COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Vecchio e nuovo tracciato della Valeria

Il confronto tra i tracciati della Valeria negli appunti
del Dr. Giuseppe Mantica
Un interessante bozzetto redatto dal Dr. Giuseppe Mantica che mette a confronto il vecchio ed il nuovo tracciato della via Valeria nel tratto che va dal Km. 83+700 (altezza del "Colle delle Parata/Posaturo") al Km. 86+800 (vicinanze del "Valico di Monte Bove"), con l'aggiunta di alcune note manoscritte sulle opere di sostruzione, frutto evidente di ricognizioni effettuate in loco, ci consentono di avere una visione più completa delle due arterie.
La prima informazione che si ricava dallo studio attento di questo prezioso documento, è che il nuovo itinerario della Valeria (costruito nel 1880 circa), si sforza di seguire una linea meno tortuosa rispetto al vecchio percorso. I due tracciati, nel tratto considerato, praticamente coincidono al Km. 85+700 e raggiungono il punto di maggiore divaricazione (150 m.) poco prima del Valico di Monte Bove. E' segnalato, più imponente, rispetto a come si può osservare oggi, il muro di contenimento in massi poligonali squadrati ("m. 20 circa di muro di sostenimento in pietre levigate") collocato sulla parete nord del monte Guardia d'Orlando all'altezza del Km. 86 (anticamente Colle Zippa).
Dopo il Km. 85 è fatto rilevare che la vecchia Valeria, è completamente scavata nella roccia ma che, purtroppo, il piano viabile è stato parzialmente distrutto per allocarvi il nuovo tracciato.

