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L'accettazione dei confini orientali di Colli |
Quando ero ragazzo ho spesso ascoltato opinioni colme di livore verso gli abitanti di
Roccaccerro. Alla fine degli anni sessanta del secolo scorso, nell'osteria di mio padre, sentii spesso discorsi bellicosi sui nostri vicini orientali perché avevano installato all'ingresso di
Marsia una barra invalicabile che impediva di raggiungere con le auto i nostri territori che insistevano nella catena del monte
Fontecellese. Si intonavano, invece, odi ireniche ai collesi più inflessibili nelle trattative per delimitare i confini, dopo l'esito della causa che restituiva a Colli i diritti di fruire di nuovo dei cosiddetti
Usi Civici.
Questo documento inedito, datato 1746, che pubblichiamo (Archivio Vescovile di Avezzano), spiega in parte le ragioni di tanta acrimonia. E' la decisione con la quale "
Pena di scomunica" (lite tra
Collium e
Arce Cerri sui confini, promossa dai Massari del nostro paese), il vescovo dei Marsi del tempo
Domenico Antonio Brizi (1741-1760) impone che i confini orientali di
Colli siano delimitati dal
Colle Zippa (probabilmente la sommità attuale che si trova alla'altezza del Km 86,00 della Valeria), il prato della
Fonte della Canale,
Piscina e
Terre Roscie (sicuramente la località oggi denominata
Terrasassosa). Il giudizio precisa che l'Unità di
Colli ha pagato la
"Bonatenenza", un onere che i cittadini di Colli versavano ai Massari per sfruttare queste terre.
A conferma dell'importanza religiosa di Colli in quel tempo, l'atto è sottoscritto da
Domenico Antonio Colella Arciprete e da
Caetani De Carolis Arcipresbitero; per
Arce Cerri è apposta la firma di
Hieronimus Grossi, Curato.