COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Gli affreschi della chiesa di S. Berardo (2)

Fig. 1 - Il pentimento di F. De Ambrosio (?)
Fig. 2 - Particolare del Pontefice
Antonio Proietti, noto cultore locale di storia dell'arte, ha spesso smascherato "arabiche imposture" nella descrizione e nell'analisi di affreschi ed iscrizioni lapidee del nostro territorio. Molti si adontano per la sua proverbiale precisione, noi invece siamo lieti di accogliere queste sue puntualizzazioni sui primi affreschi rinvenuti nella chiesa di S. Berardo di Colli di Monte Bove.
In primo luogo il suo attento lavoro fotografico ha fatto apparire particolari sfuggiti alla nostra prima analisi: i due personaggi principali, intrattengono il loro ipotetico dialogo, sotto la supervisione di un Papa, riconoscibile dalla Tiara che indossa e che troneggia, con autorità, sull'azione scenica. Inoltre il penitente ha le stimmati su una mano, particolare che fa pensare ad un ecclesiastico e, più segnatamente, ad un frate. La figura che riceve l'atto di contrizione, che abbiamo ipotizzato possa essere Berardo per il bastone pastorale vescovile, stringe con la mano destra un grosso volume, probabilmente un testo sacro dell'antichità.
Fig. 3 - Una collina o la chiesa di S. Berardo stilizzata?
Ma la grande novità è certamente questa nuova figura venuta alla luce che, seppur rappresentata con una tecnica pittorica piuttosto grossolana e scolastica, tuttavia racchiude motivi e dettagli d'indubbio interesse, che meritano di essere attentamente studiati, soprattutto quando potrà essere apprezzata l'intera narrazione pittorica (secondo don Paolo Panegrossi le due pareti della chiesa di S. Berardo sono ricoperte da pitture murali).
Come mostra la Fig. 3, sottoponendo l'immagine ad un ingrandimento elevato, tra i due personaggi principali sembrano potersi individuare gli elementi morfologici di una collina, o comunque di un rilievo geologico, non la stilizzazione della chiesa di S. Berardo come avevamo ipotizzato nel post del 16/09/2013. Dopo un'ulteriore approfondita ricognizione dell'affresco nella sua dimensione naturale, confermiamo la nostra prima impressione e ci permettiamo di dissentire -almeno su questo punto- con le dotte e pertinenti osservazioni di Antonio Proietti.

Gli affreschi della chiesa di S. Berardo

Fig. 2 - Il pentimento di F. de Ambrosio
Fig. 1 - Resti dell'antica parete sud
E' tornato alla luce nella chiesa di San Berardo di Colli di Monte Bove l'affresco di uno dei due prodigi attribuiti a Berardo e di cui da notizia Don Paolo Panegrossi nelle sue Memorie Storiche...(sarebbe però consigliabile che tali iniziative individualistiche, sia pur encomiabili nella loro dimensione volontaristica, venissero abbandonate in quanto continuando a paraticare interventi non professionali sulle pitture potrebbe arrecare danni irreversibili).
Qui è raffigurato il pentimento di Fabrizio de Ambrosio, bravo dei Colonna, per le angherie compiute ai danni degli abitanti di Colli. Quando l'opera sarà completamente restaurata, si leggerà il nome del comittente con la data di esecuzione, il 1626 (sperando che quella sgradevole cornice in legno apposta ai lati degli affreschi non abbia irrimediabilmente pregiudicato questa parte essenziale della narrazione pittorica).
Da un'osservazione attenta della pittura si può notare che tra i due personaggi è disegnato il profilo della chiesa di San Berardo che, a quel tempo -primo quarto del XVII° secolo- era molto più imponente di quella attuale: il lato sud era certamente più esteso (e questi resti che si trovano nel cosiddetto Peschio di S. Berardo sembrano confermarlo) e si distingue nettamente nel versante nord, verso il fondo, un'ulteriore costruzione (probabilmente la residenza dell'eremita era più ampia di quella attuale e si estendeva per almeno 3/4 nell'attuale via Valeria). Sinora nessuno studioso era stato in grado di ipotizzare una data di costruzione della chiesa di san Berardo (i lineamenti architettonici dell'interno facevano pensare ad una collocazione non anteriore alla seconda metà dell'Ottocento); ora, invece, si può fissare almeno un termine ante quem di edificazione nel 1626.
In occasione di una ricognizione effettuata nei giorni scorsi nell'area della chiesa di San Berardo in compagnia di Mario Dionisi, sono venuto a conoscenza di un suo ricordo di quando era ragazzo: su una pietra, purtroppo andata perduta a causa della costruzione dell'immobile che insiste ora sul posto, era incisa una croce che, mi piace pensare testimoniasse l'altro miracolo compiuto da Berardo in quel luogo: ridare la vita ad un bambino che era caduto nel baratro del lato sud della piazza dove oggi vi è un solido muro di protezione.

Berardo nel Martirologio Romano

di
 Paolo Emilio Capaldi

Leggendo la nuova pubblicazione scritta dal prof. Jacques Dalarun, mi sono imbattuto nelle pagine ben compilate che riguardano la «Cronologia della vita, del culto degli studi di Berardo, Vescovo dei Marsi» (1).
Nell’ultimo decennio ivi trascritto ho notato la mancanza di un paio di nuovi apporti fornitici nei nuovi libri liturgici quali il Martirologio Romano.
E’ pur vero che questi libri siano stati sottintesi dalla citazione della fonte principe del martirologio romano così inserita dall’autore: «1625 Filippo Ferrari menziona Berardo nel Catalogo generale dei Santi che non sono nel Martirologio romano» (2), ma mi paiono degni di essere notati e presentati in questa cronologia.