Il miliario della Valeria di Colli rubato è a Sorbo

Piazza Miliaria a Sorbo (AQ.)
Paolo Emilio Capaldi
Ricercatore e Storico

Ricercando fonti e testimonianze per la scrittura dell’articolo sulla rivista “Aequa”, dal titolo « Evo antico – Il carseolano e la genesi del toponimo di monte Romano » (1), tratterò delle vicende storiche e dell’antropizzazione del territorio, in special modo della via consolare “Valeria”.
Ritrovai in questo stesso blog l’importante testo del Promis che così recitava: « Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del milliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo posto presso la Scurgola, né deve far meraviglia il trasporto di questo milliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poiché tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada, o calpestata di Tra[e]monte[i] più breve e meno malagevole che non sia la Valeria » (2).
Il Promis proseguì con la dicitura dell’iscrizione che allora, ancora si poteva leggere sul miliario: « XLVIII // IMP NERVA // CAESAR AVGVSTVS // PONTIFEX MAXIMVS // TRIBVNICIA POTESTATE // COS. IIII // PATER PATRIAE // FACIENDAM CVRAVIT » (3).
In un caldo luglio di quest’estate, con l’aiuto di Maurizio, ci recammo a Sorbo (AQ) e potemmo facilmente ritrovare il cippo asportato e oggi conservato in “piazza Miliaria”, così come descritto dal Gattinara: « Innanzi la chiesa è eretta una colonna miliaria […], ma senza scritta » (4).
Ebbene, quando fu asportato il cippo dal sito della Valeria, che s’innalzava prima di due km e poco più, da Colli di Monte Bove?
Ci soccorre un probabile indizio riguardo gli avvenimenti accaduti intorno al 1806, poco prima dell’invasione francese; a ricordarli è il Zazza che così scrive: « La nostra Valeria per la montagna di Colli e sotto Colli sino a Tagliacozzo, fu fatta segno di orribili devastazioni da soldati, zappatori, minatori, per ordine del governo per timore delle invasioni francesi, sul declinare del passato secolo, e così perirono i colossali muraglioni, e qualche pezzo che sfuggì alla barbarie, trae a sé le meraviglie di tutti, anzi i vecchi mi riferivano che da Colli per scendere in Carsoli la strada si manteneva nella primiera magnificenza perché fiancheggiata da grossi muri in gran salciato, e che i macigni di detti muri furono rotolati per quelle balze che i principi Colonna si portavano in Avezzano con loro veicolo, lo attestavano il detto Giuseppe Cerri, come ancora la devastazione della strada avvenuta a’ suoi tempi, e lo stesso attestava il chiarissimo Teodosio De Vecchis di Oricola teste oculare » (5).
Ora, il Promis scrive nel 1836 e questi, e altri reperti, furono sistemati nella piazza di Sorbo, solamente dieci anni prima, nel 1826 (6).
Rimane il fatto che, con la costruzione della nuova Strada Statale 5 (Via Valeria), sia stata cancellata la memoria del passaggio della consolare romana per l’abitato di Colli di Monte Bove.
Inoltre, nel “Catalogus Baronum”, regesto Normanno di tutti i possedimenti del Regno, sotto Ruggero II, stilato definitivamente da re Guglielmo II il Bono nel 1187 (7), il feudo è così citato: « Pandolphus de Calle et Berardus de Calle tenent a Domino Rege in Marsi Collem Zippam, quod est feudum III. militum. et augmentum sunt IV. Una inter feudum, et augmentum obtulit milites VIII. et servientes XVI » (8).
Il toponimo “Zippam”, quindi “Zippa”, può avere due significati:
a) – Zippil. Sostantivo maschile derivante dal longobardo che significa « estremità a punta » (9).
Anche altrove appare sotto forma di termine derivato come “zippa”: « Dal longobardo, zippa, oggetto appuntito » (10).
In questo caso il toponimo di Colli di Monte Bove acquisirebbe il proprio nome per la conformazione del luogo orografico in cui sorge: le rocce del monte Guardia d’Orlando e del monte Bove s’innalzano sopra il paese e sono inequivocabilmente visibili da lontano; come punte aguzze s’innalzano verso il cielo, apparendo così come un sicuro riferimento geografico e d’orientamento.
b) – Cippus. Nello stesso dizionario sopracitato, alla voce “zeppa” è anche scritto: « Invece, la presenza di tepe, teapa ‘palo, pungolo, spiedo, punta, resta’ in rumeno ha fatto pensare al Pisani ad una comune origine con zeppa, “forse antico termine di origine mediterraneo-balcanico”, dopo aver espresso l’opinione che si tratti del centro-meridionale zeppo “stecco”, diminutivo del latino cippus » (11).
Non possiamo scartare questa seconda ipotesi vista la presenza del passaggio dell’importante asse viario della “Valeria”.
Assurda, non sarebbe la proposta di poter valorizzare nuovamente un dato storico così importante per questa frazione carsolana.
Infatti, c’era una proposta, caldeggiata da alcuni eruditi cittadini di Colli, di sostituire il toponimo del bel corso che attraversa il paese, appellandolo da “Via Trento” in “Via Valeria” (aggiungerei “vecchia”).
Inoltre, non sarebbe sbagliato porre nei pressi della cosiddetta porta Catena o dell’antico fontanile a muro dei Colonna, la copia di un miliario scavato in pietra locale (calcare), a ricordo della presenza di questa importante direttrice che contribuì ad arricchire il paese.
Con questo contributo abbiamo bussato ad una porta; speriamo che per l’amore della propria terra e nella coscienza delle persone, si apra un portone.
Colli - "Terra Sassosa"  Resti della Valeria, Massi Poligonali (foto: A. Proietti)

