COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Il Castello cannoneggiato dagli austriaci (1821)

Columbia University
New York
Assalto al castello in scena di guerra dell'800
Il 9 Marzo del 1821 il castello di Colli di Monte Bove fu bombardato dalle truppe austriache comandate da Stutterheim, sbaragliando le le forze francesi guidate dal colonnello Manthonè conquistando cosi il passaggio che consentiva di arrivare, attraverso Tagliacozzo, nella Valle Roveto e quindi a Napoli.
Il Volume degli Annali d'Italia, che contiene il racconto storico sul nostro paese, proviene dalla Libreria dell'Università Columbia di New York. Questa è la trascrizione integrale dell'episodio.
Annali d'Italia 1820 - 1829
A pagina 163 si trova:
17. Osservano i militari "il territorio napolitano potersi invadere per cinque linee, cioè di Pescara, di Antrodoco, di Tagliacozzo, di San Germano e di Fondi e queste doversi tutte fortificare".(...). Si costrussero (colla direzione del generale Escamard) opere di campagna nelle gole di Antrodoco, sulla via Valeria da Tagliacozzo a Colli ed a Balzorano nella Valle di Roveto.
A Pagina 171 e 172, viene riferito:
(...) Intanto Stutterheim con una parte delle sue forze squadronava da Tivoli verso Tagliacozzo. I napolitani avevano fortificato, come accennai, i posti della via Valeria,e per tal'effetto avevano munito l'antico castello di Colli, ed avevano costrutto opere di campagna presso Rocca di Cerro e la stessa Terra di Tagliacozzo.
Il colonnello Manthonè incaricato di difenderli aveva un Battaglione di linea e due di Militi. Lo Stutterheim ai nove di marzo si avvicinò a Colli. I difensori del castello spararono alcune cannonate e poi l'abbandonarono. Quelli di Rocca di Cerro sulle vette della montagna, e di Tagliacozzo sul pendio orientale si dispersero all'avvicinarsi dell'inimico. Occupati quei posti interessanti gli Austriaci discesero poscia tranquillamente per la Valle di Roveto (1).
(1) Archiv. Diplom. Tomo I, pp. 495-515. Memorie particolari.

La Valeria a Colli come la vide C. Promis (1836)

La Valeria all'ingresso di Alba
Alba con in primo piano le prigioni dei Re Traci
L'Architetto Carlo Promis nel volume "Le antichità di Alba Fucense negli Equi", Roma, 1836 a Pag. 59, ci fornisce questa descrizione della Valeria tra Carsoli e Colli di Monte Bove:
"... Dopo Carsoli continuano le tracce della Valeria, e si costeggia la sponda a sinistra del fosso Maro, sin sotto Colli villaggio in cima alla montagna di Colli distante da Carsoli 4 miglia e mezzo. Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del miliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo, presso la Scurgola, nè deve far meraviglia il trasporto di questo miliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poichè tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada o calpestata di Tramonte più breve e meno malagevole che non sia la Valeria.
Una ricostruzione immaginaria della Valeria
nel tratto tra Carsoli e Colli ("La Mola")
L'iscrizione è la seguente:
XLVIII.
IMP. NERVA.
CAESAR. AVGVSTVS.
PONTIFEX. MAXIMVS.
TRIBVNICIA. POTESTATE.
COS. IIII.
PATER. PATRIAE.
FACIENDAM. CVRAVIT.
Mezzo miglio dopo questo villaggio è sostrutta a dritta da un lungo muro poligonio composto principalmente di massi a base trapezia, e pochi passi dopo è a sinistra una fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani. La strada è ingombra dei sassi del pavimento, e dopo mezzo miglio è a sinistra atterrata una colonna miliaria, della quale non si può leggere l'iscrizione per trovarsi contro terra...".

Colli non morire: il grido disperato di Palmino

Nel 1497 Colli passò dagli Orsini ai Colonna

Lo stemma della Famiglia Colonna
Marco Antonio Colonna (primo da sinistra) con sullo sfondo
la Battaglia di Lepanto - 1571













Nel Monastero di Santa Scolastica di Subiaco, dove è conservato l'archivio della Famiglia Colonna, si trova il fascicolo VI, numero 263 che consente di stabilire, finalmente, la data esatta del passaggio di Colli dagli Orsini ai Colonna.
Era questo uno dei punti più oscuri della storia del nostro paese, Colli di Monte Bove. Ora siamo in grado di ricostruire minuziosamente le vicende storiche che determinarono questo trasferimento.
Ferdinando II, per ottenere l'appoggio di Fabrizio Colonna nella guerra che l'opponeva a Carlo VIII, si era impegnato a conferirgli l'nvestitura dei feudi che già possedeva in Abruzzo e la concessione di alcuni altri.
Lo stemma dei Colonna scolpito a Colli in Piazza Palazzo
(sopra il fontanile ora essiccato - Foto G. Lattanzi)
Malgrado la morte di Fabrizio Colonna, il re tenne fede alla sua promessa anche nei confronti dei suoi successori con Diploma del 6 Luglio 1497.
L'investitura riguardava le Contee di Alba e Tagliacozzo che conseguentemente venivano sottratte a Virginio Orsini per la sua ribellione al re Ferdinando.
Trascriviamo tutti i feudi che furono oggetto del Diploma:
"Terre di Tagliacozzo, Albe, Celle, Oricola, Rocca di Botte, Pereto, COLLI, Tre Monti, Rocca di Cerro, Verucchio, Cappadocia, Petrella, Pagliara, Castell'a fiume, Corcumello, Cese, Scurcola, Poggio, San Donato, Scanzano, Sante Marie, Castel Vecchio, Marano, Tarano, Tusco, Spedino, Corvaro, Castel Manardo, Sant'Anatolia, Rosciolo, Magliano, Paterno, Avezzano, Lugo, Canistro, Civita d'Antino e Cappelle".
Gli Orsini non accettarono questa decisione e continuarono a contestare l'investitura dei Colonna per altri due anni, finchè aderirono al progetto di sottoporre alla valutazione del nuovo re del Regno delle due Sicilie, Federico, la sorte definitiva delle Contee. Ascoltate le parti, Federico, emanò un Laudo il 3 Febbraio 1499 con il quale conferiva inappellabilmente le Contee di Alba e Tagliacozzo, nonchè la Baronia di Carsoli, ai Colonnesi (Archivio Colonna, fascicolo VI, numero 271).