La revisione del nuovo martirologio romano
Le sessioni del solenne Concilio Ecumenico Vaticano II (1962–1965), conclusero che fosse necessario realizzare un nuovo “Martirologio Romano”. Infatti, nella costituzione sulla Sacra Liturgia del 4 dicembre 1963, denominata “Sacrosanctum Concilium”, al n. 92/c è scritto: «Le passioni o le vite dei santi siano riportate alla verità storica» (3).
Con questa nuova attenzione per primo fu stilato il nuovo “Calendario Romano”, sotto Paolo VI (4), che regola le feste dell’anno liturgico e le festività dei Santi, in seguito si arrivò a rivedere il testo base del Martirologio Romano per la prima volta emendato sotto Gregorio XIII, nel 1584, già più volte rivisto ed aggiornato fino all’edizione del 1960.
Questo testo fu confrontato con tutte le fonti storiche a disposizione: i cronografi, i calendari liturgici locali, le Passioni, gli Atti dei Martiri, i Martirologi preesistenti a quello Romano e le Agiografie.

Trafugata la statuetta in legno di Berardo

La statua in legno di Berardo in una vecchia foto (Archivio A. Barnabei)

Sabato scorso, 23 Febbraio, è stato perpretato nel nostro paese il furto sacrilego della statua in legno di Berardo custodita nell'abitazione del confratello estratto a sorte lo scorso anno.
E' stato rubato anche l'oro offerto al santo per ex voto ed i malviventi hanno legato ed imbavagliato la custode. La statuetta ha un irrilevante valore commerciale ma rappresentava un grande simbolo per i fedeli del paese e veniva trasportata in rito processionale il pomeriggio del 1 Maggio e del 3 Novembre di ogni anno in occasione, appunto, delle festività in onore di san Berardo.

Bérard des Marses. Un évêque exemplaire

E' apparso nel Febbraio 2013 presso Les Publications de la Sorbonne il volume del professore Jacques Dalarun, direttore di ricerca al CNRS di Parigi, Bérard des Marses (1080-1130). Un évêque exemplaire.

Il saggio che ha reso Berardo celebre nel mondo

Testo originale in Francese
Testo in Italiano
Per gentile concessione di Richard Figuier, direttore delle pubblicazioni dell'Ecole francaise de Rome, rendiamo disponibili le pagine nella versione originale in francese e nella traduzione italiana, che hanno elevato il Pastorato di Berardo dei Marsi (1080-1130) ad oggetto di studi, di libri, di comunicazioni a convegni. Nella sua missione apostolica, Berardo ha inventato una nuova arte di governo della Chiesa ed ha messo in pratica un modello episcopale arcaico tipicamente gregoriano.
La versione italiana del saggio è composta da 25 pagine (scusandomi per alcuni errori di battitura dovuti al fatto che non ho avuto il tempo di rileggerla), dense di notizie inedite sull'agiografia di Berardo nato a Colli di Monte Bove ed inserite nel volume di Pierre Toubert Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IX siècle à la fin du XII siècle, Roma, 1973, già considerato un classico della storiografia contemporanea. Il testo è praticamente introvabile (si può reperire solo in poche Biblioteche e presso raffinati bibliofili. Ringrazio il dr. Nicola Cariello per avermi messo a disposizione il prezioso volume). Per accedere ai testi cliccare sulle rispettive didascalie.

Le spoglie di Berardo a Colli

Berardo a Piazza 1 Maggio (P. Trombetta)

Il 27 Luglio 2012 le spoglie della salma di Berardo sono tornate nel suo paese natale Colli di Monte Bove a 882 anni dalla sua morte. L'avvenimento è stato caratterizzato da una serie di cerimonie religiose e civili che si sono potratte per tre giorni. In occasione dell'evento è stata apposta una lapide commemorativa nel lato orientale del Castello dei Conti dei Marsi di Colli, che ricorda la nascita di Berardo in questo luogo nel 1080 (secondo la storiografia moderna nel 1079).
Castello dei Conti dei Marsi
Concerto banda di Pescina (P. Tr.)
Il giorno 28 Luglio una solenne messa in suffragio di Berardo è stata celebrata dal Vescovo dei Marsi Mons. Pietro Santoro e nelle due notti che le spoglie di Berardo hanno soggiornato nella chiesa del piccolo centro marsicano a lui dedicata, sono state vegliate dalla popolazione e da alcuni componenti della confraternita di San Berardo di Colli di Monte Bove. Numerose visite in omaggio alla salma di Berardo sono state registrate nel corso delle due giornate da parte di pellegrini giunti dai paesi limitrofi e da Roma.

S. Berardo Cardinale nelle versioni new media

  
 Per consentire a tutti coloro che non potranno ricevere la copia cartacea delle Memorie storiche intorno a S. Berardo Cardinale di Paolo Panegrossi e per i residenti all'estero, rendiamo accessibili, cliccando sull'immagine corrsipondente, le versioni compatibili con i New Media.
L'edizione Online in PDF è, in alcune parti, diversa da quella su sopporto tradizionale, essendo state sfruttate le opportunità che consente la rete (collegamenti ipertestuali, foto, vincoli di budget inesistenti, ecc.). Per non cannibalizzare l'edizione cartacea, quella online è scaricabile ma non stampabile o emendabile in quanto crittografata.
La versione Epub è identica a quella che verrà stampata ed è stata pensata per i lettori di ebooks e-ink, (Kindle, Sony Reader, ecc.) Tablet e Smartphone.
L'edizione cartacea delle Memorie... sarà distribuita a Natale oppure i primi giorni del prossimo anno a Colli di Monte Bove nel corso di una manifestazione di presentazione del testo (l'esatta data dipenderà dai tempi di consegna della tipografia). 

LA PRESENTAZIONE A COLLI DELLE MEMORIE STORICHE...