1 – L’articolo sarà pubblicato prossimamente, nel numero 62 di “Aequa”.
2 – Cfr. Promis C., Le antichità di Alba Fucense negli Equi, Roma, 1836, p. 59.
3 – Promis C., Idem, p. 59.
4 – Gattinara G., Storia di Tagliacozzo: dalle origini ai giorni nostri, con brevi cenni sulla regione marsicana, Città di Castello, Tipografia dello Stabilimento S. Lapi, 1894. Rist. anast. Tagliacozzo, Libreria Vincenzo Grossi, 1999, p. 86.
5 – Zazza A., Notizie di Carsoli, dal ms. C/86/1924 dell’Archivio della Diocesi dei Marsi, [s. d.], [1881], a cura di Sciò M. – Amici F. – Alessandri G., Pietrasecca di Carsoli, Associazione Culturale Lumen, 1998, p. 12, [4r-4v].
6 – Questa notizia l’ho potuta ricavare dalla targa che illustra un cippo funerario posto al lato della chiesa di Sorbo.
7 – Cfr. Brogi T., La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, Roma, Tipografia Salesiana, 1900, p. 178.
8 – Catalogus baronum, in Del Re G., Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi e inediti. Storia della Monarchia. I Normanni, Napoli, dalla Stamperia dell’Iride, 1845, vol. I, p. 606.
Il Febonio nella sua opera sulla Storia dei Marsi riporta anch’egli, per il paese di Colli, lo stesso toponimo del Catalogus Baronum: « […] è indicato col nome di Colle Zippa, con mura fortificate e una torre a difesa del valico ».
Phoebonio M., Historiae Marsorum, Neapoli, apud Michaelem Monachum, ciɔiɔclxxviij [1678], libri tres. Rist. anast. Storia dei Marsi, Roma, Di Cristofaro Editore, 1991, vol. III, p. 219.
9 – Aa.Vv., Dizionario etimologico, Santarcangelo di Romagna, RusconiLibri, 2003, p. 1080.
10 – Nocentini A., L’etimologico vocabolario della lingua italiana, Milano, Le Monnier, 2010, p. 1346.
11Cortellazzo M. Zolli P., L’etimologico minore. Deli, dizionario etimologico della lingua italiana, Città di Castello, Zanichelli, 2011, p. 1435.

La Valeria tra la "Fontevecchia" e la "Petrella"

La Valeria tra "S. Lucia" e la "Fontevecchia"
Il passo (1) del volume "Le antichità di Alba Fucense nel territorio degli Equi", dell'architetto Carlo Promis che descrive il percorso della via Valeria nel tratto che ha inizio dalla località della "Mola" ed arriva alla "Petrella", mi ha sempre suscitato numerosi interrogativi perché i due paragrafi che elencano i manufatti presenti lungo il percorso sono contradditori tra loro e la sequenzialità dell'epoca (1836) non corrisponde a quella attuale.
Il Promis sostiene che dopo circa tre miglia da Carsoli (Il Miglio non è un'unità di misura euristica: la sua lunghezza varia a secondo delle epoche e dei paesi. Dopo attenta riflessione, abbiamo optato per l'ipotesi che l'architetto adottasse come strumento di misura il Miglio Italiano, equivalente a circa 1851 m.), si trovava la colonna del milario XLVIII, poi misteriosamente rinvenuta nella località di Sorbo, vicino Tagliacozzo, che identificava l'Imperatore Nerva come il promotore della sistemazione della via Valeria. Pertanto questo cippo doveva trovarsi un pò oltre la località attuale della "Mola". La descrizione continua così: "...Mezzo miglio dopo questo villaggio la Valeria è sostrutta a dritta da un lungo muro poligonio composto principalmente di massi a base trapezia, e pochi passi dopo è a sinistra una fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani...".
Massi trapezoidali nelle vicinanze della "Fontevecchia"
Osservando la disposizione attuale del territorio, in questa descrizione vi sono almeno due incongruenze: 1) Il muro di cui parla il Promis dovrebbe iniziare dall'abitazione di Anastasi Berardo e in effetti si riscontrano, nel versante occidentale della Valeria, dei massi rettangolari (che potrebbero costituire il muro poligonio di cui parla l'architetto) ma non vi è traccia di massi a base trapezia che invece troviamo poco prima della "Fontevecchia" (vds. figura a destra), con il muro poligonio, perfettamente conservato, anche se ora parzialmente impedito alla vista da una folta vegetazione, che si trova nel terreno di proprietà di Roccasini Marcello, poco prima della "ara della Trebbia". 2) Non vi è traccia, nella località descritta dal Promis, in prossimità di "Fossateglio" di "fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani", che invece troviamo alla "Fontevecchia" e proprio con vasca a forma di sarcofago (Foto sotto).
La "Fontevecchia"
Tutte queste considerazioni ci inducono a pensare che il famoso architetto abbia commesso un errore nel descrivere la Valeria e abbia collocato dopo l'abitato di Colli ciò che invece aveva notato prima di fare l'ingresso nel nostro paese.
Per onestà intellettuale mi corre l'obbligo di riportare una fonte orale (il compianto Antonino di Giò Battista, più noto in paese con l'antroponimo, Toto, appassionato di storia locale) che asseriva di ricordare l'esistenza di questa fontana in prossimità di "Fossateglio", all'incrocio tra la strada rurale per "Le Pezze" e l'antica Valeria ma, la descriveva come molto piccola, piuttosto spartana e priva di decorazioni, formata da un grande masso di pietra, concavo all'interno.
Massi squadrati alla Fontevecchia



