COLLI

Colli di Monte Bove (AQ.), il Secolo Scorso

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Geologia della Galleria e del Territorio di Colli

Un pò più di un mese prima del catastrofico terremoto dell'Aquila del 6 Aprile 2009 (preannunciamo la pubblicazione sul Blog, per il primo anniversario del sisma, di documenti fotografici di una eccezionale rarità in quanto sono alcune delle pochissime foto scattate, a poche ore dall'evento, nella cosiddetta "Zona Rossa" il cui accesso, da lì a poco, sarebbe stato vietato a tutti i reporters e riservato ai soli soccorritori. Saranno attivi anche due collegamenti ipertestuali ai lavori svolti dalla D.ssa Paola Montone dell' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul dopo terremoto) la terra tremò tra Tagliacozzo e la località "Piccola Svizzera" con una scossa di 3,5 di magnitudo della scala Richter. Anche questo evento sismico non fu avvertito a Colli, rafforzando la convinzione popolare che le cavità del Monte Bove, la sua tettonica, la stratigrafia  geologica in qualche modo coagirebbero per attutire la violenza delle scosse e preserverebbero il nostra paese da distruzioni apocalittiche.
Abbiamo, quindi, ritenuto interessante pubblicare gli studi dei Prof. Maurizio Parotto e Maurizio Sirna realizzato nel 1993 sulla galleria di Colli di Monte Bove, di Paola Montone, Dirigente di Ricerca all'INGV e del Dr. Francesco Salvini sulla Geologia strutturale dei rilievi tra Colli di Monte Bove e Tagliacozzo.
Si avvertono i lettori che i due testi sono estremamente tecnici, ma molto interessanti.











I MOVIMENTI FRANOSI DEL MONTE FONTECELLESE
Tesi di Laurea del Dr. Gino Aniballi
gino.aniballi@libero.it


Per completare l'analisi geologica del territorio di Colli di Monte Bove pubblichiamo la tesi di laurea del Dr. Gino Aniballi, nato nel nostro paese, ed incentrata sui movimenti franosi del Monte Fontecellese.
A conclusione del suo eccellente lavoro (la cui integrale consultazione è possibile seguendo questo link), Gino scrive: "... Le suddette considerazioni, in aggiunta ai fattori morfogenetici agenti sul versante, hanno permesso di definire "quiescenti" le zone di accumulo delle frane analizzate ed "attive" le rispettive aree di distacco...".
 

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