Pubblico presente all'illustrazione delle Memorie storiche (foto di A. Barnabei)
Sabato 21 Gennaio 2012, alle ore 18:00, nella chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove, è stato presentato il volume di Don Paolo Panegrossi Memorie Storiche intorno a S. Berardo Cardinale. Sono intervenuti il Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti, Marcello Mantica e Maurizio Anastasi, estensore di queste note.
I testi dei due interventi, in formato PDF, possono essere scaricati da questi links:

Visita alla cisterna dove fu prigioniero Berardo

Il 29 Ottobre scorso un folto gruppo di fedeli di Colli di Monte Bove si è recato a Castel San Pietro (RM) a visitare la cisterna dove fu tenuto prigioniero San Berardo da Pietro Colonna. L'invito era stato rivolto dal Presidente della Pro Loco della cittadina laziale e la comitiva collese era accompagnata dal Sindaco di Carsoli Dr. Mario Mazzetti.
Alla manifestazione ha preso parte anche una folta rappresentanza della confraternita di San Berardo di Pescina e l'ex priore della stessa, Diocleziano Giardini, attento e documentato studioso della vita del Santo.
La delegazione collese ha omaggiato le autorità di Castel San Pietro di una ipotetica ricostruzione fotografica del castello di Colli, dove nacque San Berardo nel 1080, opera della professoressa Paniccia, diletta consorte del nostro amico Alessandro Crisi e, appositamente creata per questo Blog.
Lo slide di 72 foto che documenta i momenti salienti della manifestazione, comprendente anche alcuni fotogrammi della processione di San Berardo del 3 Novembre 2011 a Colli di Monte Bove, è visibile cliccando sull'immagine in alto. Le foto sono di Antonio Barnabei

Sulla parentela tra San Berardo e Santa Rosalia

Macchina Processionale di S. Rosalia, in una stampa d'epoca
Frontespizio del volume del Cascini
Siamo già intervenuti con due post pubblicati su questo Blog (26 Gennaio 2010 e 31 Maggio 2011) sul dibattito storico-religioso della parentela tra Santa Rosalia, protettrice della città di Palermo e Berardo Vescovo dei Marsi, nato a Colli di Monte Bove nel 1080. Ribadendo che limiteremo la nostra analisi agli aspetti storici della vicenda, l'opportunità di trattare di nuovo la vexata quaestio ci è offerta dalla riesumazione del testo di Giordano Cascini (1611) Di S. Rosalia vergine palermitana.
Il Priore benedettino, "consultore del sant'Uffizio" sostiene che nella grotta che ospitò S. Rosalia fu ritrovata, incisa nella pietra di suo pugno, questa iscrizione:

              EGO ROSALIA SINIBALDI QUISQUINE ET
              ROSARUM DOMINI FILIA AMORE Dni MEI
              JESU CRISTI IN HOC ANTRO HABITAR DECREVI

Il Cascini indica che il Sinibaldi dell'epigrafe deve intendersi come nome e non come un cognome, attraverso una dedalo di ragionamenti tortuosi che non hanno nulla del rigore scientifico ("Fu quivi Signore di quei feudi; percioché non si mette mai nell'iscrittioni il sol cognome che a molti è comune; ma bensì ne' suoi stati il Signore può scrivere il suo solo nome"). L'autore confessa che le sue ricerche genealogiche lo condussero sino a Lucca dove rintracciò l'origine di un Giovanni Sinibaldi.
F. ZAZZERA, Della Nobiltà
Genealogia Conti dei Marsi
La vicenda divenne più complessa quando Martino La Farina mostrò al Cascini il testo di Francesco Zazzera, Della Nobiltà dell'Italia, nel quale Matteo e Sinibaldo vengono inseriti nella famiglia dei Conti dei Marsi in quanto discendenti di Beatrice consorte di Re Ruggero e madre di Costanza. Il semplice fatto che Matteo (di cui non si chiarisce se sia figlio o nipote di Sinibaldo) accompagni a Rieti Costanza per le nozze dell'Imperatore fa discendere la parentela tra Costanza e Santa Rosalia, figlia di Sinibaldo. ( Link al Parentado e Digressione due ). Come si potrà constatare consultando la genealogia qui a fianco riprodotta, lo Zazzera non annovera tra i componenti della famiglia dei Conti dei Marsi il nostro Berardo e quindi il Cascini sarebbe stato autorizzato, pur con le riserve del caso vista l'estrema precarietà delle fonti, solo a proporre il legame tra S. Rosalia e la discendenza da Carlo Magno, non la relazione di parentela con il Vescovo dei Marsi. Quando nella ricerca storiografica si persegue la sola finalità di dimostrare una tesi preconcetta si cade sovente in simili contraddizioni.
Il testo del Tornamira riedito a Pescina
La sensazione che ne traiamo dall'analisi dei vari testi di Ottavio Gaetani, Pietro Salerno, Giordano Cascini - tutti Gesuiti - e Pietro Antonio Tornamira, consulente del Sant'Uffizio di Palermo, è che si sia voluto artificiosamente costruire una discendenza nobile a S. Rosalia ricorrendo alle armi del fantismo e dell'intolleranza da un cenacolo di clericali che si considerava, alla stregua dei monaci/guerrieri delle crociate e seguendo l'insegnamento di Ignazio di Loyola, una macchina da guerra contro la libertà di pensiero.
Concludiamo con i giudizi del più grande storico del XIX secolo, Jules Michelet, liberale e d'ispirazione cattolica, sui Gesuiti:
 "Delle piaghe della società, quelle che sono più da temere è lo spirito di polizia utilizzato nelle cose di Dio, lo spirito dell'intrigo pio, di santa delazione, lo spirito dei Gesuiti".
"La tirannia si accontenta dell'uomo esteriore, forza solo gli atti. Questa polizia (dei Gesuiti) invece invade il pensiero".
"Nel gesuitismo troverete un solo senso: la morte della Libertà".
Citazioni tratte da: MICHELET ET QUINET, Des Jésuites, Paris 1843.