(1) C. Promis, "Le antichità di Alba Fucense negli Equi, misurate e illustrate dall'architetto Carlo Promis", p. 59-60, Roma 1836.


Il tracciato della Valeria nel Settecento

La carta dell'abate De Revillas - Diocesis Marsorum
Jean-Baptiste Bourguignon d'Anville







Queste due carte geografiche della Diocesi dei Marsi, probabilmente coeve, risalenti alla prima metà del XVIII secolo, mostrano con un'accurata dovizia di particolari il vecchio tracciato della via Valeria a Colli di Monte Bove (qui identificato come Colle) prima dell'intervento coattivo della famiglia Panegrossi che ne fece deviare l'antico percorso proprio nel nostro paese per consentire l'attraversamento del rione Castello.
La prima carta del 1735, opera dell'abate de Revillas, fu redatta su commissione di Giuseppe Baronio, vescovo dei Marsi.
 La rappresentazione grafica della Marsica di Jean-Baptiste Bourguignon d'Anville, non datata, è inserita in un contesto geografico più ampio ed ha per titolo: "Italie centrale entre Civita-Vecchia Terracine Ponte-Corvo Celano" ma è altrettanto chiaro il percorso della Valeria a Colli.

La Valeria a Colli come la vide C. Promis (1836)

La Valeria all'ingresso di Alba
Alba con in primo piano le prigioni dei Re Traci
L'Architetto Carlo Promis nel volume "Le antichità di Alba Fucense negli Equi", Roma, 1836 a Pag. 59, ci fornisce questa descrizione della Valeria tra Carsoli e Colli di Monte Bove:
"... Dopo Carsoli continuano le tracce della Valeria, e si costeggia la sponda a sinistra del fosso Maro, sin sotto Colli villaggio in cima alla montagna di Colli distante da Carsoli 4 miglia e mezzo. Ad una distanza di tre miglia da Carsoli, per conseguenza circa un miglio e mezzo prima del prossimo villaggio di Colli appartiene la colonna del miliario 48 trasportata non si sa quando al villaggio di Sorbo, presso la Scurgola, nè deve far meraviglia il trasporto di questo miliario riguardo alla distanza che intercede fra Colli e Sorbo, poichè tal traslocazione deve aver avuto luogo per mezzo della strada o calpestata di Tramonte più breve e meno malagevole che non sia la Valeria.
Una ricostruzione immaginaria della Valeria
nel tratto tra Carsoli e Colli ("La Mola")
L'iscrizione è la seguente:
XLVIII.
IMP. NERVA.
CAESAR. AVGVSTVS.
PONTIFEX. MAXIMVS.
TRIBVNICIA. POTESTATE.
COS. IIII.
PATER. PATRIAE.
FACIENDAM. CVRAVIT.
Mezzo miglio dopo questo villaggio è sostrutta a dritta da un lungo muro poligonio composto principalmente di massi a base trapezia, e pochi passi dopo è a sinistra una fontana la cui vasca è un sarcofago ornato di festoni e bucrani. La strada è ingombra dei sassi del pavimento, e dopo mezzo miglio è a sinistra atterrata una colonna miliaria, della quale non si può leggere l'iscrizione per trovarsi contro terra...".

