COLLI

Il feudo di Ioannis de Colibus (1252)

Carsoli - S. Maria in Cellis (1940)










Paolo Emilio Capaldi
RICERCATORE E STORICO

Investigando tra le fonti e le testimonianze per redigere uno studio sui “Monti Carseolani”, ritrovai un contributo molto interessante circa le bolle emanate da, e a favore della chiesa di Santa Maria de Cellis (Carsoli) che, già nel XIII secolo, attestano la presenza di un possidente dell’odierna cittadina di Colli di Monte Bove, tal “Giovanni di Colli”, intestatario di un feudo.
La nascita di questo nuovo monastero si contrappose alla sede di un altro cenobio circonvicino, S. Angelo in Cellis, riscontrabile nell’attuale fondazione del castello di Sant’Angelo in Cellis, sorto sul poggio primitivo dell’odierna Carsoli.
Nell’anno 1000, il conte Rainaldo dei Marsi, figlio del fu Berardo III, donò il castello di Sant’Angelo al monastero di Santa Maria in Cellis, già di proprietà dell’abbazia di Montecassino. e nell’anno 1060, il conte Siginolfo, figlio di Berardo IV, creato vescovo dei Marsi dall’antipapa Clemente III, predecessore di Berardo a Santa Sabina, appartenente alla dinastia dei Conti dei Marsi e padre di Giovanni da Petrella che liberò Berardo dalla prigionia di S. Pietro Romano (Palestrina), abitò il castello di Celle, trasformandolo nella propria dimora.
Nel tempo, il monastero di S. Maria de Cellis si unirà a Montecassino, nel 1060, nel primo anno di elezione dell’abbate Desiderio, membro della famiglia comitale dei Marsi.
 .ti le pergamene riguardanti S. Maria in Cellis, in tutto ventinove, distribuite in quattro fascicoli e, un quinto, contenente documenti cartacei.
Ora, nel fascicolo III, al n. 14, si trova la copia di una pergamena emendata in data 4 febbraio 1252, nel testo dell’Iguanez apposta col numero cinque delle ventinove relazionate. Il testo ivi riassunto recita:

« Copia di un istrumento in cui D.[om.] Enrico, preposito, e fr. Rainardo di Montenero, fr. Giovanni di Auricula, fr. Geraldo, fr. Biagio delle Celle, fr. Nicola di Poggio, fr. Bartolomeo di Alto S. Maria e fr. Tommaso di Pireto concedono in enfiteusi a Matteo “de Petrilonis”, fino alla terza generazione, un feudo sotto il nome di “Iohannis de Colibus” consistente in diverse case e terre “in Castro Cellarum et pertinentiis suis” ».

Dal sommario si evince che i monaci di S. Maria de Cellis dettero in enfiteusi a Matteo de Petrilonis un feudo che, prima di questa data, aveva il nome di Giovanni di Colli, esteso fin nei pressi del castello di Celle (Carsoli – AQ)

 Lo studio completo scaricabile da questo collegamento ipertestuale
 

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