Quando fu costruita la chiesa S. Nicola di Bari

La lettera del Papa Pasquale II del 25 Febbraio 1114 a Berardo, con la quale vengono precisati i confini della Diocesi dei Marsi, enumerate le chiese e le pievi assoggettate alla giurisdizione di Santa Sabina.
Come si evince dalla lettura del documento non è citata alcuna chiesa per il nostro paese. Nella Bolla di Clemente III (1187 - 1191) del 2 Giugno 1188, inviata al Vescovo dei Marsi Eliano, troviamo Sancti Joannis in Collibus (l'attuale chiesa San Nicola di Bari).
Colli, Chiesa San Nicola di Bari
Altare Madonna Immacolata Concezione
Colli, Chiesa San Nicola di Bari, Altare Madonna della Speranza


Va segnalato che tra l' Aepistola di Pasquale II e la Bulla di Clemente III, le chiese della Diocesi dei Marsi lievitano da 59 a 229 (è impensabile che in questo relativo piccolo lasso di tempo possano essere state edificate 170 nuove chiese; più probabile che la Diocesi sia stata ampliata inglobando anche altri territori, con i relativi edifici sacri, della Contea dei Marsi -Celano e Trasacco-, che al tempo di Pasquale II dovevano godere di qualche forma di autonomia vescovile) e, che quindi anche la Chiesa San Nicola di Bari di Colli di Monte Bove potrebbe aver fatto parte di questo generale movimento. Tuttavia, limitatamente per Colli, questa ipotesi appare improbabile, in quanto in entrambi i documenti pontifici sono presenti le chiese Sancti Maximi di Rocca di Cerro e, S. Mariae in Carseolo.  E' un'ipotesi di scuola, che Colli potesse nel 1114 far parte di qualche Diocesi alternativa a Santa Sabina (dato che Roccacerro e Carsoli erano sempre edittalmente inserite in quella dei Marsi, difficilmente Colli poteva essere una enclave tra questi due territori che lo delimitano a Oriente e a Occidente); ciò comporta che la chiesa San Nicola di Bari è stata costruita tra il 1114 ed il 1188 e, non è irrilevante notare, che Berardo ha esercitato l'Episcopatus nei primi 16 anni di questo intervallo di tempo. Potrebbe, pertanto, essere stato colui che ha promosso la costruzione della chiesa, se non il vero e proprio realizzatore del luogo di culto.

La Processione del 3 Novembre a Colli

Clicca sulla foto per far partire lo slide
Lo slide delle foto della Processione di San Berardo del 3 Novembre 2010 a Colli di Monte Bove con il commento musicale dell'Inno a San Berardo eseguito, a cappella, dai Confratelli del nostro paese e che si trova inserito nel CD accluso al volume: "La Musica Sacra della Provincia dell'Aquila - La Marsica" di Tarquinio Gianluca. Le foto sono di Antonio Barnabei.

Il Berardo di Don Paolo Panegrossi (1867)


Pubblichiamo il "San Berardo Cardinale" scritto da Don Paolo Panegrossi nel 1867, parroco di Colli di Monte Bove. Alcuni cittadini di Colli ancora ricordano questo piccolo libricino di colore rosso/ocra. Il Dr. Lauri Giacomo ci ha più volte raccontato che, il testo, oltre a contenere una ricostruzione della vita del nostro Berardo basata sulla leggenda di Giovanni di Segni, dovrebbe anche riferire di alcuni aneddoti della società civile del nostro paese del tempo (probabilmente a Pag. 133 nel capitolo Annotazioni. Tra breve si potrà scaricare tutto il volumetto, per ora l'opzione è limitata alla sola Prefazione a questo Link).
L'originale dell'opera si trova presso la Biblioteca del periodico "Civiltà Cattolica" dei Gesuiti a Roma e tutto il materiale riprodotto nel post lo dobbiamo ad Alberto MANTICA, come noto, attuale discendente del ramo femminile della famiglia Panegrossi.

Video Processione di Colli e Conferenza in .AVI























  La Conferenza di Carsoli del 30 - 04 -2010                               Processione di S. Berardo del 01 - 05 - 10
                                                                                                                 Visualizzabile anche in Megavideo

La Conferenza del prof. Jacques Dalarun, Direttore di ricerca al CNRS di Parigi, tenuta a Carsoli il 30 Aprile 2010, "San Berardo, vescovo dei Marsi: una nuova arte di governo", è ora scaricabile in formato .avi al link evidenziato più in alto a sinistra. Con un collegamento ADSL a 7 Mega sarà necessario attendere circa 25' per completare il download.
La Processione di San Berardo del 1 Maggio 2010 a Colli di Monte Bove è anch'essa acquisibile dal server del blog, seguendo il collegamento ipertestuale collocato al disotto della foto in alto a destra, in formato .avi. Il tempo d'attesa con ADSL a 7 Mega, per ottenere il file video completo, sarà di circa 15'.
Per la Processione è attiva anche l'opzione della visualizzazione diretta da Magavideo.

"Si! Festeggiamo un vero Santo"

dalla nostra inviata alla conferenza di Carsoli
Raffaella Girlando

Il 30 Aprile 2010 presso la Chiesa del Carmine di Carsoli alle 18,00 ho avuto l’onore di partecipare alla conferenza tenuta dal Prof. Jaques Dalarun; emerito medievalista di fama mondiale, nonché Direttore di Ricerca al CNRS di Parigi; su “ San Berardo, vescovo dei Marsi una nuova arte di governo”.