Colli e la Valeria descritti da H. Swinburne (1779)


Quest'estate, nel breve periodo di ferie estive, abbiamo avuto la possibilità di consultare il volume "Voyage de Henri Swinburne dans les deux Siciles en 1777,  1778, 1779, et 1780" della Bibliothèque Royal di Parigi. Nel tomo quarto sono presenti una descrizione della Via Valeria tra Carsoli e Tagliacozzo che, in pratica, consente di definirne il tracciato di allora e, un'altrettante illuminante ritratto di Colli di Monte Bove. Dal medesimo testo si apprende che Avezzano era popolata da 2770 abitanti nel 1779.
Nell'alta Aristocrazia e nelle classi agiate europee del XVIII e XIX secolo, era molto di moda effettuare il cosiddetto "Grand Tour" dell'Italia. Di questi viaggi ci sono pervenuti molti racconti memorialistici, quasi tutti di estremo pregio letterario: insuperato capolavoro del genere resta il "Voyage en Italie" di Stendhal.
"Il 6 Marzo 1779, feci con sir Thomas Gasgoing, una piccola gita nel regno di Napoli.
Partimmo da Roma a cavallo, verso le cinque del mattino e andammo a dormire a Carsoli, piccola città mal costruita sulla china di una montagna molto ripida e all'ingresso di una gola. E' dentro i confini del regno di Napoli, perchè, esattamente più giù, nel piano, una locanda chimata il Cavaliere forma il punto di separazione tra i due stati. Questa città conserva il nome della vecchia Carsoli, benchè le rovine di quest'ultima siano distanti un miglio. Cominciammo ad accorgerci, in questo luogo, che la temperatura dell'aria di Roma ci aveva ingannati: il vento era straordinariamente freddo. Carsoli fa parte delle immense proprietà del conestabile Colonna: possiede nei dintorni trentasette signorie.
L'indomani mattina entramo nella gola stretta di Colli, e attraversammo una montagna che forma da questo lato una barriera naturale al regno di Napoli. Un esercito avrebbe molte difficoltà a forzare questo passaggio anche incontrandovi poca resistenza. La gola è ombreggiata da alberi di quercia e una foresta di faggi occupa la parte superiore di questa montagna.
Le tecniche di costruzione delle strade Romane
  LA DESCRIZIONE DI COLLI E DELLA VIA VALERIA
La salita che è di sei miglia, da Carsoli sino al Valico, è molto pietrosa, difficile ed anche pericolosa. Le rocce sono di una breccia calcarea ed estremamente scivolose. Mandrie di bovini che incontrammo resero il nostro percorso ancora più disagevole.
Arrivati a Rocca di cerro, misera frazione che è alla sommità di questa gola, intravedemmo una parte dell'Abruzzo che ci apparì molto montagnoso; vedevo montagne piene di boschi e disseminate di villaggi, una pianura molto estesa, una parte di un grande lago; il tutto circondato da un enorme cerchio di montagne. La cima del Velino coperto di neve, s'innalza in alto al di sopra delle altre, e si vede anche Roma che dista 70 miglia.
La Valeria all'uscita di Tagliacozzo
(AMI ATKINSON, Acquarello - 1908)
La discesa è molto veloce partendo da Rocca di Cerro; ma non avemmo molte difficoltà a riconoscere che le pianure dove stavamo entrando erano poste molto più in alto di quelle di Carsoli, e infinitamente di più di quelle della Campagna di Roma. Il grosso borgo di Taglia Cozzo fu il primo luogo che incontrammo scendendo. Il suo castello in rovine è collocato su un costone di roccia scosceso; le case della città alta sono costruite sul pendio: la strada che forma è la più ripida che abbia mai incontrato, anche nei posti più selvaggi della Savoia. La città bassa è più spaziosa e sembra essere meglio abitata."