Il Berardo di Don Paolo Panegrossi (1867)


Pubblichiamo il "San Berardo Cardinale" scritto da Don Paolo Panegrossi nel 1867, parroco di Colli di Monte Bove. Alcuni cittadini di Colli ancora ricordano questo piccolo libricino di colore rosso/ocra. Il Dr. Lauri Giacomo ci ha più volte raccontato che, il testo, oltre a contenere una ricostruzione della vita del nostro Berardo basata sulla leggenda di Giovanni di Segni, dovrebbe anche riferire di alcuni aneddoti della società civile del nostro paese del tempo (probabilmente a Pag. 133 nel capitolo Annotazioni. Tra breve si potrà scaricare tutto il volumetto, per ora l'opzione è limitata alla sola Prefazione a questo Link).
L'originale dell'opera si trova presso la Biblioteca del periodico "Civiltà Cattolica" dei Gesuiti a Roma e tutto il materiale riprodotto nel post lo dobbiamo ad Alberto MANTICA, come noto, attuale discendente del ramo femminile della famiglia Panegrossi.

Colli e la Valeria descritti da H. Swinburne (1779)


Quest'estate, nel breve periodo di ferie estive, abbiamo avuto la possibilità di consultare il volume "Voyage de Henri Swinburne dans les deux Siciles en 1777,  1778, 1779, et 1780" della Bibliothèque Royal di Parigi. Nel tomo quarto sono presenti una descrizione della Via Valeria tra Carsoli e Tagliacozzo che, in pratica, consente di definirne il tracciato di allora e, un'altrettante illuminante ritratto di Colli di Monte Bove. Dal medesimo testo si apprende che Avezzano era popolata da 2770 abitanti nel 1779.
Nell'alta Aristocrazia e nelle classi agiate europee del XVIII e XIX secolo, era molto di moda effettuare il cosiddetto "Grand Tour" dell'Italia. Di questi viaggi ci sono pervenuti molti racconti memorialistici, quasi tutti di estremo pregio letterario: insuperato capolavoro del genere resta il "Voyage en Italie" di Stendhal.
"Il 6 Marzo 1779, feci con sir Thomas Gasgoing, una piccola gita nel regno di Napoli.
Partimmo da Roma a cavallo, verso le cinque del mattino e andammo a dormire a Carsoli, piccola città mal costruita sulla china di una montagna molto ripida e all'ingresso di una gola. E' dentro i confini del regno di Napoli, perchè, esattamente più giù, nel piano, una locanda chimata il Cavaliere forma il punto di separazione tra i due stati. Questa città conserva il nome della vecchia Carsoli, benchè le rovine di quest'ultima siano distanti un miglio. Cominciammo ad accorgerci, in questo luogo, che la temperatura dell'aria di Roma ci aveva ingannati: il vento era straordinariamente freddo. Carsoli fa parte delle immense proprietà del conestabile Colonna: possiede nei dintorni trentasette signorie.
L'indomani mattina entramo nella gola stretta di Colli, e attraversammo una montagna che forma da questo lato una barriera naturale al regno di Napoli. Un esercito avrebbe molte difficoltà a forzare questo passaggio anche incontrandovi poca resistenza. La gola è ombreggiata da alberi di quercia e una foresta di faggi occupa la parte superiore di questa montagna.
Le tecniche di costruzione delle strade Romane
  LA DESCRIZIONE DI COLLI E DELLA VIA VALERIA
La salita che è di sei miglia, da Carsoli sino al Valico, è molto pietrosa, difficile ed anche pericolosa. Le rocce sono di una breccia calcarea ed estremamente scivolose. Mandrie di bovini che incontrammo resero il nostro percorso ancora più disagevole.
Arrivati a Rocca di cerro, misera frazione che è alla sommità di questa gola, intravedemmo una parte dell'Abruzzo che ci apparì molto montagnoso; vedevo montagne piene di boschi e disseminate di villaggi, una pianura molto estesa, una parte di un grande lago; il tutto circondato da un enorme cerchio di montagne. La cima del Velino coperto di neve, s'innalza in alto al di sopra delle altre, e si vede anche Roma che dista 70 miglia.
La Valeria all'uscita di Tagliacozzo
(AMI ATKINSON, Acquarello - 1908)
La discesa è molto veloce partendo da Rocca di Cerro; ma non avemmo molte difficoltà a riconoscere che le pianure dove stavamo entrando erano poste molto più in alto di quelle di Carsoli, e infinitamente di più di quelle della Campagna di Roma. Il grosso borgo di Taglia Cozzo fu il primo luogo che incontrammo scendendo. Il suo castello in rovine è collocato su un costone di roccia scosceso; le case della città alta sono costruite sul pendio: la strada che forma è la più ripida che abbia mai incontrato, anche nei posti più selvaggi della Savoia. La città bassa è più spaziosa e sembra essere meglio abitata."
 

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