Nel 1080 proprio nella nostra Colli di Monte Bove ebbe i natali San Berardo venerato amabilmente dai suoi compaesani che da secoli con devozione portano avanti attraverso la Confraternita riti  quotidiani (pensiamo alla statua lignea che viene ospitata in casa per tutto l’anno da una famiglia che gli offrirà preghiere quotidiane per poi passarla il primo maggio successivo ad un’altra casa che l’accoglierà con fede) per onorare la figura del Vescovo che ha fatto tanti miracoli in vita e dopo la morte.
A fare gli onori di casa e a sottolineare la solennità della Conferenza è stato il nostro amato Don Enzo seguito dal Sindaco Mazzetti che ha introdotto la partecipazione inattesa del neo presidente della Provincia Antonio del Corvo anch’egli facente parte della Confraternita di Celano dedicata al Santo.
Il Prof. Dalarun è stato introdotto dal Prof. Maurizio Anastasi che a seguito di “un’amicizia nata su internet”, così la definisce modestamente, ha invitato lo studioso a parlarci della vita, dei miracoli e del modo in cui fu fatto Vescovo il Nostro San Berardo.
In realtà dobbiamo ringraziare in primis proprio il prof. Maurizio Anastasi che grazie alle sue continue ricerche e studi ci ha permesso di arrivare a questo incontro.
Tra gli invitati era presente anche il Vescovo dei Marsi Santoro che ha concluso la conferenza.

Il Prof. J. Dalarun studioso in particolare di San Francesco casualmente si imbatte nella vita del nostro Santo Berardo e se ne incuriosisce tanto che gli dedica  tre libri l’ultimo sulla vita e sui miracoli, che prossiamente sarà pubblicato in italiano dalla casa editrice Viella.

 “Essere qui con mia moglie questa sera è un onore e la vostra presenza una benedizione” “La vita è strana e talvolta la vita è bella ne ho avuto la prova con il messaggio che Maurizio Anastasi mi inviò il 15/12/2009 chiedendomi se poteva inserire una traduzione del mio contributo al volume in omaggio al mio maestro P. Toubert sul suo Blog….. il progetto si è irrobustito sempre di più….”
queste le prime parole del Prof. Dalarun e dopo l’applauso caloroso improvvisamente è calato un mistico silenzio. Tutta la platea che assisteva ascoltava con devota attenzione e interesse ciò che veniva raccontato con passione.
Era la storia di uno di noi. Di Un uomo della nostra terra.
Il fulcro della conferenza è trovare la novità del messaggio che San Berardo ha lasciato nel suo tempo.
“Lui apparteneva al lignaggio dei Conti dei Marsi nasce da Berardo e Teodosia” - continua il professore - “ e fu educato in seno al capitolo di Santa Sabina la Cattedrale della diocesi dei Marsi collocata a Civitas Marsicana sotto il Vescovo Pandolfo.
Con il consiglio del padre e del Suo Vescovo fu inviato ad effettuare gli studi a Montecassino nel 1100 nel tempo dell’Abate Oderisio dove vi restò per 6 anni. Nel 1106 da Pasquale II ricevette il diaconato e alla fine del 1106 fece parte della corte del Papa nel suo viaggio in Francia; nel 1108 diventò Conte della Campagna Romana nominato dal Pontefice e nello stesso anno si trovò di fronte alla rivolta violenta di Colonna e fu rapito e buttato in una cisterna a Palestrina ma miracolosamente il Cavaliere Giovanni Petrella venne a liberarlo. Successivamente dimorò nuovamente in Curia.
La diocesi dei Marsi intanto era tenuta da Siginolfo che era stato nominato dall’antipapa Clemente III. Nel 1110 Berardo fu ordinato Prete Cardinale eletto e consacrato Vescovo dei Marsi “Una carriera molto veloce” - apostrofa il Prof Dalarun – “Mise allora tutta la sua energia al servizio della sua diocesi in particolare dei più poveri, sradicò la simonia, riformò i costumi del clero, impose il Primato della chiesa Cattedrale di Santa Sabina.
Lottò contro le unioni incestuose e poligame, e come dice la leggenda “in seguito non si sarebbe potuto trovare sul territorio della diocesi nè un chierico nè un laico e quasi nessuna donna peccare pubblicamente dei vizi appena menzionati”.
Scomunicò un grande numero di baroni e tiranni e fu quindi la preda di molti tentativi di cattura e assassinio, otto volte fu espulso dalla sua diocesi.
Nel 1114  Pasquale II in una lettera manifestò il più grande sostegno al Vescovo dei Marsi Berardo e precisò i limiti della diocesi, il diritto esclusivo del Vescovo sull’ordinazione dei preti, la consacrazione delle chiese, la detenzione delle decime o delle offerte. Il Papa inoltre condannò i monaci che pretendevano di dispensare il battesimo, l’unzione dei malati, di confessare i fedeli o di amministrare l’Eucarestia alle persone scomunicate….nel 1114 il papa Pasquale II conferma il primato di Santa Sabina come sede Episcopale….”
Mentre il Prof Dalarun continua il suo racconto mi volto e osservo la folla incantata che assiepa la chiesa. Sono tutti rivolti con lo sguardo all’ affascinante figura di questo uomo francese sorridente che con la più grande semplicità, chiarezza e con maestria interessa anche i più scettici alla vita, alle opere e al messaggio del grande Santo.
San Berardo operò nel nome della Carità e contro la “Privatizzazione delle Chiese”  e meritò certamente la Santità non solo per i suoi innumerevoli miracoli ma soprattutto per la Fama Sanctitatis e per la traslazione del suo corpo all’interno della Chiesa..
“Si!!! festeggiamo un vero Santo”
Conclude il Prof sottolineando il modello del Pastorato di San Berardo ”…era un buon pastore, tutti i suoi nemici erano i membri della sua casta aristocratica e da quando fu proclamato a Vescovo nel 1110 Berardo si è spogliato della sua appartenenza vestendosi di umiltà e delle virtù pastorali, affermava di essere più piccolo di tutti gli altri… diceva di essere Minore. Fu il Padre dei poveri già più di un secolo prima di San Francesco. Il Governo di Berardo fu un’Offerta e una Passione”

