di Paolo Emilio Capaldi
Durante il
ventennio fascista nasce il fenomeno del turismo di massa. Coloro che vivevano
nelle città hanno l’opportunità di poter respirare aria fresca e pulita sui
monti o sui laghi e altresì quelli che vivevano nelle località montane hanno
l’opportunità di passare una giornata al mare, per poter respirare l’aria
iodata delle coste.
Nascono le prime
esperienze di “colonie estive” ai monti come al mare, specialmente per i più
piccoli.
Dobbiamo
ricordare che purtroppo in quell’epoca imperava il brutto male della
tubercolosi e questo modo di agire fu un contributo alla prevenzione di questa
malattia, per spingere gli abitanti delle città a spezzare i ritmi delle loro
vite, dando loro delle opportunità nuove e sane.
Nasce in quel
periodo la C.I.T. (Compagnia Italiana Turismo) e sono date alle stampe numerose
guide turistiche ai luoghi montani e di villeggiatura.
Qui presentiamo
un testo raro: la guida “Itinerari
Turistici e Alpinistici da Roma”, della U.N.I.T.I. (Unione Nazionale
Industrie Turistiche Italiane), con sede a Roma, piazza del Popolo, 18.
Sono descritti
in 84 pagine, suddivise in XII capitoli, 140 itinerari montani raggiungibili
attraverso le varie direttrici ferroviarie da Roma.
Non poteva
mancare, lungo la direttrice Roma – Tivoli – Avezzano, alle pp. 32-33 della
piccola guida, Colli di Monte Bove con la salita alle prossime cime del monte
Fontecellese, 1626 m (it. 51), di monte Midia, 1738 m (it. 52) e di monte Bove,
1344 m (it. 53).
Colli si
conferma così quale meta prossima del turismo montano ad Est della capitale,
incastonata così com’è tra le cime dei monti Carseolani.
Una fortuna di
allora fu che il treno fermava obbligatoriamente alla stazione così da
permettere agli alpinisti di smontare al mattino e di rimontare alla sera per
il ritorno.
Quest’oggi non è
più come allora: pochi treni e quasi tutti in transito.
Si ringrazia la biblioteca della Sezione di Roma
del Club Alpino Italiano per la consultazione del documento.