di un Fabbro |
Le professioni prevalenti erano quelle del Bracciante e del Coltivatore; tuttavia non è infrequente imbattersi in mestieri come Lanaio, Caldaio, Sarto, Fabbro Calzolaio, ecc. a testimonianza di una certa propensione verso l'imprenditoria artigianale.
Ora troviamo un'ulteriore conferma di questo dinamismo economico in due brevi passaggi presenti nel manoscritto di ANTONIO ZAZZA, Notizie di Carsoli, Pietrasecca 1998, che per gentile concessione del Presidente dell'Associazione Lumen, don Fulvio Amici, abbiamo potuto visionare nell'unica copia-master presente in archivio.
La prima informazione, contenuta nel foglio 4v (pagina 13 del testo stampato), riguarda un mastro Gervasi di Colli che rialzò di un terzo la torre campanaria della chiesa di Santa Vittoria di Carsoli, sottolineando che l'artigiano: "...lavorò nella sagrestia di San Pietro in Roma...".
L'altra notizia interessante la troviamo nel foglio 6r, (pagina 15 del testo stampato) in cui si afferma che: "La chiesa di S. Antonio Abate poco fora le mura di Carsoli col suo ospedale dicono fondata coi beni di una tal carseolana andata a marito in Colli, e coi beni di suo marito...". E' una prova indiretta di come Colli tra il XVI e XVIII secolo fosse il paese economicamente più florido della nostra zona e che una sua cittadina potesse elargire alla collettività risorse finanziarie per costruire una chiesa con annesso l'ospedale.
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