Le Origini di Colli di Monte Bove

Fin dall'antichità la via Valeria, via consolare che univa l'attuale Abruzzo a Roma, solcava a mezza altezza, le pendici del colle appoggiato al monte Bove sulle quali oggi si adagia o s'inerpica Colli di Monte Bove.
Il monte fa parte dei carseolani e la montagna prospiciente, ubicata a sud, appartiene all’estremità settentrionale dei Simbruini.
La vallata, situata nel mezzo, è una sorta di porta che da Ovest, immette nella regione Abruzzese e quindi nel versante adriatico.
Per “aprire” questo ingresso, i Romani vi fecero passare il tracciato della Via Valeria e per “chiuderlo”, un Berardo o Bernardo, discendente di Carlo Magno, nel X secolo, vi costruì un castello, alla sommità del “Colle”.
Il castello sulla vetta ed il tracciato stradale alla base generarono il paese. Colli, visto dalla montagna di fronte, ha la forma di un triangolo con la base molto allargata.
Secondo le annotazioni riportate nella “Vita di San Berardo”, di don Paolo Panegrossi, nei primi secoli il paese era rappresentato esclusivamente dal borgo, un gruppo di casupole circondate da mura ed ammucchiate a ridosso del castello.
Il borgo arrivava sino alla “Piazzetta” dove sorge la chiesetta dei Panegrossi. Le mura da questo punto volgevano verso “Le Pezze”, seguendo all’incirca il percorso della Via Tiburtina. Arrivate a una località chiamate “Le Caselle” (probabilmente così chiamate perché vi erano esistiti dei cancelli) risalivano a Nord verso “Ritifossi” per completare il giro che cingeva il piccolo territorio attorno al castello.
La chiesa all’interno della rocca ospitava una copia del miracoloso e pregiato simulacro in legno della Madonna dei Bisognosi che esiste tuttora ed è custodita presso il museo della Preistoria a Celano (AQ.)
San Berardo nacque da un Berardo XIV, nell’XI secolo, conte dei Marsi e discendente del fondatore del castello e da Teodosia, gentildonna di origine bizantina.
Avviato a gli studi presso i monaci regolari dell’Abbazia di Santa Sabina in riva al Fucino (oggi San Benedetto dei Marsi), vi divenne abate e fu vescovo dei Marsi e Cardinale.
Si distinse sotto Papa Pasquale II nella lotta contro gli eretici ed i nemici della chiesa.
Giovanni da Segni, detto più spesso il Signino, suo successore alla guida dell’Abbazia e della diocesi, nochè suo biografo, ed oltre a questi il Febonio, storico marsicano del secolo XVI, attestano che San Berardo era nato a Colli e contestano le pretese esclusivamente deduttive e senza riscontri del Corsignani, storico celanese, secondo cui il santo non poteva che essere nato a Celano.
Nel secolo XIII con l’età dei comuni ed il rifiorire dei traffici e dei commerci, riacquistò vita ed importanza la “strada romana” ed attorno ad essa incominciarono a sorgere costruzioni. I nuovo agglomerati, espandendosi, si fusero in alto con il vecchio borgo ed il paese assunse all’incirca l’estensione e la configurazione attuale.
Nel baricentro del triangolo sorse nel corso del XII secolo la nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Nicola di Bari.
La via consolare ed il castello furono le cellule germinali. La gestazione durò dal X al XIII secolo. Il fiorire di un campanile fu l’atto di nascita del paese.
Giacomo Lauri
 

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