A conclusione del suo intervento il Vescovo Santoro sottolinea l’affascinante figura del professor Dalarun che dall’inizio alla fine del suo racconto è stato accompagnato da un sorriso e un volto sereno.
Il Vescovo Santoro che ricopre la stessa carica di San Berardo dice “ oggi a confronto mi sento ancora più piccolo” e un affettuoso applauso lo interrompe.
Il Vescovo Santoro elogia la manifestazione e incita tutte le autorità presenti a prendersi carico di investire in cultura e arte sempre di più.
Al termine, il Prof. Dalarun viene omaggiato di un raro libro dell'800 e di un lavoro sulla storia locale dei ragazzi delle scuole di Carsoli.

Berardo dei Marsi tra agiografia e Storia

Sofia Boesch Gajano
Prof. Onorario di Storia medievale all'Università Tre di Roma

L'identità biografica di Berardo della famiglia dei conti dei Marsi, divenuto vescovo della diocesi dei Marsi intorno al 1100 e morto nel 1130, è ben definita nei suoi tratti essenziali, elaborati con la cura e la precisione che le erano proprie da Zelina Zafarana, studiosa ed amica carissima scomparsa prematuramente e tragicamente. Le testimonianze pervenuteci, e in particolare la Vita scritta poco dopo la sua morte da Giovanni vescovo di Segni, permettono di ricostruire le tappe della sua formazione e della sua carriera ecclesiastica, i rapporti con il Pontefice Pasquale II, il suo impegno riformatore nella diocesi a lui affidata: ne emerge una figura di rilievo nella storia della Chiesa dei primi decenni del secolo XII, quando si attua il grande sforzo di consolidamento della riforma nelle istituzioni ecclesiastiche a partire dalle diocesi suffraganee di Roma...
(Tratto da: La Terra dei Marsi - cristianesimo, cultura, istituzioni; a cura di G. Luongo, ed. Viella - Roma, 2002. Si ringraziano Cecilia Palombelli e Sofia Boesch Gajano per le autorizzazioni alla riproduzione)

Il Saggio in versione integrale a questo Link.

Corsignani, Reggia Marsicana: San Berardo

La "Reggia Marsicana"(Napoli, MDCCXXXVIII) di Pietro Antonio Corsignani era un'opera praticamente introvabile, spesso citata e frequentemente ritenuta un testo indispensabile per la comprensione della storia della Marsica, ed ora digitalizzata da Google Libri.  Appartiene al modello memorialistico con tutti i pregi e i difetti del genere.
Il Corsignani è un testimone del suo tempo parziale e poco attendibile perchè costantemente ossessionato dall'idea di esaltare ed enfatizzare il ruolo della sua città natale (Celano) nelle vicende storiche e religiose della Marsica.
Abbiamo qui estrapolato il Capo VII dove si descrive la vita e l'attività pastorale di Berardo, Vescovo dei Marsi. Colpisce, innanzitutto, la citazione di innurevoli autori che si sono cimentati, nel corso dei secoli, nel descrivere la vita di San Berardo ma, è assente l'opera che è considerata di riferiento dalla storiografia moderna, il manoscritto di Giovanni di Segni. Nel suo testo s'incontra solo una vaga e scarna citazione: "...e forse da questa vita MS. si saranno prese le varie sincere notizie che di lui abbiamo...".
L'Autore insegue leggende, fatti di dubbia autenticità storica ed anche nel capitolo dedicato a San Berardo tenta di assegnare a Celano un ruolo che nessun altro storico, in seguito, ha riconosciuto. Vogliamo citare per esteso il passo a cui si fa riferimento perchè è veramente un capolavoro di retorica ed ipocrisia: "Che poi Egli fosse nato nella piccola Terra di Colli, come figlio di Berardo, Conte di Celano (che sempre ivi stanziava), si possa anche dir Celanese...".
Inoltre, forse proprio da questo testo, ha preso vigore questa moderna teoria, imperante a Pescina, della relazione di parentela di San Berardo con Santa Rosalia di Palermo. Rimarchiamo, ancora una volta, che nessuna prova storica è apportata a questo assunto, anche nella "Reggia Marsicana".
Per dimostrare quanto l'argomento sia controverso riportiamo la recensione delle "Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia" nel Tomo XIII-AnnoIV Da Gennaio sino a Dicembre 1835, per l'opera del Can. Giuseppe Borghi, ellenista autorevole e traduttore di Pindaro, "Panegirico nella commemorazione della morte di SANTA ROSALIA detto nella chiesa Metropolitana di Palermo il giorno 4 Settembre 1835":
"...il secondo saggio datoci nell'aringo oratorio dal Borghi si fu addì 4 Settembre 1835 nella nostra chiesa cattedrale le lodi annunciando di santa Rosalia nostra concittadina e padrona. E nel lodarla ei non s'intertenne ad enumerar cose ignorate o supposte; non ripetè le vaghe opinioni del Gaetani, del Cascini, del Tornamira, dello Stiltingo; ma non altro fece che encomiarla pella sua vita eremitica, pell'illibatezza dell'angelica sua persona, pell'immensa carità di Dio che era in lei, pei prodigi operati a pro della patria nell'estremo bisogno del 1624, per quelle cose insomma che ricordateci dai nostri storici la fanno appo noi tener cara e riverita...".

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Berardo nel Dizionario Biografico degli Italiani

Nel Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani è presente anche la voce dedicata a San Berardo a firma di: Zelina Zafarana. L'articolo si compone  di 6577 battute e rappresenta la più completa ed attendibile ricostruzione della vita di San Berardo per la pluralità delle fonti ed il rigore scientifico.
Il Dizionario Biografico degli Italiani, opera monumentale dell'Istituto Treccani  in continua evoluzione, raccoglie le biografie degli italiani dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente ai nostri giorni.  Si avvale del maggior numero di collaboratori di tutte le opere pubblicate dall'Istituto Treccani. Sono previsti 110 Volumi,  35.000 Biografie ed oltre 80.000 pagine di testo.

BERARDO, santo. - Nacque intorno al 1080, da Berardo dei conti dei Marsi e da Teodosia, nel castello di Colli, nella diocesi dei Marsi, non lontano dall'Aquila. Fonte principale, e quasi esclusiva, per la sua vita è la biografia scritta dal discepolo Giovanni, che fu canonico di S. Sabina a Valeria e poi vescovo di Segni, poco dopo la morte di B.: essa venne edita dall'Ughelli, da un codice della chiesa di Trasacco, e poi di nuovo negli Acta Sanctorum, in base anche a collazione con un frammento rinvenuto nella biblioteca Barberini (ora in Bibl. Apost. Vat., Vat. Barb. Lat. 1803).
B. ricevette l'educazione letteraria presso i canonici di S. Sabina a Valeria, cattedrale della diocesi dei Marsi, e in questa chiesa fu ordinato accolito dal vescovo Pandolfo; su richiesta del padre, Pandolfo lo mandò quindi a Montecassino, dove rimase sei anni e dove studiò sotto la guida del grammatico Paolo il Cieco che, secondo una notizia di Giovanni da Segni, ne avrebbe lasciato un elogio in un suo commento al Cantico dei Cantici andato perduto. Da Montecassino fu chiamato a Roma da papa Pasquale II, che lo ordinò suddiacono e lo costituì quindi "Campaniae provinciae comes", carica in cui B. ebbe modo di dimostrare prudenza ed energia nel reprimere delitti e ruberie e tener testa alle tirannidi locali: il suo biografo afferma di aver raccolto egli stesso in quella regione, ancora al tempo in cui scriveva, attestazioni dell'affetto che egli vi si era guadagnato. Fu tuttavia proprio nell'esercizio di questa carica che B. fu vittima di un attentato da parte di Pietro Colonna, il quale lo catturò e lo rinchiuse in una cisterna prosciugata, da cui riuscì a liberarlo il miles Giovanni da Petrella, suo consanguineo. Tornato a Roma, il pontefice creò B. cardinale diacono di S. Angelo in Pescaria e lo condusse con sé nel viaggio in Francia intrapreso alla fine del 1106: ci rimangono sue sottoscrizioni in vari diplomi rilasciati da Pasquale II nel corso del suo itinerario: una a Langres il 24 febbr. 1107, due a Valenza nel luglio, una il 10 settembre a Modena. La notizia del biografo, secondo cui B. sarebbe stato creato cardinale prete di S. Crisogono, ha dato adito a discussioni: posta in dubbio già dai Bollandisti e dichiarata erronea dal Klewitz - in base al fatto che nel settembre 1107 egli si firma ancora diacono di S. Angelo, e che nel 1111 il titolo di S. Crisogono appare occupato da un cardinale Gregorio -, la sua plausibilità è stata molto di recente riaffermata dal Ganzer, che sostiene la possibilità di una nomina al nuovo titolo per lo spazio fra il 1107 e il 1111. Ma un'ulteriore sottoscrizione di B. come 'Berardus de Pisciola' ad un documento di Pasquale II per Subiaco, in data 26 agosto 1109 (cod. Ottob. 3057, f. 139a), segnalato dal Kares, viene a restringere di molto questo spazio, e a confermare quindi, circa la notizia del biografo, il sospetto che si tratti di una confusione con Bernardo degli Uberti, cardinale del titolo di S. Crisogono dal 1099 al 1106. In ogni caso, che B., dopo la sua consacrazione a vescovo dei Marsi, che avvenne intorno al 1110, abbia lasciato ogni titolo cardinalizio appare dimostrato dal fatto che - come abbiamo visto - sia il titolo di S. Crisogono, sia quello di S. Angelo furono in seguito, lui vivente, occupati da altri. B. aveva, al momento della sua consacrazione a vescovo dei Marsi, trent'anni, e la sede dei Marsi era nelle mani dello scismatico Sigenolfo, installatovi dall'antipapa Clemente III.
L'attività episcopale di B. si appuntò particolarmente sulla lotta contro la simonia, il concubinato del clero e la dissolutezza dei laici in materia di matrimonio. Il suo rigore contro i potenti locali, che scomunicò più volte, gli valse forti opposizioni e ripetute espulsioni. Durante tali forzati esili si rifugiò a Roma, resse temporaneamente le chiese di Alatri e Veroli (qui il vescovo Lieto era stato da Pasquale II sospeso dalla sua dignità, in cui lo ristabilirà nel 1118 Gelasio II) e compì una legazione in Sardegna. Nell'ottobre 1113 sottoscrisse in Ferentino un documento di Pasquale II, che decideva su una contesa fra l'arcivescovo Landolfo di Benevento e il vescovo di Troia.
Da Pasquale II ottenne, il 25 febbr. 1114, la conferma dei confini, possessi e diritti della sua diocesi. Nel 1117 interveniva alla consacrazione della cattedrale di Palestrina, compiuta il 16 dicembre dal pontefice. Nel 1122 a Trasacco sottoscriveva una donazione del conte Crescenzio alla chiesa dei SS. Martiri Cesidio e Rufino. Intorno al 1122 fu incaricato da Callisto II di decidere una causa fra il vescovo di Penne, Grimaldo, e il monastero di S. Bartolomeo di Carpineto.
Nel settembre 1130 B., in visita presso la chiesa di S. Giovanni in Capite Aquae (nella regione di Celano), cadeva malato, e si faceva trasportare nella cattedrale di S. Sabina, dove morì il 3 novembre e dove fu sepolto.
La sua tomba fu subito oggetto di culto nella diocesi dei Marsi. Nel 1580, a causa dei trasferimento della sede episcopale dalla città di Valeria, in rovina e disabitata, a Pescina, avvenne la traslazione della salma di B. nella chiesa di S. Maria del Popolo di Pescina, in seguito dedicata al suo nome (1743). Il culto, che non fu inserito nel Martirologio Romano, fu confermato da Pio VII alla diocesi dei Marsi (1802, 20 maggio) ed esteso quindi alla diocesi di Palestrina.
Lo Eggs nel Supplementum novum purpurae doctae, Augustae Vindelicor. 1729, pp. 49 s., ricorda un suo Tractatus pro restauratione morum ecclesiasticorum, "qui Marsis extat manuscriptus": ma oltre a questa notizia - ripresa dal Mazzuchelli (Gli Scrittori d'Italia, I 1, 2, Brescia I 760, p. 913) - non si ha traccia alcuna dello scritto attribuitogli.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, coll. 892-902; P. A. Corsignani, Reggia Marsicana, Napoli 1738, I, pp. 682, 547; II, pp. 152-65, 544, 547 s.; Acta Sanctorum novembris, II, 2, Bruxelles 1894, pp. 125-135; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens, Leipzig u. Berlin 1913, pp. 282 ss.; O. Kares, Die Kardinäle des elften Jahrh.s (996-1143). Statistische-chronol. Studien, Füssen 1949 (datt.), p. 242; H.-W. Klewitz, Reformpapsttum und Kardinalkolleg, Darinstadt 1957, p. 133; E. Ferracci, II cardinale s. Berardo vescovo dei Marsi, alfiere dei diritti della Chiesa, in L'Osserv. romano, 25-26 sett. 1961, p. 6; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswärtigen Kardinalats im hohen Mittelalter, Tübingen 1963, pp. 67 ss., 192 s. e passim; Dict. d'Histoire et de Géographie Ecclés., VIII, coll. 320 s.; Bibliotheca Sanctorum, II, col. 1268.

La Vita di San Berardo






Questo testo si trova alle pp. 127-128, V° Volume, del "Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica" di Gaetano Maroni Romano, primo aiutante di camera di Sua Santità Gregorio XVI ed è stato stampato a Venezia dalla tipografia Emiliana nell'anno MDCCCXL








BERARDI (b) BERARDO, Cardinale. Berardo Berardi nacque nel 1080, e traeva origine dai conti Berardi in Colle, castello nel paese dei Marsi. Pandolfo suo vescovo, scorgendolo adorno di ogni virtù, lo associò alla sua chiesa. Il Berardi si rese celebre per ogni maniera di virtù: sorgeva il primo ai mattutini notturni, serbava esatto silenzio allorchè si dovea tacere, non usciva mai dalla canonica, quando nol permettesse il superiore; non fissava mai lo sguardo a volto di donna, nè con essa parlava, se non in presenza di testimoni oculati. Per le quali cose fu mandato al celebre monistero di Montecassino, ove passò sei anni nello studio delle lettere. Giunta al Pontefice la fama di sue virtù, lo ordinò suddiacono apostolico, e destinollo al governo della provincia di Campagna. Nel quale ufficio egli impieghò tutto se stesso a frenare gli audaci assassini e malviventi, a toglier di mezzo gli scandali, i furti, le rapine, gli omicidi, mostrando molta fermezza contro i piccoli tiranni, che allora regnavano. Il perchè ebbe a soffrire assai, specialmente da Pietro Colonna, il quale dopo averlo fatto condurre a Palestrina e caricare di percosse, lo calò in una cisterna, dalla quale fu estratto da un suo parente, detto Giovanni della Cetrella. Passato dappoi a Roma il Sommo Pontefice Pasquale II, a premio della sua virtù, fregiollo della porpora Cardinalizia, con la diaconia di sant'Angelo, dalle quale in appresso passò all'ordine dei Cardinali preti col titolo di san Grisogono e, nel 1110, dal medesimo Pasquale II, fu eletto vescovo della sua patria. Pervenuto alla sua chiesa, si diede, da forte e zelante, ad estirpare il vizio della simonia, l'abbominevole incontinenza del clero, ed a volere a tutt'uomo la riforma della diocesi. Nutriva egli la più tenera compassione verso i poveri, specialmente vergognosi, ai quali era prodigo di beneficenze, ricovrandoli nella propria casa e servendoli a loro con le proprie mani. Vide la consacrazione solenna della chiesa di s. Agapito di Palestrina, fatta dal sullodato Pontefice, nell'anno decimoquarto del suo Pontificato. Da ultimo dopo essere stato per ben otto volte cacciato dalla propria chiesa, di aver sofferto assai per la giustizia e per la religione, di esser stato a rischio di perder più volte la vita, morì della morte preziosa dei giusti lì 3 novembre del 1130, in età di cinquanta anni, nel giorno, che aveva preveduto per lume superno. Grande era il concetto, che aveasi di sua santità, poichè spirava dal sepolcro di lui soavissimo odore, e a sua intercessione si compiacque Iddio operare parecchi miracoli. Dalla chiesa di s. Savina, in cui riposava, fu trasferito in Piscina in un tempio a lui dedicato.
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Confraternita di S. Berardo (1857)


Questo documento del 1857 è di estrema importanza in quanto testimonia vicende storiche che, molto probabilmente, indussero la Confraternita di San Berardo a cambiare il proprio nome in Venerabile Compagnia del Glorioso San Berardo.
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